di Anna Messia

Le elezioni negli Stati Uniti e soprattutto il rischio di Brexit nel Regno Unito potrebbero pesare sulla fiducia delle imprese nel 2016, colpendo due Paesi che nel 2015 hanno registrato performance migliori rispetto a quelle della zona euro. Rischi che, insieme alle minacce che arrivano dal terrorismo, portano Coface, leader mondiale nell’assicurazione del credito, a essere cauto nella consueta analisi sull’evoluzione dei rischi Paese appena presentata a Parigi. «La prudenza si impone nell’evoluzione dei rischi Paese nel 2016», hanno detto in Coface, «perché in un contesto di crescita mondiale debole, prevista al 2,7% dopo il 2,5% del 2015, si prevede che i rischi emersi l’anno scorso persisteranno quest’anno». In particolare ci sono tre trend che dovranno essere monitorati: per le economie avanzate le fonti di preoccupazione arrivano dalla volatilità dei mercati finanziari, dal ribasso del prezzo del petrolio e dal rallentamento cinese, spiegano da Coface. Il Giappone, per esempio, è tra le potenziali vittime del rallentamento cinese, più marcato rispetto alle aspettative, poiché il 18% delle esportazioni è destinato proprio alla Cina. «Una crescita debole, un rischio persistente di deflazione e l’indispensabile consolidamento delle finanze pubbliche spiegano la messa sotto sorveglianza negativa della valutazione A1 del Paese», aggiungono dalla società. Il Giappone resta quindi da considerare un Paese «a rischio molto basso», ma da monitorare. Mentre nei Paesi emergenti, oltre alla lenta crescita, Coface consiglia di tenere in considerazione l’aumento dell’indebitamento delle imprese, colpite dalle politiche monetarie espansive e dal crollo delle materie prime. Ma, tra tanti moniti, dall’analisi del rischio Paese di Coface è emerso anche un elemento positivo e riguarda l’Italia. Nella zona euro la situazione sta migliorando gradualmente, come testimoniano le statistiche di insolvenze in Francia, Germania e Italia. Coface ora guarda con ottimismo proprio alla Penisola. «La crescita italiana sarà favorita dalla domanda interna che beneficerà del ritorno di fiducia e dei progressi in termini di riforme strutturali». Un trend positivo che ha portato il colosso dell’assicurazione del credito a mettere sotto osservazione positiva la valutazione B dell’Italia, che per ora resta però un Paese dove c’è una «significativa probabilità di fallimento delle imprese». (riproduzione riservata)

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