di Simona D’Alessio, da Bologna

Un motivo valido per ingrossare le fila dei 950 attuari d’Italia? Dare una (attenta) occhiata a quanto sono attualmente in grado di mettere nel portafoglio: se, infatti, chi si affaccia sul mercato, praticando la libera professione (il 16% del totale), riesce (mediamente) a raggiungere i circa 15 mila euro annui fino ai 29 anni, coloro che rientrano nella fascia anagrafica fra i 35 e i 39 anni possono vantare un reddito di ben 108.336 euro.

E contare su un successivo, consistente incremento dei guadagni (oltre 190 mila euro), prima di spegnere le 50 candeline. È, dunque, incoraggiante lo scenario reddituale della categoria, emerso nella seconda giornata dell’XI congresso, in corso alla Fiera di Bologna. In base alle cifre fornite dall’Epap (l’Ente previdenziale multicategoriale, la cui platea di iscritti comprende, oltre agli attuari, i geologi, i chimici e i dottori agronomi e forestali) e relative al 2014, gli esperti di statistica, matematica applicata, probabilità, finanza e tecniche attuariali subiscono una flessione dei guadagni, sempre in media, fra i 50 e i 54 anni (68.900 euro), tuttavia la risalita avviene immediatamente dopo, poiché i professionisti under 60 riescono a dichiarare più di 228 mila euro annui; positiva pure la performance di chi si colloca nel range 60-64 (176.546 euro), più contenuta quella degli over 65, comunque attestandosi a oltre 43 mila euro. La media globale del reddito dichiarato all’Ente presieduto da Stefano Poeta ai fini contributivi è di 104.912 euro, il volume d’affari ai fini della contribuzione integrativa, invece, è pari a 144.735 euro. La giornata di ieri dell’assise bolognese ha acceso i riflettori su un ampio spettro di competenze e sfide per la categoria, impegnata in buona parte nelle compagnie di assicurazione e negli enti pensionistici, dove si occupa di vari fronti, dal calcolo delle tariffe agli accantonamenti tecnici, nonché della valutazione dei rischi e della sostenibilità delle pensioni.
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