di Paola Valentini
Al primo posto nella classifica dei top manager di Piazza Affari più pagati del 2015 c’è Sergio Marchionne, che, da amministratore delegato di Fca , ha ottenuto un compenso totale di 10 milioni e come presidente di Cnh ha guadagnato oltre 2,6 milioni, tra stipendio, bonus e altre voci della retribuzione, per un totale di 12,7 milioni a fronte degli 8,6 milioni del 2014 (che non include il bonus una tantum da 24,7 milioni a seguito della fusione tra Fiat e Chrysler ).

Nel dettaglio bisogna specificare che per il 2015 il salario base di Marchionne nel gruppo automobilistico è stato di 3,6 milioni, affiancato da un premio di 6,29 milioni e da 126 mila euro in altri compensi. C’è anche da aggiungere che Marchionne ha ricevuto 4,32 milioni di azioni che sono condizionati al raggiungimento di determinati obiettivi aziendali e ulteriori 1,62 milioni di azioni alle quali può invece accedere in ogni momento e senza condizioni. Alla data del 26 febbraio Marchionne possiede 14,6 milioni di azioni Fca pari all’1,13% che valgono circa 100 milioni. Nel corso del 2015 il titolo Fca ha guadagnato circa il 35% in borsa ma ha visto ridursi i profitti mentre Cnh si è mantenuta sugli stessi livelli
Nella classifica elaborata da Milano Finanza sulla base delle relazioni sulla remunerazione già pubblicate e che mette in relazione i compensi con la redditività e la performance di borsa (vedere tabelle qui sotto e alle pagine 8 e 9), il manager italo-canadese è tallonato da Giovanni Battista Ferrario, direttore generale di Italcementi , con una retribuzione di 11,8 milioni, e da Carlo Pesenti, consigliere delegato della stessa Italcementi con 8,9 milioni.

Nel luglio dello scorso anno il gruppo Heidelberg Cement ha raggiunto un accordo con Italmobiliare , la finanziaria della famiglia bergamasca Pesenti, per rilevare la sua quota di controllo del 45% del gruppo del calcestruzzo. L’operazione ha fatto nascere così il secondo gruppo del cemento nel mondo, che avrà un socio di controllo tedesco. A far lievitare i compensi dei due manager di Italcementi , che ha chiuso il 2015 con una perdita di 110 milioni, sono stati i bonus. Nella relazione sulla remunerazione si sottolinea che il compenso di Ferrario comprende circa 10 milioni di incentivi che sono da erogare nel corso del 2016 (e una parte di questi è sottoposto a condizione sospensiva). Dallo stesso documento emerge che i premi monetari attribuiti a Carlo Pesenti ammontano a 7,7 milioni e 4,2 saranno versati quest’anno (anche in questo caso con sospensiva).
E, vista l’ondata di fusioni e acquisizioni che hanno come protagoniste aziende italiane, c’è da scommettere che sempre più manager si arricchiranno per le operazioni straordinarie.

Anche in un’altra azienda di famiglia, la Brembo dei Bombassei, i compensi variabili hanno avuto un ruolo rilevante.

Nel 2015 Alberto Bombassei, presidente del gruppo, ha ricevuto 5,2 milioni di cui 3,9 milioni relativi bonus.
A conti fatti, anche se la classifica dei top manager di Piazza Affari più pagati nel 2015 non è definitiva, visto che mancano all’appello alcuni grandi gruppi che ancora non hanno reso note le relazioni di remunerazione, già emergono quindi anche quest’anno emolumenti rilevanti per alcuni top manager. Il tutto senza considerare stock option e retribuzioni per cariche in altre società. Dall’analisi condotta da MF-Milano Finanza su oltre 250 nomi alla guida delle più importanti società quotate italiane risulta che il monte totale degli stipendi, tra parte fissa, variabile e buonuscite, è stato nel 2015 di circa 240 milioni contro i poco più dei 200 milioni del 2014. Questo dato non tiene conto delle stock option e delle stock grant, che in diversi casi raddoppiano il compenso. E se nel 2104 i bonus percepiti dai manager per aver realizzato operazioni straordinarie nell’azienda avevano rimpolpato le già ricche buste paga dei vertici, lo scorso anno a far lievitare le remunerazioni ci sono state anche buonuscite milionarie. È il caso ad esempio dell’ex direttore generale di Unicredit Roberto Nicastro (oggi alla guida delle quattro good bank salvate dal governo) cui è andata una liquidazione di 5,3 milioni di euro, per i suoi 18 anni nel gruppo. Di questi, 2,7 milioni sono stati pagati al momento dell’uscita il 30 settembre scorso, mentre i restanti 2,6 milioni saranno pagati nei prossimi cinque anni, in cash e in azioni, a condizione che «la banca mantenga adeguati requisiti di capitalizzazione e di liquidità, oltre ad altre clausole di malus», si legge nella relazione sulla remunerazione del gruppo. Lo stipendio erogato a Nicastro per i nove mesi di lavoro da general manager è stato invece pari a 1,795 milioni, a fronte degli 1,748 milioni di euro versati per l’intero 2014. Mentre l’ultimo compenso annuale di Mario Greco, dal 9 febbraio scorso ex ad e dg di Generali , è stato di 3,27 milioni, un dato in linea con il 2014.

Un’altra uscita eccellente è stata quella di Franco Moscetti che nell’autunno 2015 si è dimesso da direttore generale e amministratore delegato di Amplifon . Al manager è andato un compenso di 785 mila euro più 6,4 milioni di indennità di fine carica, per un totale di 7,185 milioni. Moscetti ha lasciato la poltrona di dg e ad il 22 ottobre 2015. Di soddisfazioni l’azione Amplifon ne ha date anche ai chi ci ha investito: il titolo nel 2015 ha registrato a Piazza Affari un rialzo del 63%.

Alle spalle di Moscetti, e al terzo posto tra i top manager che non hanno goduto di extra legati a bonus o buonuscite alle spalle di Marchionne e Bombassei, c’è l’ad di Cementir , Francesco Caltagirone jr, che si è assicurato 3,5 milioni.

Tra le banche non mancano casi da sottolineare. Come quello di Banca Carige , dove l’ad Piero Luigi Montani ha ricevuto un compenso di 1,257 milioni, mentre è pari a 473 mila euro il fair value degli strumenti finanziari relativo alla seconda tranche dell’incentivo differito una tantum per l’accettazione della carica e dei poteri assegnati all’ad il 4 maggio 2015. Si è trattato di una sorta di compenso di benvenuto, visto che Montani aveva rinunciato alla liquidazione quando nell’autunno 2013 si era dimesso da consigliere delegato di Bpm . Il titolo Carige nel 2015 ha perso il 24,7%. Dal canto sui l’ad di Mps Fabrizio Viola ha percepito nel 2015 un compenso di 557 mila euro (di cui 81,3 milioni riversati a Mps ) più 1,35 milioni per la poltrona di direttore generale, per un totale di oltre 1,9 milioni, in aumento rispetto agli 1,3 milioni dell’anno precedente. Mps ha riportato nel 2015 un utile netto di esercizio a circa 390 milioni, il primo utile dopo cinque anni, ma il titolo nei 12 mesi è sceso del 35%. (riproduzione riservata)
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