di Andrea Mascolini

In arrivo un copioso errata corrige sul nuovo codice degli appalti pubblici; servirà invece più tempo per il primo correttivo perché seguirà ad una attenta verifica sull’impatto delle nuove regole; l’Ance paventa il blocco degli appalti pubblici. È quanto emerso nel seminario organizzato ieri dall’Ance, l’associazione dei costruttori edili, su «Il nuovo codice degli appalti: applicazioni ed effetti sul mercato dei lavori pubblici», cui ha partecipato il capo ufficio legislativo della presidenza del Consiglio dei ministri, Antonella Manzione, che ha annunciato che «è ormai pronto un errata corrige, che uscirà nei prossimi giorni con il quale abbiamo sistemato alcuni errori e richiami non corretti contenuti nel nuovo codice dei contratti pubblici». L’intervento toccherà numerose norme del decreto 50/2016, ivi compreso l’articolo 216 sulla disciplina transitoria, espressamente citato da Antonella Manzione come norma «dove c’è un errore di richiamo». Invece, alle richieste di intervento nel merito del testo del codice, il capo ufficio legislativo di Palazzo Chigi ha per adesso risposto negativamente precisando che «il governo ha due anni di tempo per correggere e il Consiglio di stato ci ha detto di prenderci tutto questo tempo; vedremo quali effetti pratici avrà la riforma e poi interverremo, ma non a seguito di consultazioni con gli stakeholder, bensì in base ad una seria e attenta verifica di impatto delle norme. Solo allora potremo anche deciderci di muoverci in senso diametralmente opposto rispetto a quanto deciso con il codice».

Richieste di inversione di rotta non sono certo mancate, visto che l’Ance, sia con la relazione di apertura del presidente Claudio De Albertis sia con quella del vicepresidente Edoardo Bianchi, ha sottolineato più punti critici da modificare anche per evitare il blocco delle gare, la cui causa è da ricercarsi anche nella «brusca» disciplina transitoria prevista dal decreto 50 e dall’elevato livello di discrezionalità affidato alle stazioni appaltanti. L’Ance ha chiesto modifiche alla disciplina delle procedure negoziate e ha sottolineato, fra le altre cose, come sia oggettivamente difficile aggiudicare appalti con l’offerta economicamente più vantaggiosa sun un progetto esecutivo e improprio prevedere tale criterio per un appalto semplice da poco più di un milione di euro. A fronte di queste critiche Manzione ha però difeso le scelte operate con il decreto delegato, a partire dall’attribuzione di una maggiore discrezionalità alle stazioni appaltanti perché «si punta su una loro maggiore responsabilizzazione e qualificazione», per arrivare alla disciplina dell’appalto integrato: «Non siamo andati oltre la delega della legge 11 perché con l’articolo 59 abbiamo previsto che di regola si appalta sul progetto esecutivo ma che ci sono casi in cui ciò può non avvenire; sull’offerta economicamente più vantaggiosa la scelta è stata quella di valorizzare la progettazione». In precedenza Alessandro Botto, ex consigliere dell’Avcp, l’authority di vigilanza sui contratti pubblici, aveva messo l’accento sulla collocazione delle linee guida Anac (Autorità nazionale anti-corruzione) nell’ambito delle fonti di diritto e efficacia vincolante.

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