di Anna Messia
L’Ivass ha deciso di tenere in tasca qualche carta in più per controllare il mercato assicurativo, anche in regime di Solvency II. Dal primo gennaio scorso, come noto, le compagnie sono libere di scegliere gli strumenti su cui investire, a patto di accantonare il capitale necessario a coprire i rischi assunti. Con l’avvio del regime di Solvency II i vincoli quantitativi imposti dalle vecchie norme sono infatti scomparsi, sostituiti da nuovi requisiti di capitale e una più puntuale gestione e analisi del rischio.
Ma l’istituto di controllo guidato da Salvatore Rossi ha comunque deciso di prevedere qualche presidio aggiuntivo rispetto alla direttiva europea avviata a inizio anno, continuando nella tradizione di prudenza che da sempre ha caratterizzato l’istituto italiano.
Secondo il regolamento sugli investimenti, emanato ieri, le compagnie, dovranno per esempio comunicare all’istituto le rispettive politiche d’investimento, attraverso una delibera quadro del board che dovrà essere rivista almeno una volta l’anno. Insomma, è vero che le compagnie sono libere di scegliere i propri investimenti, ma l’Ivass vuole comunque mantenere un controllo per verificare che le scelte del management siano «coerenti con la natura, la portata e la complessità dell’attività aziendale svolta», si legge nel regolamento dell’Authority.
L’obiettivo è garantire il rispetto del principio della persona prudente (il buon padre di famiglia, insomma) nella gestione degli investimenti, e l’Autorità, anche con le nuove regole di Solvency II, ha preferito mantenere in piedi il regolamento relativo agli investimenti già avviato nel 2011, secondo il quale il consiglio di amministrazione della compagnia deve deliberare sugli investimenti. Non solo. L’Istituto ha mantenuto poteri di intervento volti a bloccare l’investimento in asset che non si rivelassero coerenti con il rischio d’impresa. L’esempio di scuola potrebbe essere la decisione di una compagnia di investire il 10% dei propri attivi in quadri d’autore, scelta su cui l’Ivass di Rossi potrà alzare il cartellino rosso.
Presidi aggiuntivi sono poi stati previsti per gli strumenti complessi, che richiedono un rafforzamento in ambito di governace, continuando sulla linea di quanto già stabilito nel 2014, nella fase di preparazione a Solvency II. Si tratta in particolare dei Fia, i fondi d’investimento alternativi, come gli hedge fund ma anche come Atlante, nato per partecipare alle ricapitalizzaizoni delle banche italiane e per intervenire nel mercato nei non performing loan. Fondo le cui quote sono state sottoscritte da buona parte del sistema assicurativo italiano.
Nella classificazione degli asset complessi ci sono però anche tutti gli altri oicr, ovvero fondi comuni e sicav, e le assicurazioni italiane che li acquistano dovranno effettuare analisi aggiuntive sui rischi collegati con una informativa interna rafforzata, non prevista dalla direttiva europea. Una scelta, in particolare quella di inserire i fondi comuni e le sicav tra gli asset complessi, che ha provocato qualche mugugno tra le aziende del comparto, ma che l’Ivass ha fatto nel nome della prudenza e dell’analisi del rischio (riproduzione riservata)
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