Gli illeciti di dipendenti e collaboratori sono cresciuti negli ultimi anni anche a causa della crescente complessità dei processi di gestione aziendale. La Corte di Cassazione, con diverse sentenze, ha definito più precisamente i profili di responsabilità dell’intermediario ma la maggiore chiarezza del quadro di riferimento normativo nulla toglie alla pericolosità del fenomeno.
Quali aspetti deve considerare l’intermediario per tutelare il proprio operato? Quali sono le possibili soluzioni per ridurre i rischi di comportamenti scorretti dei collaboratori? Ne ha discusso il secondo Laboratorio degli Intermediari del Centro Studi Intermediazione Assicurativa (CESIA), istituzione senza scopo di lucro costituita da CGPA Europe, compagnia specializzata nell’assicurazione dei rischi professionali degli
intermediari assicurativi.
Il Laboratorio, che si è tenuto a Verona, si è aperto con lʼillustrazione delle norme, dei princìpi e delle sentenze di riferimento per la materia: lʼarticolo 119, comma 3, del Codice delle Assicurazioni Private (stabilisce la responsabilità dellʼintermediario per le attività svolte da collaboratori e dipendenti); lʼarticolo 2049 del Codice Civile; il principio di apparenza del diritto, riconducibile a quello più ampio di tutela dellʼaffidamento incolpevole; le più recenti sentenza della Corte di Cassazione. Si è inoltre parlato del
concorso di colpa dellʼassicurato e delle sanzioni erogate dallʼIVASS.
L’analisi della prassi ha permesso d’identificare i temi chiave della responsabilità:
• le modalità per intercettare le polizze vita falsificate;
• la distinzione tra personale interno ed esterno;
• la difesa dal rischio reputazionale;
• le conseguenze della denuncia di un eventuale comportamento scorretto;
• le responsabilità degli intermediari e delle compagnie;
• il ruolo che possono svolgere le compagnie per allontanare i collaboratori scorretti;
• la responsabilizzazione del cliente;
• il miglioramento del sistema RUI e degli strumenti di selezione;
• lʼefficacia delle polizze che coprono lʼinfedeltà.
Il confronto tra gli intermediari ha portato a definire diverse ipotesi per circoscrivere il rischio di comportamenti scorretti da parte dei collaboratori. Tra le soluzioni prospettate:
• la separazione dei ruoli presso lʼintermediario tra chi manipola il denaro e chi effettua le
riconciliazioni bancarie e i controlli (con la definizione delle relative procedure);
• la stipula di un contratto di collaborazione con la rete che precisi obblighi di correttezza e
trasparenza;
• lʼintroduzione di procedure di certificazione;
• migliorare gli strumenti conoscitivi di collaboratori e dipendenti;
• la stipula di polizze di RC professionale del collaboratore;
• lʼintroduzione di modelli organizzativi appositamente pensati per abbassare il rischio dʼinfedeltà;
• una maggiore collaborazione con le compagnie;
• la diffusione generalizzata della polizza dʼinfedeltà.
In fase di valutazione finale, la Prof.ssa Giovanna Volpe Putzolu, presidente del Comitato Scientifico del CESIA, ha evidenziato la necessità di distinguere il contratto tra compagnia e agenti da quello tra agente e sub-agente. Il Prof. Pierpaolo Marano, membro del Comitato Scientifico del CESIA, ha tra lʼaltro escluso la possibilità che lʼattuale quadro normativo possa evolvere verso una minore responsabilità dellʼintermediario.
Richiamando gli Insurance Core Principles, il professore ha ricordato che tra gli obblighi in capo allʼintermediario cʼè la vigilanza sui propri collaboratori che comporta unʼattenta attività di controllo e di formazione professionale.