di Anna Messia
Appena lo 0,2% degli iscritti all’albo dei promotori finanziari (ora ridefiniti consulenti) ha ricevuto nel 2014 provvedimenti cautelari o sanzioni. In totale solo 37 persone. I rappresentanti di Anasf e Assoreti, chiamati ieri in audizione dalla commissione Finanze del Senato, sono stati concordi e allineati nel mostrare i punti di forza del modello distributivo dei consulenti finanziari rispetto al canale bancario tradizionale, che ha invece mostrato, anche recentemente, più di qualche carenza nella tutela del risparmio. «Le reti hanno sempre considerato gli oicr aperti (fondi e sicav, ndr) un prodotto strategico nella gestione dei risparmi dei clienti e ne hanno sempre sostenuto la domanda in risposta a un’adeguata analisi delle esigenze degli stessi, senza subire quelle pressioni dettate negli anni dalle congiunture economico-finanziarie, che hanno notoriamente condizionato l’attività del canale bancario tradizionale», ha dichiarato Matteo Colafrancesco, presidente di Assoreti, associazione che raccoglie le società che operano tramite consulenti, controllate prevalentemente da banche e assicurazioni.
Un aspetto, quello della libertà dai lacci del sistema bancario, che è stato messo a fuoco anche da Maurizio Bufi, il presidente dell’Anasf, associazione che rappresenta i promotori finanziari. «L’attività dei consulenti finanziari non è condizionata dai vincoli che interessano l’operatività bancaria», ha puntualizzato anche Bufi ricordando che negli ultimi anni il modello delle reti è anzi diventato un benchmark per il sistema bancario tradizionale che è alla ricerca di nuove soluzioni organizzative «per risolvere le criticità strutturali che da tempo lo affliggono». Insomma i consulenti finanziari sembrano immuni da scandali come quelli che hanno coinvolto di recente i bond bancari. «La nostra professione ha fatto propria la logica di servizio fondata sull’assetto personale della relazione con i risparmiatori», ha rincarato Bufi aggiungendo che si tratta di «una logica che, come si evince da alcuni recenti episodi, non pare invece essere assimilata ad altri settori del sistema bancario», Il riferimento è ovviamente agli scandali delle obbligazioni subordinate collocate presso i risparmiatori delle quattro banche del territorio salvate dal governo, ovvero Banca Marche, Carichieti, Banca Etruria e Cariferrara.
Ma c’è di più, ha aggiunto Colafrancesco. In ogni caso anche il rischio dell’attività svolta tramite consulenti finanziari è relativo, perché limitato e controllabile. «È limitato per definizione in quanto riconducibile al compimento di illeciti del singolo consulente finanziario e può quindi coinvolgere al più le masse dei clienti assistiti da tale consulente. Ben poca cosa rispetto alla crisi di una banca tradizionale», ha sottolineato il presidente di Assoreti davanti alla commissione del Senato riunita per un’indagine conoscitiva sul risparmio. Certo anche per i consulenti le sfide future non mancano. A partire dalla Mifid II, come anche il passaggio all’Organismo della categoria della funzione di vigilanza (prima di Consob), previsto dalla legge di stabilità 2016. (riproduzione riservata)
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