L’Archivio Storico di Reale Mutua, riordinato tra il 2013 e il 2014, documenta i quasi duecento anni di vita della società in oltre 10.000 unità archivistiche (pari a 167 metri lineari di carte), con più di 1.500 registri, 7.000 fra disegni e planimetrie e centinaia di fotografie. Si tratta di una raccolta documentaria unica nel suo genere, che può essere letta e studiata quale specchio della cultura di un’epoca, di un modello economico-organizzativo, nonché del “saper fare” di un’Impresa.
La storia di un’impresa può essere letta e studiata quale specchio della cultura di un’epoca, di un modello economico-organizzativo, nonché delle istanze di un’intera società o di alcuni fra i suoi esponenti più eminenti.
In quest’ottica, gli archivi storici d’impresa assumono una rilevanza primaria, rappresentando l’insieme dei documenti prodotti da un’azienda, pubblica o privata, durante l’esercizio della sua attività istituzionale. Pertanto, tali archivi non sono il semplice prodotto dello sviluppo di una politica aziendale (quella rivolta alla gestione dei flussi documentali interni), ma assurgono al ruolo di luoghi deputati alla raccolta e conservazione di un patrimonio documentario unico nel suo genere, in grado di svelare l’identità di un’impresa e il “saper fare” dei suoi artefici attraverso le attestazioni prodotte dalle sue diverse componenti.
In una società che sempre più viene definendosi post-industriale, in cui i processi di produzione e le tecnologie a essi correlate sono in continua e rapida evoluzione, il valore degli archivi d’impresa cresce quale patrimonio documentario capace di illuminare larghe porzioni della storia d’Italia appena trascorsa, allargando il tradizionale campo dei “portatori d’interesse” di una società commerciale al mondo della ricerca e divulgazione storico-scientifica e degli Enti e dei professionisti dediti alla conservazione, tutela e valorizzazione dei beni archivistici e culturali in genere.
Una società priva di memoria e di registrazioni è inimmaginabile, poiché ogni ruolo e ogni accordo poggia sulla memoria, e ogni comportamento sull’imitazione: ecco perché gli archivi e i documenti sono centrali nella vita della società e dei singoli. Prendersi cura degli archivi, programmandone nel tempo la conservazione, la tutela e la valorizzazione, non è solo un segno di rispetto verso quanti ci hanno preceduto, ma è anche una forma d’investimento verso la crescita intellettuale delle nuove generazioni tramite una libera condivisione delle conoscenze.
Facendo proprio tale assunto, tra il 2013 e il 2014 la Società Reale Mutua di Assicurazioni ha scelto di promuovere il complessivo riordino dell’Archivio Storico aziendale nell’ambito di un più ampio piano integrato di salvaguardia e promozione culturale. Nei fatti, con il restauro conservativo della storica sede di Palazzo Biandrate, recuperato negli antichi decori del piano nobile tra il 2010 e il 2012, e con il successivo riallestimento del Museo Storico della Compagnia, luogo privilegiato di approfondimento e riflessione per la collettività, la Società si è dotata in pochi anni di uno spazio in cui coesistono elementi di promozione, di produzione e di condivisione della cultura, in grado di tessere relazioni con analoghe realtà di Torino, d’Italia e d’Europa, ponendo l’accento sui valori e sui principi di correttezza, coerenza e solidarietà che da sempre contraddistinguono l’operato della più grande Mutua assicuratrice d’Italia.
Secondo una dinamica comune al mondo delle imprese, il I Centenario sociale, celebrato nel 1928, rappresentò per la Società Reale Mutua di Assicurazioni la prima occasione per tentare un’indagine sistematica e una selezione della documentazione storica della Compagnia.
All’epoca, infatti, l’Amministrazione decise di dare alle stampe una monografia che facesse il punto sulle origini e lo sviluppo della Società, ripercorrendone – attraverso puntuali riferimenti documentari – i primi cento anni di attività.
Dal 1928 – nonostante le celebrazioni per il 150° e il 175° anniversario sociale – la Compagnia non ha promosso ulteriori interventi di studio e sistemazione del proprio Archivio Storico, attendendo i primi anni Duemila per ipotizzare un primo progetto sistematico di riordino.
