di Anna Messia
Prendono il via i lavori per la cessione di una seconda tranche delle Poste Italiane , che il governo intende completare entro l’anno. Lo schema di decreto della presidenza del Consiglio dei ministri, che definisce i criteri e le modalità di vendita, è stato depositato ieri alla commissione Lavori Pubblici e Comunicazioni del Senato per riceverne il parere necessario.
Dopo la cessione del 35,3% del capitale dello scorso ottobre, che ha consentito al ministero dell’Economia di incassare 3.058 milioni, questa volta si replica con il collocamento di un altro 29,7% del capitale, unico pacchetto di azioni del gruppo rimasto in mano a Via XX Settembre.
Il mese scorso, infatti, il ministero dell’Economia, che dopo l’ipo di ottobre era rimasto azionista di Poste con il 64,7%, ha conferito un altro 35% a Cassa Depositi e Prestiti, tramite un’operazione di aumento di capitale riservato di Cdp, per un valore 2,93 miliardi. Iniezione che ha consentito di rafforzare il patrimonio di Cdp, impegnata nel sostegno all’economia italiana, con operazioni già programmante dell’ordine di 3 miliardi di euro, mentre per quanto riguarda la governance della quota di Poste conferita, che confluirà nella gestione separata di Cdp, è già stato chiarito che l’attività di indirizzo e di gestione continuerà a essere esercitata dal ministero dell’Economia.
Il nuovo decreto della presidenza del Consiglio dei ministri non prevede significative novità rispetto all’operazione già realizzata lo scorso ottobre. Anche questa volta è prevista la vendita mediante un’offerta rivolta al pubblico dei risparmiatori in Italia, inclusi i dipendenti del gruppo Poste e investitori istituzionali esteri e nazionali. Il comma 3 del decreto prevede, più in particolare, la possibilità di attivare forme di incentivazione per la partecipazione all’offerta all’offerta da parte di risparmiatori e dipendenti del gruppo, come quote di offerta riservate, ma anche agevolazioni di prezzo, come le bonus share utilizzate nell’operazione di ottobre.
Allora era stata prevista l’assegnazione di una azione gratis ogni 20 mantenute per almeno un anno, in pratica con un rendimento del 5% che sarà riconosciuto ad autunno. Nella prima operazione a prevalere erano stati però gli investitori istituzionali, che avevano sottoscritto il 72,7% dell’offerta, mentre al retail è andato il 27,3%.
Nel decreto, sempre con l’obiettivo di incentivare l’adesione all’offerta da parte du clienti e dipendenti, sono poi state previste «agevolazioni nelle modalità di finanziamento per l’acquisto di azioni della società», si legge nel documento, ma appare improbabile che questa leva sarà effettivamente utilizzata dalle Poste, visto che non era stata usata neppure nella prima edizione.
Resta però il nodo del valore di borsa del titolo. La volatilità dei mercati dei giorni scorsi, provocata dal voto britannico favorevole all’uscita dall’Unione Europea, ha portato le azioni di Poste Italiane a valori di circa 5,9 euro, decisamente meno dei 6,75 euro della ipo.
Sul fronte borsistico, infine, va segnalato che ieri a Piazza Affari il titolo Poste Italiane ha terminato le contrattazioni in rialzo del 2,7% a 5,96 euro. (riproduzione riservata)
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