Anche se ci vorranno ancora mesi prima che la corrente El Niño raggiunga il suo punto massimo nell’Oceano Pacifico, non significa che sia troppo presto per parlare di La Niña.

La Niña, a volte ritenuta l’esatto opposto di El Niño, è una corrente che causa un raffreddamento delle acque del Pacifico equatoriale e sballa i modelli meteorologici di tutto il mondo.

La National Oceanic and Atmospheric Administration considera entrambi i fenomeni nient’altro che “fasi opposte di un ciclo naturale e occorrente.”

Secondo l’University Corporation for Atmospheric Research di Boulder, Colorado, mentre La Niña si sta formando per conto proprio, El Niño è nella sua fase finale e sta per raggiungere il suo punto massimo.

Nell’Oceano Pacifico avviene questo fenomeno di “rimbalzo” che compensa il calore portato da El Niño. Le probabilità che si verifichi una La Niña subito dopo un El Niño sono esattamente le stesse di un tramonto dopo una lunga notte oscura. C’è sempre la possibilità che la mattina dopo sarà nuvolosa, o che ci sarà un’eclissi.

“Stanno aumentando le possibilità che una La Niña segua un El Niño di grande entità,” ha affermato durante un’intervista giovedì scorso Michelle L’Heureux, ricercatrice all’U.S. Climate Prediction Center. “Questo però non significa che succederà anche questa volta,” ha affermato.

L’Australian Bureau of Meteorology ha affermato che l’attuale El Niño sia più forte di quello del 1997, che è stato un fenomeno record, e che durerà dopo la fine dell’anno, iniziando la sua fase di declino solo nel 2016.

Nessuna previsione

Per ora, l’U.S. Climate Prediction Center di College Park, Maryland, non prevede una La Niña subito dopo questo El Niño. La previsione più attendibile è che, dopo che El Niño si sarà gradualmente indebolito nella primavera dell’Emisfero Boreale, la temperatura dell’Oceano Pacifico ritorni ad uno stato neutrale tra i sui massimi caldi e freddi.

La previsione meteorologica pubblicata giovedì scorso dall’U.S. Climate Prediction Center e dall’International Research Institute for Climate and Society al Lamont Campus della Columbia University a Palisades, New York, rileva che da maggio a luglio 2016, ci sarà più del 50% di possibilità che le temperature delle acque del Pacifico rimangano neutrali e più del 30% che continui l’attività di El Niño.

Le probabilità di una La Niña sono inferiori al 10% nel periodo aprile-giugno e del 16% per maggio-luglio.

Quindi?

Cosa succederebbe se La Niña si verificasse? Quale sarebbe la peggiore conseguenza?

Gran parte della zona agricola degli Stati Uniti tende a seccarsi durante La Niña. La grande siccità nel Midwest tre anni fa è arrivata in un periodo di temperature fredde del Pacifico che iniziarono alla fine del 2010 e che sono persistite fino all’inizio della primavera del 2012.

Ci può essere, inoltre, un aumento dell’attività degli uragani nell’Atlantico, perché il wind shear che durante El Niño di solito li tiene a bada è spesso assente con La Niña. Parti del Brasile, nord Australia e Indonesia possono subire più precipitazioni della norma.

Nelle registrazioni dell’U.S. Climate Prediction Center, El Niño del 1991-92 fu seguito dal ritorno delle temperature del Pacifico quasi del tutto al loro stato neutrale, prima di riscaldarsi di nuovo nel 1994-1995.

El Niño del 1997-98 è stato seguito da una La Niña, e il Pacifico ha mantenuto una temperatura più fredda del normale per diversi anni.

Al contrario, La Niña del 2010-2011, verificatasi dopo un El Niño, è stata seguita da un’altra La Niña l’anno successivo.

Quindi, mentre l’attuale El Niño raggiunge il suo punto massimo, potrebbe non essere una brutta idea quella di considerare cosa potrebbe accadere prossimo anno. Tuttavia, L’Heureux ha affermato che i modelli usati per prevedere questi eventi a volte hanno difficoltà passare da una situazione all’altra, e nessuno dovrebbe credere che il futuro sia già preannunciato.