di Stefania Peveraro
Gran regalo di Mario Draghi alle aziende europee per via della decisione, presa ieri dal presidente della Bce, di ampliare il programma di acquisti di bond alle emissioni obbligazionarie delle società non finanziarie con rating investment grade e con sede nell’area euro e di aumentare l’importo mensile degli acquisti da 60 a 80 miliardi di euro.
Gli acquisti partiranno alla fine di giugno (alla fine dello scorso febbraio in portafoglio alla Banca Centrale Europea c’erano poco meno di 775 miliardi di euro di bond tra titoli di Stato, covered bond e titoli di cartolarizzazioni acquisiti nell’ambito del Quantitative easing).
Contemporaneamente, però, banche e assicurazioni europee avranno i loro problemi a reggere un contesto in cui i tassi di riferimento, sempre ieri, sono stati portati a zero. Non a caso in un tweet mandato in rete poco prima dell’annuncio di Draghi, Ver Capital sgr, specializzata nell’acquisto di corporate bond e loan, ieri aveva scritto: «Positivi sui corporate euro mentre un ulteriore taglio dei tassi potrebbe impattare in maniera negativa su banche e assicurazioni».
Infatti i mercati azionari, dove il peso dei titoli finanziari quotati è preponderante, hanno festeggiato solo per pochi minuti ieri dopo la conferenza stampa della Bce. La stessa cosa è avvenuta per il cambio euro-dollaro. Per contro il mercato obbligazionario, pur a sua volta ritracciando verso la fine della seduta, ha mantenuto un tono più positivo, perché in tutta Europa la percezione del rischio di credito corporate è crollata, con gli indici iTraxx di Markit sui crediti default swap che hanno registrato discese verticali. In particolare, l’indice Crossover, che monitora i bond corporate high yield più liquidi, è sceso sotto quota 340 punti base dai 380 di inizio mattinata per poi chiudere a 356. Lo spread sui Cds sul debito di corporate investment grade è sceso a sua volta a 80 punti base dagli oltre 90 di inizio mattinata, per poi chiudere a 85.
L’ottimismo per il momento si è registrato anche sul fronte delle banche, visto che anche per gli istituti di credito si riduce il costo del finanziamento, in particolare sui titoli subordinati. Così l’indice senior financial di Markit è sceso a sua volta a 85 punti dai 98 dell’apertura, per poi chiudere a 92. Infine, l’indice dei Cds sui subordinati bancari era sceso a 190 punti base dai 225 dell’apertura, per poi chiudere a 201.
Per il dei bond coporate la decisione della Bce «è sicuramente positiva, ma in ogni caso il programma partirà solo tra qualche mese e bisognerà vedere come verranno ripartiti gli acquisti», ha commentato Luca Cazzulani, strategist di Unicredit .
Ma quali bond potranno essere accreditati per essere inclusi nel paniere Bce? Un’indicazione può essere quella dell’elenco dei bond corporate individuati dal Tesoro per stabilire il prezzo della Gacs, la garanzia pubblica a supporto delle tranche senior di cartolarizzazioni di non performing loans. In quello schema (escludendo i bond di emittenti finanziari) ci sono Acea , Atlantia , Enel , Eni , Finmeccanica e Telecom Italia , ma si tratta ovviamente di un elenco non esaustivo. In ogni caso, ieri il bond Eni (rating A3/A-/A) a scadenza febbraio 2026 cedola 1,5% aveva raggiunto quota 98 centesimi poco dopo la conferenza stampa di Draghi, per poi crollare a 96 e chiudere a quota 97, cioè al livello dal quale era partito in mattinata.
Un ultimo appunto proprio in tema di non performing loans: molti addetti ai lavori si aspettavano che Draghi inserisse anche le tranche senior (con rating investment grade) di cartolarizzazioni di npl nell’elenco dei titoli eleggibili per essere portati come garanzia alla Bce nelle operazioni di rifinanziamento. Invece di ciò ieri il presidente Bce non ha fatto cenno. (riproduzione riservata)
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