di Annamaria Andriotis – traduzione di Giorgia Crespi
La percentuale di americani con affidabilità creditizia subprime è crollata ai minimi dell’ultimo decennio e ciò potrebbe imprimere una spinta al credito bancario e all’economia in generale. Il livello di statunitensi con una valutazione «subprime» è sceso al 20,7% ad aprile. Durante la crisi finanziaria la classificazione dei mutuatari subprime si era impennata al 25,5% (dato 2010). Il miglioramento potrebbe dare sollievo alle banche, che hanno irrigidito gli standard di credito in seguito alla crisi. Un aumento dei mutuatari meritevoli potrebbe consentire loro un’espansione del prestito senza abbassare i requisiti. «Ciò avrà un impatto positivo sul volume dei prestiti, oltre che sulle entrate», spiega Morgan Whitacre, consumer client underwriting executive a Bank of America. Le carte di credito e il prestito auto sarebbero i primi segmenti a trarne vantaggio.
A sua volta ciò sarebbe di sostegno alla spesa dei consumatori e all’economia Usa. Con un accesso al credito ampliato, la spesa dei consumatori nel breve termine dovrebbe lievitare perché i mutuatari potrebbero utilizzare i prestiti per fare acquisti che altrimenti non avrebbero potuto permettersi, ricorda Rob Martin di Barclays. «Libera la gente dalla costrizione di spendere solo il denaro a portata di mano», sintetizza. Per alcuni versi il miglioramento è naturale, vista la fine della crisi immobiliare e finanziaria. Dopo un certo numero di anni i pignoramenti o gli insoluti escono dai resoconti creditizi dei consumatori, contribuendo al miglioramento dell’affidabilità ed espandendo l’accesso al finanziamento. Questo è particolarmente vero per i subprime, la cui affidabilità creditizia è compresa in un range tra 300 e 599 su una scala il cui massimo è 850. In gioco ci sono altri fattori: l’economia si è ripresa dopo la crisi finanziaria e il tasso di disoccupazione (4,7%) è inferiore alla metà del picco di fine 2009.
La dinamica salariale al 2% non è al livello sperato dalla Fed ma conferisce comunque ai consumatori una maggiore potenza di fuoco. Anche i tassi sottozero hanno avuto un ruolo importante, riducendo l’onere del debito per milioni di americani. Alla fine dello scorso anno i pagamenti mensili a titolo del servizio del debito rappresentavano il 10,07% del reddito disponibile delle famiglie, in flessione rispetto al picco del 13,21% di fine 2007. «La gente si sta sempre più buttando la morosità alle spalle», riassume Ethan Dornhelm, senior director di Fico. Inoltre la gestione del debito è più responsabile, abbassando l’incidenza di default e recupero crediti. Nell’anno chiuso ad aprile l’11,8% dei mutuatari erano 90 giorni o più in arretrato su almeno un’obbligazione debitoria, un progresso dal 13,3% dei 12 mesi precedenti. Comunque i consumatori stanno già ricominciando a contrarre prestiti. Stando a Experian, per la prima volta quest’anno la consistenza dei prestiti auto ha superato i mille miliardi di dollari.
E il debito da carta di credito si avvicina ai mille miliardimentre il prestito studentesco continua a gonfiarsi. James Dimon, ceo di Jp Morgan, ha definito «un po’ tirato» il mercato del prestito auto. Allo stesso modo Synchrony Financial, maggiore emittente di carte in co-branding con retailer degli Stati Uniti per volume di acquisto e saldi, recentemente ha rivisto al rialzo la stima sulle perdite di realizzo del credito per i prossimi 12 mesi. Maggio è stato il quinto mese consecutivo di aumento dei default per le carte di credito a spendibilità generalizzata. Tuttavia i livelli di inadempimento del credito al consumo rimangono ai minimi storici. E i bilanci delle famiglie hanno affrontato anni di risanamento post-crisi. Alla fine del primo trimestre il debito dei nuclei statunitensi equivaleva al 102% del reddito disponibile, in netto ribasso dal 130% rilevato a fine 2007.
Fonte: