di Paola Valentini
Come investono oggi le famiglie italiane? Dalla relazione Consob emerge che nel 2015 il tasso di partecipazione delle famiglie ai mercati finanziari si è attestato al 50%, il 2% in più rispetto al 2014 e ben al di sopra del 41% del 2013. Non sono tornati ai livelli pre-crisi del 2007, ma gli investimenti finanziari delle famiglie italiane continuano ad aumentare.
A fare da traino è la quota di investitori retail che detengono almeno un’attività rischiosa (azioni, obbligazioni, risparmio gestito, polizze Vita o strumenti derivati), salita al 35% dal 32% del 2014 e dal 26% del 2013, avvicinandosi al 38% del 2007. Il tasso di partecipazione è aumentato soprattutto nel comparto delle obbligazioni bancarie italiane (al 12% dal 10% del 2014), che si confermano essere i prodotti maggiormente diffusi tra le famiglie insieme ai titoli di Stato (11% circa, in calo rispetto al 13% del 2014). Stabile attorno al 9% il tasso di partecipazione ai fondi, che però, dai minimi del 6% segnati nel 2012, oggi non è lontano dal 12% del 2007 grazie al ritorno di interesse delle famiglie per il risparmio gestito in coincidenza con la forte riduzione dei tassi dei titoli di Stato. In scia al rialzo 2015 della borsa italiana è intanto cresciuta di circa un punto percentuale anche la quota di famiglie che detiene azioni (il 4,5% dal 3,5% del). In aumento all’1,5% anche l’esposizione ai derivati. L’aumento della partecipazione ai mercati finanziari delle famiglie, spiega Consob, è in linea con il trend leggermente crescente della ricchezza finanziaria netta e delle attività finanziarie rilevate a livello aggregato nei conti nazionali. Con riferimento alla composizione della ricchezza finanziaria, nel 2015 sono cresciuti sia la quota allocata in depositi e risparmio postale (dal 48 al 52%) sia il peso delle azioni (dal 5 al 6%). È invece diminuita l’incidenza degli investimenti in titoli di Stato e obbligazioni (rispettivamente dal 13 al 10% e dal 13 al 12%). Quanto alle restanti attività finanziarie, il peso delle polizze è rimasto stabile al 4% (e si mantiene basso rispetto a quello rilevato negli altri Paesi europei), mentre si è ridotto di un punto al 15% quello del risparmio gestito. In particolare, la relazione sottolinea che il 90% di chi prende le decisioni di investimento dichiara di essere disposto a sottoscrivere prodotti finanziari a condizione che siano garantiti la protezione del capitale o un rendimento minimo. Il dato è in netta crescita rispetto al 70% del 2014. (riproduzione riservata)
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