Al contempo, in vista dell’apertura del Museo Storico aziendale, inaugurato nel marzo 2007, Roberto Dinucci, allora funzionario dell’Ufficio Archivi e Fonti Storiche, ha condotto una puntuale ricognizione dei documenti storici presenti in sede, da cui ha estratto oltre 500 pezzi, poi allestiti al piano terra di Palazzo Biandrate Aldobrandino di S. Giorgio, nella cosiddetta “Sala delle Colonne”, sede dell’allora neo-costituito Museo.
Da ultimo, nel novembre 2012 la Società Cooperativa “Culturalpe” è stata incaricata della redazione di un nuovo progetto scientifico per il riallestimento del Museo Storico aziendale, curando al contempo la schedatura, il riordino e l’inventariazione dell’Archivio Storico societario.
Alla fine del 2012, dopo i primi sopralluoghi ricognitivi, è emersa una situazione alquanto variegata. La documentazione storica della Società, infatti, era custodita in sei locali diversi – compresi tra le pertinenze di Palazzo Biandrate e della sede di v. Corte d’Appello 11 – per un totale di circa 167 metri lineari di documenti databili tra il 1828 e i primi anni Duemila. La consistenza del materiale, seppur cospicua, rivelava la portata non trascurabile delle dispersioni accusate dall’archivio nel tempo, restituendo un’immagine parziale della ben più importante mole di affari effettivamente trattati dalla Compagnia in quasi centonovant’anni di esercizio. Usando una metafora, l’Archivio Storico Reale Mutua poteva essere paragonato a uno specchio infranto nel quale l’immagine della Società, con la sua storia e le sue molteplici attività, si rifletteva in modo parziale e lacunoso. Così sin da subito gli archivisti incaricati hanno concentrato le proprie attenzioni verso il recupero e il riconoscimento di ogni singolo “frammento”, al fine di restituire nuova leggibilità a un patrimonio inteso dalla Società quale unico e distintivo dell’identità aziendale.
Da febbraio 2013 a maggio 2014 si è provveduto alla schedatura dei documenti mediante un applicativo informatico. Dopo la schedatura sono seguite è seguito il riordino delle carte, durante il quale si è anche provveduto alla rimozione di spilli e altri elementi metallici arrugginiti (pari a un quantitativo di 7 kg), di buste di plastica non consone alla conservazione della carta, nonché alla sostituzione delle cartelline e dei faldoni utilizzati in passato, ormai obsoleti e in pessime condizioni conservative, con nuovo materiale adatto alla lunga conservazione; in particolare i documenti – pari a 10.008 unità archivistiche, con oltre 1.500 registri e più di 7.000 fra disegni e planimetrie – sono stati condizionati in cartelle di carta bianca a ph neutro, conservate a loro volta in 467 faldoni. Inoltre si sono predisposte oltre 700 fra cartelle e scatole appositamente realizzate per riporvi diplomi, attestati di benemerenza, planimetrie e fascicoli rilegati fuori formato.
Una volta condizionato in faldoni e cartelline, l’Archivio Storico è stato collocato in spazi appositamente allestiti presso il piano terra di Palazzo Biandrate, dove arredi, impianti di sicurezza e rivestimenti sono stati progettati per garantire la corretta e duratura conservazione del materiale documentario, insieme alla sicurezza del personale impiegato in loco. In particolare, la documentazione è stata disposta in cassettiere e scaffali metallici proporzionati alla quantità dei pezzi da contenere, in modo da consentire l’alloggio di faldoni, scatole e cartelle senza accatastare il materiale o costringerlo in posizioni precarie o improprie. Inoltre, le scaffalature sono state ideate per consentire il futuro accrescimento dell’archivio e una più agevole presa del materiale da parte dei consultatori. Di pari passo sono stati previsti degli accorgimenti atti a garantire idonei livelli di temperatura, umidità relativa, illuminazione e aerazione, onde evitare danni alle carte come muffe (ricorrenti in ambienti umidi e caldi) o variazioni di colore (tipiche in spazi irradiati da luce solare diretta). Infine è stato adottato un impianto antincendio a sicurezza attiva, ossia in grado di non entrare in funzione in caso di falsi allarmi.