di Anna Messia
ivass
L’ultimo esame europeo risaliva a fine 2014 e per le assicurazioni italiane era andata piuttosto bene. Ma quello scenario di stress ipotizzato nel test di due anni fa, che immaginava un contesto finanziario alla giapponese ovvero con tassi d’interesse rasoterra per un lungo periodo, è stato di fatto superato dalla realtà. Ecco perché i regolatori europei, raccolti nell’Eiopa, nel mettere a punto il nuovo stress test annunciato ieri sono stati decisamente più severi.
Nel mirino questa volta non ci sono solo i titoli governativi, come era avvenuto nel 2014, ma si ipotizzano anche crolli dei mercati finanziari. Lo scenario di stress, come spiegato in particolare dall’Ivass di Salvatore Rossi, simula di nuovo uno scenario di tassi bassissimi su tutte le scadenze e per un prolungato periodo di tempo, ma a questo si aggiunge anche un mercato colpito da shock finanziari di varia natura e varia entità. Anche se, almeno per ora, non c’è stata un’indicazione da parte dell’Eiopa sul valore degli indici di mercato simulati dai test.
In ogni caso il nuovo scenario non è l’unica novità di questo secondo stress test delle compagnie assicurative. Il nuovo esame, che coinvolgerà le assicurazioni che offrono prodotti Vita con garanzia di rendimento, sarà più ampio del passato. «Per ciascuno Stato membro è prevista la partecipazione di circa il 75% del mercato», hanno aggiunto dall’Ivass, precisando anche che l’esercizio di stress test condotto dall’autorità europea «considererà scenari avversi solo di variabili finanziarie e richiederà alle compagnie informazioni già disponibili sulla base del primo report Solvency II con dati riferiti al primo gennaio scorso». In questo modo si punta a contenere l’onere sulle imprese nel primo anno di applicazione del nuovo regime di Solvency II.
Per quanto riguarda la tempistica, i risultati dovranno essere comunicati alle autorità entro il 15 luglio, dopodiché l’Eiopa avrà poco più di cinque mesi di tempo per elaborarli e comunicarli al mercato a dicembre. Due anni fa, data la natura fortemente incerta e preliminare delle stime, l’Eiopa preferì non diffondere i risultati di singole compagnie ma solo di sistemi nazionali e l’Italia, come detto, ne uscì piuttosto bene: la patrimonializzazione complessiva del sistema tricolore era infatti migliore di quella media europea sia in assenza di stress test sia nello scenario giapponese ed era lievemente peggiore solo in caso di rialzo degli spread.
Nell’ipotesi più severa di shock finanziari sullo spread, metà dei soggetti italiani avrebbero poi continuato a rispettare i requisiti di Solvency II, contro il 56% dell’intero campione europeo, nonostante l’alta esposizione delle imprese tricolore in titoli del debito pubblico, pari complessivamente a circa 300 miliardi. Mentre nello scenario di bassi tassi d’interesse le compagnie italiane era erano messe meglio di quelle tedesche e francesi, con l’83% delle imprese che avrebbe rispettato ancora i requisiti di capitale contro una media europea del 76%. La competizione è ora pronta a ripartire. (riproduzione riservata)
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