di Anna Messia

La scaramanzia non sembra essere di casa a Bologna. Il nuovo piano industriale 2016-2018 di UnipolSai , in barba alla superstizione, sarà presentato a Milano venerdì 13 maggio. L’attesa del mercato è notevole, perché il passaggio è cruciale per la compagnia ma anche per l’intero mercato assicurativo italiano.

L’esercizio 2015 è stato quello di chiusura di un triennio che ha fatto seguito all’acquisizione di Fondiaria Sai da parte di Unipol (nel 2012). Si trattò di una delle più ampie operazioni d’integrazione avvenute negli ultimi anni nel mercato italiano, che comportò grandi manovre: dal dimezzamento del numero delle società del gruppo, scesi da 113 a 65, al taglio delle quotate, ridotte da otto a due, passando per la vendita (ad Allianz ) di 1,1 miliardi di premi e per la riduzione del debito verso Mediobanca (entrambe richieste dall’Antitrust), oltre che per la scomparsa delle azioni privilegiate e di quelle di risparmio. Nonostante il riassetto straordinario il gruppo è riuscito a crescere, anche oltre le previsioni del piano, con ottime soddisfazioni per gli investitori
I numeri chiave li ha dati in assemblea mercoledì 27 Carlo Cimbri, che dopo aver lasciato il timone di UnipolSai , affidandolo al direttore generale Matteo Laterza, è diventato presidente della compagnia, oltre ad aver assunto l’incarico di group ceo e amministratore delegato della capogruppo Unipol , con Pierluigi Stefanini presidente e Maria Antonietta Pasquariello vicepresidente.

Secondo i dati illustrati ai soci da Cimbri, Unipol Assicurazioni, tra cedole staccate e crescita del titolo in borsa e al netto degli aumenti di capitale (per 1,7 miliardi complessivi), in quattro anni ha visto crescere il valore di oltre 4 miliardi. E anche a Unipol Gruppo è andata bene. Nonostante gli impegni richiesti da Unipol Banca, il valore della capogruppo nello stesso periodo è infatti cresciuto di 1,35 miliardi. Insomma, gli ultimi sono stati anni di soddisfazione, ma ora il vento del mercato è cambiato, come ha riconosciuto lo stesso ceo in assemblea, e non sarà facile trovare la strada giusta per i prossimi tre anni, in quanto in poco tempo tutto sembra essere cambiato. Il settore sta vivendo una trasformazione epocale, con l’avvio, lo scorso gennaio, delle nuove regole di capitale Solvency II, che richiedono una gestione sempre più puntuale del rischi, accrescendo la volatilità. Nel comparto Vita, poi, il mercato si trova alle prese con tassi d’interesse rasoterra, particolarmente pericolosi per l’industria assicurativa, che ha vissuto finora di investimenti obbligazionari. E anche nel mercato Danni ci sono segnali di inversione di tendenza rispetto al calo dei sinistri registrato negli ultimi anni, che ha fatto guadagnare le compagnie. Il nuovo piano di Unipol dovrà quindi in qualche modo indicare la rotta al settore, in questo nuovo scenario quanto mai complicato, ma Cimbri sembra pronto alla sfida. «Le condizioni di mercato sono come il vento, danno la direzione», ha spiegato il top manager in assemblea. «Contro il vento non si va, ma si può cercare una scorciatoia prendendo più rischi o facendo un bilanciamento dei rischi per massimizzare il risultato; questo è il lavoro che la società farà nel prossimo triennio». Il gruppo bolognese garantirà comunque un’attenzione «elevata» alla remunerazione dei soci.
Insomma, bisognerà navigare a vista, ma a ben guardare qualche segnale della direzione che Unipol vuole prendere nel prossimo triennio è già arrivato. Sul fronte della bancassicurazione, per esempio. La compagnia ha incrementato le partecipazioni in Banco Popolare e Bper portandosi al ridosso del 2% e la presa potrebbe essere stretta ulteriormente, hanno fatto sapere da Bologna. L’intenzione è puntellare gli accordi bancassicurativi, che costituiscono un asset molto importante per Unipol . Dagli sportelli di Popolare Vita l’anno scorso è del resto arrivata una raccolta di oltre 3 miliardi, poco meno di quanto realizzato da UnipolSai (3,4 miliardi), mentre Arca Vita, che distribuisce tramite Bper e Popolare di Sondrio , ha raggiunto una raccolta di 1,94 miliardi, in crescita del 46% sul 2014, che pure era stato un anno record. Unipol , in vista del consolidamento tra gli istituti italiani (come quello avviato tra Banco e Bpm , che coinvolge la compagnia francese Coveà, partner assicurativo di Pop Milano ), vuole evidentemente farsi trovare pronta. Mentre ancora prematuro appare immaginare un riassetto che possa coinvolgere Unipol Banca. L’istituto è sulla strada del rilancio e ha chiuso il 2015 con un utile lordo 6 milioni, dopo la perdita di 101 milioni del 2014, ma continua a gestire 3,9 miliardi di crediti deteriorati, di cui 832 milioni coperti dalla controllante Unipol grazie ad un contratto di indennizzo.

C’è invece un altro fronte su cui Unipol si prepara a fare da apripista: quello delle scatole nere e, più in generale, dei servizi telematici. Nelle scorse settimane è partita Alfaevolution Technology, società che gestisce i dati delle scatole nere con l’obiettivo di creare polizze Rc Auto sempre più personalizzate, migliorando la liquidazione e la qualità dei servizi. L’intenzione di Unipol , leader in Italia nel ramo Danni e primo operatore europeo di scatole nere con oltre 2 milioni di macchinette installate, sembra quindi quella di internalizzare parte di questo business coinvolgendo anche le polizze casa e salute. Piani che saranno più chiari tra qualche giorno. (riproduzione riservata)
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