Il viaggio è appena iniziato ma la sensazione è che Poste Italiane riuscirà a mantenere anche in futuro la promessa di riconoscere agli azionisti un pay out di almeno l’80%, con una ricca cedola. Gli operatori di mercato hanno apprezzato i conti 2015 presentati martedì 22 e sono convinti che l’amministratore delegato, Francesco Caio, potrà rispettare gli impegni presi con il mercato durante la quotazione dello scorso ottobre di pagare agli azionisti buona parte degli utili.
I numeri 2015 di utile netto (552 milioni) e la cedola (34 centesimi) sono stati migliori delle attese, con un assegno di 287 milioni per l’azionista Tesoro (che detiene il 64%). Non solo grazie ai settori del risparmio e delle assicurazioni, pilastri portanti di Poste Italiane . Anche il riassetto del recapito, che pure soffre per il calo dei volumi, sembra ben impostato e i primi risultati iniziano a vedersi. I servizi finanziari hanno chiuso in particolare con un risultato operativo di 930 milioni, in crescita del 21% sull’anno precedente, grazie alla tenuta dei ricavi (5,7 miliardi) e alla sensibile riduzione dei costi operativi e in particolare di quelli commerciali riconosciuti dal Bancoposta (la divisione bancaria del gruppo) ai Servizi Postali e Commerciali di Poste Italiane . Anche i servizi assicurativi, grazie a Poste Vita, sono risultati in crescita con i premi che hanno raggiunto 18,2 miliardi, in aumento del 17%; esattamente lo stesso incremento registrato dal risultato operativo del settore (487 milioni). Così, tra risparmio e polizze, le masse gestite complessivamente dal gruppo postale alla fine dell’anno scorso avevano già raggiunto i 476 miliardi (+3%). Tanto che l’asticella dei 500 miliardi fissata da Caio come traguardo del Piano 2020 appare a portata di mano. A dare sprint, del resto, c’è anche l’accordo commerciale firmato a luglio con Anima Holding , di cui Poste ha comprato il 10% nell’ottobre scorso, che servirà a spingere l’acceleratore nel settore del risparmio gestito. E non solo. L’ad, presentando il bilancio 2015 agli analisti, ha anticipato che anche il 2016 è partito con una crescita di raccolta. Bancoposta non è stata colpita dalla crisi del settore bancario perché si tratta di una divisione che non effettuata attività di finanziamento nei confronti della clientela, ma si occupa esclusivamente di raccolta. Ha dunque zero prestiti non performing e requisiti patrimoniali ridotti. Caratteristiche che, in questo periodo, portano gli italiani a considerare le Poste Italiane sempre di più «un porto sicuro», dove mettere i propri risparmi, ha sottolineato l’amministratore delegato. Il nodo nel gruppo resta quindi quello del recapito, alla prese con il crollo di lettere e missive sostituite ormai da mail e social network, con un risultato operativo negativo per 568 milioni. Ma anche in questo ambito l’inversione di tendenza è partita: la riorganizzazione è stata ben avviata e i costi operativi l’anno scorso sono diminuiti del 4%, mentre le attività di corriere espresso e pacchi hanno registrato un aumento dei volumi del 12%. Caio, per rimettere in equilibrio il settore, punta proprio su quest’ultimo ambito, consolidando la quota di mercato e pronto anche alle acquisizioni. Oltre che sulla crescita dell’e-commerce che dovrà fare aumentare i profitti dei servizi finanziari, con le transazioni e le vendite di carte prepagate. Per rimettere in carreggiata i servizi postali si attendono poi gli effetti della ristrutturazione del servizio postale universale, partita ad ottobre con la reintroduzione della posta ordinaria e la progressiva introduzione della consegna a giorni alterni per il 25% della popolazione italiana, che avrà una fase due ad aprile. La sfida di Caio sarà resistere ai ricorsi davanti al Tar e alle opposizioni dei comuni. Giovedì 24 il ministro per gli Affari regionali, Enrico Costa, ha sottolineato le «criticità» di molti piccoli comuni coinvolti dalla consegna a giorni alterni. «Farò tutto quello che è nelle mie possibilità per individuare una soluzione», ha detto, lasciando addirittura intendere che la questione potrebbe finire alla Commissione Ue. (riproduzione riservata)
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