di Anna Messia
Per il rilancio della previdenza integrativa serve un salto di paradigma, e la Covip è pronta a promuovere il cambiamento. Ieri nella sua prima relazione annuale, il presidente Mario Padula, arrivato al vertice della commissione di vigilanza a febbraio, ha detto che c’è bisogno di una revisione organica della disciplina della previdenza complementare, partita in Italia venti anni fa, e che sarebbe anche opportuno attribuire ad un’unica autorità la vigilanza sui fondi sanitari, in una visione complessiva del welfare integrativo.
Da una parte c’è bisogno di riforme che favoriscano «lo sviluppo delle adesioni, soprattutto per quelle categoria che hanno tardato finora ad avvicinarsi alla previdenza integrativa», ha detto Padula, d’altra serve «flessibilità nell’accesso alla prestazione pensionistica». Manovre su cui è pronto a impegnarsi anche il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che ha riconosciuto il fatto che una revisione della disciplina dell’impianto normativo della previdenza privata «non è semplicissima, ma è una cosa che bisogna fare». Un lavoro che in verità è già stato avviato con il ddl Concorrenza, in discussione in questi giorni al Senato, che prevede la partenza di un tavolo per la riforma del settore presso il ministero del Lavoro, oltre che due novità immediate, che guardano entrambe alla flessibilità.
La prima, come noto, consente di destinare anche solo una quota del Tfr a previdenza integrativa, rispetto al 100% richiesto oggi. La seconda permette invece di accedere, in via anticipata, alle prestazioni pensionistiche complementari per chi ha perso il lavoro in età avanzata, ma non ha ancora raggiunto i requisiti per la pensione. Una misura che può diventare «una vera a e propria leva di governo, agevolando la copertura di un bisogno crescente di protezione sociale», ha aggiunto Padula, che si è spinto oltre il ddl Concorrenza, proponendo la facoltà di percepire anticipatamente la rendita di fondi pensione e polizze previdenziali a prescindere dalla perdita di lavoro prolungata (che il disegno di legge fissa in 24 mesi). «L’obiettivo è di favorire una maggiore flessibilità del complesso del sistema pensionistico del nostro Paese», ha spiegato il presidente Covip, spingendo quanto possibile l’acceleratore sulle nuove sottoscrizioni che stanno continuando a crescere, ma al di sotto delle possibilità. I dati del 2015 diffusi ieri da Covip mostrano un patrimonio complessivo, tra fondi, pip e casse previdenziali, di 210 miliardi.
Il patrimonio delle forme pensionistiche complementari, in particolare, ha superato i 140 miliardi, in aumento del 7,1% rispetto al 2014, arrivando a rappresentare l’8,6% per Pil e il 24% della forza lavoro complessiva. Le adesioni, l’anno scorso, sono cresciute in particolare del 12,1%, ma l’aumento deriva quasi esclusivamente della crescita degli iscritti ai fondi pensione negoziali (+24%) grazie all’iscrizione automatica di tipo contrattuale di tutti i dipendenti del settore edile, con un versamento esclusivamente a carico del datore di lavoro. Mentre nelle casse previdenziali, i cui dati fanno però riferimento al 2014, ci sono circa 72 miliardi.
Positivi i risultati delle performance: i rendimenti medi, al netto dei costi di gestione e delle tasse, sono stati del 2,7% per i negoziali, 3% per i fondi aperti, 3,2% per le polizze unite 2,5% per le gestioni separate. Più del doppio della rivalutazione del Tfr tenuto in azienda, ferma all’1,2%, i. valore più basso dal 1999. (riproduzione riservata)
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