di Luca Gualtieri
Gli analisti non se l’aspettavano, ma ieri Consob ha lanciato un altolà ai pattisti di Anima : devono vendere la quota eccedente al 25% o prepararsi all’opa obbligatoria. Una notizia a cui la Popolare di Milano (che di Anima è azionista con una quota del 16,8%) ha risposto con tempismo: la banca «sta valutando le migliori soluzioni al fine di ottemperare al proprio impegno, nei tempi e nei modi ritenuti più opportuni». La vicenda parte da lontano, ossia dal giugno scorso, quando il 10,3% di Anima è passato da Mps a Poste Italiane . In seguito all’operazione i due pattisti Bpm e Poste si sono ritrovati al 27,1% del capitale, dunque al di sopra della nuova soglia di opa in caso di cambio di controllo (25%), in precedenza fissata al 30%. Il rischio era insomma dietro l’angolo, anche se, secondo gli analisti, una rivisitazione del patto avrebbe potuto disinnescarlo. Così però non è stato e ora, a un anno di distanza, Consob ha pronunciato il verdetto.
Per quanto riguarda Bpm , gli impegni presi con Poste prevedevano che la banca milanese non cedesse la quota eccedente a terzi che non fossero qualificabili come parti correlate di Bpm o Poste. Piazza Meda si era inoltre impegnata a non esercitare i diritti di voto relativi alla partecipazione oltre la soglia d’opa. L’impegno però, come ha specificato ieri Bpm in una nota, sarebbe venuto automaticamente meno qualora la Consob avesse invece ravvisato l’obbligo di offerta pubblica di acquisto. Adesso attorno ad Anima si giocherà una partita interessante che, secondo gli analisti, potrebbe partire proprio dal collocamento sul mercato del 2,1% del capitale. La prospettiva naturalmente aumenta l’appeal speculativo del titolo, che ieri ha guadagnato l’1,83% a 4,78 euro dopo aver toccato un massimo intraday a 4,88 euro proprio dopo l’annuncio di Bpm . Si sa del resto che la società di risparmio gestito guidata da Marco Carreri è alla ricerca di opportunità di investimento e che potrebbe essere coinvolta in operazioni straordinarie. Il mercato, ad esempio, attende aggiornamenti sul dossier Arca sgr, per cui alla fine dell’anno scorso Anima aveva presentato una prima manifestazione di interesse.
Ma il fronte più interessante potrebbe essere quello della fusione tra Bpm e Banco Popolare . Il piano industriale del nuovo gruppo prevede forte attenzione per l’asset management, anche se il perimetro delle fabbriche prodotto non è ancora stato definito. Di certo c’è che oggi i due gruppi attingono infatti da realtà diverse: se per l’appunto Anima è il riferente di Milano, Verona si serve della propria Aletti Gestielle. Non è chiaro quale sarà l’assetto post-fusione, ma qualche casa d’affari ha già ipotizzato proprio un’integrazione tra Anima e Aletti Gestielle, operazione che darebbe vita a un polo nazionale del risparmio gestito. (riproduzione riservata)
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