Il nuovo consiglio di amministrazione di Carige, che apre l’era Malacalza, ha dato il via ufficialmente all’esame della proposta di acquisizione dei crediti deteriorati, e dello stesso istituto, presentata dal fondo americano Apollo. L’offerta da 695 milioni di euro per il pacchetto da 3,5 miliardi di Npl, con un aumento di capitale riservato da 500 milioni per compensare gli effetti della svalutazione in bilancio che ne farebbe il primo azionista di Carige, era stata consegnata al collegio sindacale, in modo che potesse essere girata al nuovo cda eletto dall’assemblea dei soci nei giorni scorsi.

Secondo quanto filtrato negli ambienti genovesi, dopo la conferma della ricezione dell’offerta, la famiglia Malacalza, primo azionista della banca con il 17,6%, sarebbe stata spiazzata dalla mossa degli americani, che con l’aumento di capitale riservato arriverebbero a detenere oltre il 50% del capitale.

L’operazione proposta da Apollo comporterebbe una forte diluizione della quota di Malacalza (che, secondo alcune stime di analisti, potrebbe contabilizzare una perdita di 160-170 milioni ai prezzi attuali) e dei piccoli azionisti. La strategia di Apollo sarebbe stata quella di comprare Carige, liberandola del fardello degli Npl, per poi rivenderla.

Di qui la levata di scudi contro gli americani in difesa della territorialità, e le indiscrezioni sui possibili piani alternativi. Progetti che, tuttavia, dovrebbero essere presentati entro un lasso di tempo molto breve, poiché la Bce ha chiesto a Carige un nuovo piano industriale entro il 31 maggio.

Un’ulteriore difficoltà nel rifiutare l’offerta di Apollo è rappresentata dal fatto che Francoforte è già a conoscenza della proposta, e l’Eurotower avrebbe raccomandato di prendere in considerazione l’offerta nell’interesse della banca. In questo scenario Apollo ha fatto trapelare che non punta a un’offerta ostile, ma è aperta a trattare e, soprattutto, l’offerta non avrà come fine la cessione di Carige a un istituto di maggiori dimensioni, ma la creazione di una banca con un ruolo da capofila nel processo di aggregazione. Un’ipotetica unione potrebbe riguardare, per esempio, alcune o tutte e quattro le good bank (Banca Etruria, Carichieti, Cariferrara e Banca Marche) per le quali Apollo aveva già avanzato un’offerta d’acquisto.

Gli americani sarebbero quindi in una posizione attendista e si starebbero preparando a trattare sull’unico punto negoziabile dell’offerta: l’haircut (la percentuale di svalutazione del valore nominale) dei crediti deteriorati, che è considerato eccessivo. Per i 3,5 miliardi di Npl, Apollo ha offerto 695 milioni di euro, pari in media al 17,6% del valore nominale dei crediti: l’8% per gli unsecured e il 25% per i secured.

Intanto il cda ha nominato Guido Bastianini amministratore delegato e ha costituito il comitato esecutivo, nominando membri elettivi i consiglieri Beniamino Anselmi (presidente), Sara Armella, Remo Angelo Checconi e Giampaolo Provaggi.

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