Family planning e successioni, protezione dai rischi e diversificazione, consulenza fiscale, corporate e immobiliare. Il settore del private banking sta cambiando pelle affrontando una serie di mutazioni rilevanti, come conseguenza di un mix di fattori soprattutto legati a tecnologia e regolamentazioni. «Dalla tradizionale consulenza sul portafoglio di investimenti», osserva Sandro Daga, responsabile Private banking di Deutsche Bank, «si sta passando alla consulenza a 360 gradi sull’intero patrimonio familiare, che include per esempio tutte le tematiche riguardanti il passaggio generazionale nella guida dell’azienda familiare e la pianificazione successoria».

I modelli di servizio prevedono team di esperti specializzati per ogni specifica materia per rispondere alle richieste di ogni tipo di cliente.

Come sta facendo Banca Generali, con il lancio di nuove soluzioni ad hoc per la clientela di fascia elevata, caratterizzate da flessibilità e versatilità. «La scalabilità dei servizi», spiega Gian Maria Mossa, direttore generale di Banca Generali, «può disegnare contorni sempre più esclusivi sopra determinate soglie.

La personalizzazione resta però il tratto comune a tutti i livelli, senza preclusioni». La ricchezza reale infatti, sebbene sia la componente più rilevante di un patrimonio, non sempre viene gestita in modo consapevole.

Ecco perché, accanto alle architetture aperte i player puntano alla diversificazione dei servizi. «L’esigenza di una piattaforma prodotti e servizi quanto più aperta, «sostiene Fabrizio Greco, direttore generale del Gruppo Ersel, «deriva dal bisogno del Private banker di dialogare con il cliente offrendo un maggior ventaglio di soluzioni su tematiche più ampie».

E si ritorna al tema della formazione. «In un mondo in cui c’è evidente convergenza dei modelli di business», spiega Paolo Martini, co-direttore generale di Azimut Holding, «la sfida per i professionisti del private banking è non diventare fungibili agli occhi dei clienti. L’unico modo è accrescere le proprie competenze, prendendo consapevolezza di dover investire tempo, risorse ed energie nella formazione specialistica».
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