di Ester Corvi

Il ritorno della propensione al rischio è il primo effetto delle massicce misure di stimolo alla debole economia di Eurolandia annunciate giovedì da Mario Draghi, accolte con ottimismo dai listini che sono stati trainati dalle banche. Nella seduta di venerdì le borse hanno infatti messo a segno un rialzo del 3,5% (indice Eurostoxx 50), con Piazza Affari in evidenza (+4,8%).

Merito delle misure espansive che hanno superato le attese degli investitori rafforzando, come mettono in evidenza gli analisti del Credit Suisse «il sentiment del mercato, che si era mostrato fragile negli ultimi due mesi». L’impatto ritardato di un euro indebolito sugli utili dell’Eurozona dovrebbe inoltre diventare pienamente visibile quest’anno, fornendo un ulteriore supporto alle performance azionarie. Fra i titoli favoriti ci sono i finanziari, con il prima fila gli istituti di credito e, come fanno notare gli specialisti di Bank of America-Merrill Lunch, anche le società industriali che garantiscono un alto dividend yield, visto che i rendimenti dei corporate bond sembrano destinati a scendere. Se gli incentivi aumentati alle banche si tradurranno in maggiori prestiti alle imprese, si verificherà inoltre l’auspicata ripresa degli investimenti. In questo caso, spiegano gli esperti di Ubs, ci sono settori più sensibili di altri (il tecnologico, i trasporti e le utility) e azioni che ne traggono maggiori benefici, come Valeo, Siemens , Legrand ed Enel (vedere la tabella pubblicata in questa pagina).
Tornando alle banche, gli analisti del Credit Suisse, sono più positivi rispetto alla scorsa settimana perché «il comparto potrebbe registrare un certo sollievo rispetto ai peggiori timori sulla redditività, dopo che Draghi ha indicato uno spazio limitato per un ulteriore taglio dei tassi». La performance deludente del settore da gennaio è stata in parte dovuta all’accentuata recessione globale e ai timori di tassi di interesse negativi, ma la nuova serie di operazioni di rifinanziamento a più lungo termine (Tltro) decisa dalla Bce fornirà liquidità a più lungo termine al sistema bancario dell’Eurozona. In dettaglio, per gli esperti di Deutsche Bank i titoli bancari con il maggiore potenziale di crescita sono Bnp Paribas , Credit Agricole , Danske, Ing e Nordea. Anche Yves Maillot, responsabile dell’azionario europeo di Natixis Asset Management, è ottimista sugli istituti di credito. Fa infatti notare che «in assenza di shock di mercato come la Brexit, le mosse della Bce dovrebbero aiutare la zona euro a ritornare sul percorso di crescita a metà 2016». Inoltre grazie alle nuove operazioni di Tltro e al taglio dei tassi ai quali le banche possono prendere a prestito liquidità dalla Banca centrale, la Bce sta agevolando le condizioni degli istituti finanziari, mentre l’inclusione delle obbligazioni corporate investment grade può aiutare il meccanismo di trasmissione della politica monetaria verso l’economia reale. Quanto agli effetti a medio termine, «è certo che il settore bancario è un target chiaro delle decisioni della Bce. I titoli bancari mostreranno quindi le migliori performance nel medio termine» conclude il gestore.

La revisione al ribasso della stima sull’inflazione della Bce suggerisce che il Qe proseguirà almeno fino al settembre 2017, mentre i tassi dovrebbero restare negativi fino alla fine del 2019. Ma tutto questo, a parere di Eric Chaney, responsabile ricerca di Axa IM, potrebbe non bastare: «l’ultima manovra di Draghi dovrebbe avere un buon impatto nel breve, ma per quanto riguarda l’outlook di medio periodo per i mercati azionari è necessario un recupero degli utili, visto che le valutazioni dei titoli sono relativamente alte». Sono dello stesso avviso gli analisti di Morgan Stanley che, pur giudicando la manovra della Bce più aggressiva delle attese, continuano a essere prudenti sulle azioni europee. In termini assoluti i multipli borsistici sono elevati (prezzo/utile 2016 di 15,8) e le recenti iniziative di politica monetaria difficilmente cambieranno il trend negativo degli utili. Se poi l’euro non dovesse indebolirsi nei prossimi giorni, aumenterebbero i timori degli investitori sulla capacità delle banche centrali di influenzare i mercati finanziari. Fra gli istituti di credito che giudicano meglio impostati ci sono Abn, Bankia, Bnp , Danske, Intesa San Paolo, Lloyds, Rbs e Unicredit . Anche gli specialisti di Bernstein mettono in guardia, passata l’euforia iniziale, sul rischio di una revisione al ribasso (-30%) delle stime sugli utili delle banche nei prossimi mesi, ma assegnano potenzialità superiori alla media (rating outperform) a Intesa Sanpaolo , Bbva e Standard Chartered. (riproduzione riservata)
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