Di Fabrizio Ruggero
L’industria dell’auto, dopo avere fermato nel 2014 il crollo delle vendite (quasi dimezzatesi dal 2008), è in graduale ripresa, scandita dall’aumento di domanda di nuove auto da parte di aziende e famiglie. Se da una parte i privati sono finalmente tornati a comprare automobili spesso per sostituire vetture di proprietà troppo datate (l’età media dei veicoli in Italia è di 9 anni e 11 mesi), il noleggio veicoli ha rafforzato il proprio ruolo a supporto della mobilità aziendale e turistica del nostro Paese. La flotta dei veicoli in locazione ha superato le 730 mila unità, spinta da un boom di immatricolazioni che ha raggiunto le 317 mila unità, arrivando a pesare per quasi il 20% del mercato nazionale: un’auto nuova su cinque è stata immatricolata da imprese di noleggio.
Anche nel 2016 il trend è in ascesa, ad aprile sono state immatricolate 160 mila vetture (+7,4%, che porta il noleggio a rappresentare il 23% dell’intero mercato auto), indicativo della graduale affermazione dell’utilizzo sulla proprietà per una clientela di 65 mila aziende e 2.700 Pa e per gli oltre 12 mila driver che ogni giorno, per business o turismo, si rivolgono al noleggio a breve termine.
Nonostante il forte sviluppo, nel nostro Paese il noleggio veicoli e l’auto aziendale risultano ancora sottodimensionati rispetto al resto d’Europa. I motivi sono quasi tutti legati al penalizzante regime fiscale sull’auto aziendale vigente in Italia, peraltro inaspritosi dal 2013 per effetto della Riforma Fornero, che ha ridotto ancora la deducibilità dei costi dei veicoli aziendali. Diretta conseguenza di tale contesto normativo è la riduzione di competitività delle aziende nazionali nel confronto concorrenziale comunitario, dove si privilegia un regime più favorevole per l’uso dell’auto per motivi di lavoro.
Dopo anni di stretta fiscale, un primo segnale positivo è arrivato con l’agevolazione introdotta dal superammortamento dei beni strumentali (auto inclusa) varata con la Legge di Stabilità a fine 2015, con cui il Parlamento è tornato interessarsi del comparto in quanto cruciale per la ripresa dell’Italia. L’auspicio è che si possa considerare, superata la crisi, un primo passo verso un riequilibrio della fiscalità, eventualmente affiancando sistemi di deducibilità per l’uso della vettura anche per i privati. L’obiettivo generale è riprendere il percorso verso livelli di utilizzo più in linea con l’Ue nonché di configurare un ciclo economico più rispondente alle caratteristiche di base del prodotto auto.
E strettamente collegati a questo obiettivo sono i temi della mobilità, in profonda trasformazione anche nel nostro Paese.
La rapida evoluzione tecnologica e le esigenze di risparmio dettate dalla crisi hanno infatti determinato l’affermazione di nuove forme di smart mobility all’interno dei centri cittadini. Su tutte il car sharing, che dopo la parentesi poco incisiva degli anni 2000 ha compiuto dall’estate del 2013 un deciso cambio di passo: in quasi tre anni il fenomeno ha vissuto un’esplosione con una diversificazione della flotta in sharing, che oggi conta numeri tutt’altro che simbolici: 650 mila iscritti, circa 11 milioni di noleggi e quasi 4.500 mezzi in flotta. Lo sviluppo del noleggio veicoli, accompagnato dalla consolidata crescita di nuove forme di mobilità condivisa, conferma oggi la centralità delle quattro ruote nel sistema di trasporti nazionale, accompagnata dal progressivo maggior interesse verso una cultura pay per use, svincolata dalla proprietà del bene auto, che ben si coniuga con le nuove tecnologie e, invece, si scontra con la burocrazia e l’assenza di una chiara e uniforme normativa nazionale. In Italia manca una definizione normativa di condivisione del veicolo, così come una cornice legislativa unica per gli operatori che si confrontano, a seconda delle città italiane, con disomogenee regolamentazioni del servizio. Alla luce dello stallo in cui da mesi versa il Codice della Strada, l’occasione per velocizzare l’approvazione di una d0isciplina specifica del vehicle sharing è rappresentata dalla discussione in corso sul decreto Concorrenza, dove potrebbe essere riconosciuta la sua funzione pubblica, anche come elemento integrativo del trasporto pubblico locale. (riproduzione riservata)
*presidente Aniasa, Associazione Nazionale Autonoleggio e Servizi Automobilistici
Fonte: