Gli attuari prendono posizione contro la norma, aggiunta al testo del DDL Concorrenza nel corso del dibattito parlamentare, che di fatto escluderebbe quasi totalmente dall’assicurazione auto la variabile territoriale tra quelle rilevanti nella determinazione della tariffa. Il premio annuale tenderà infatti a uniformarsi progressivamente su valori inferiori alla media per la grande maggioranza degli assicurati: infatti, tenuto conto dei valori della frequenza sinistri che oggi si registrano (inferiore al 6% su base nazionale), nonché della quota di sinistri che per vari motivi non vengono valorizzati sull’attestato di rischio, si può facilmente stimare che gli assicurati senza “sinistri” da almeno 5 anni siano attualmente non meno del 75-80% del totale e, quindi, che la maggioranza dei sinistri sia comunque provocata da assicurati definiti “virtuosi” in base a tale elemento di valutazione.
Ma l’effetto sarà anche un aumento per gli automobilisti virtuosi residenti nelle aree territoriali dove il rischio è minore e che proprio per questo oggi pagano meno, per compensare la riduzione degli altrettanto virtuosi residenti nelle zone a maggior rischio che oggi pagano di più.
“Con la nuova norma – afferma Giampaolo Crenca, presidente del Consiglio Nazionale degli Attuari – si tende ad eliminare uno dei parametri più significativi, quello legato al territorio, ai fini della tariffazione nel ramo RC auto; parametro da sempre utilizzato proprio perché ritenuto altamente predittivo del rischio, oltre che di facile e certa reperibilità. Il tutto in nome di un malinteso senso di giustizia che vorrebbe rendere ogni fazzoletto d’Italia uguale a tutti gli altri, quando invece palesemente non lo è, né per l’assicurazione auto né per mille altri fattori evidenti nella vita di tutti i giorni”.
Gli attuari sottolineano in una nota che l’assicurazione auto non è una tassa, ma si paga per garantire i danni prodotti dagli incidenti stradali. Questi dipendono da imprudenza, imperizia, negligenza, qualità della rete stradale e dei veicoli, condizioni del traffico, condizioni meteorologiche, propensione al rispetto del codice della strada, efficienza delle misure di prevenzione e repressione e molti altri fattori fra cui anche, ma in misura certo molto minoritaria, le frodi, fenomeno che peraltro è rilevante solo in poche e ben circoscritte aree territoriali. Dalla nuova norma in discussione non ci si può certo attendere una riduzione degli incidenti e quindi dei risarcimenti (nemmeno quelli dovuti alle frodi), né di conseguenza del fabbisogno complessivo. Quindi, dal momento che sicuramente qualcuno pagherà di meno, giocoforza qualcun altro dovrà pagare di più per garantire il gettito complessivamente necessario a coprire il costo dei sinistri. Penalizzati sarebbero in questo caso gli assicurati indenni da almeno 5 anni residenti nelle regioni dove il rischio è minore (unico motivo per cui oggi pagano meno degli altri), e tutti quelli che non sono indenni da almeno 5 anni. Non solo: pagherebbero di più anche gli automobilisti residenti in zone a basso rischio all’interno di regioni mediamente ad alto rischio. La latitudine non c’entra: basti pensare, solo per fare qualche esempio, che il premio medio di Cosenza è in generale molto più vicino a quello di Milano che non a quello di Reggio Calabria, che quello di Benevento è molto inferiore a quello di Napoli, ma anche di Bologna o Firenze, e così via. Ciò avviene perché la base dati statistica utilizzata ai fini della determinazione della tariffa fa riferimento alle province e molto spesso anche ai comuni o a gruppi di comuni, cioè ad aree territoriali molto più circoscritte delle regioni, proprio con l’obiettivo di individuare quelle effettivamente omogenee rispetto ai fattori di rischio citati.
Effetti ancora più stravaganti possono verificarsi se, per avere diritto a questo “sconto su base regionale”, sarà necessaria la presenza della “scatola nera” poiché evidentemente vi sarà, nelle regioni dove il premio è superiore alla media nazionale, un ulteriore ottimo motivo per installarla oltre a quelli, già previsti in altri articoli del DDL concorrenza, di uno sconto minimo (anch’esso stabilito da IVASS) e dei costi di gestione a totale carico dell’impresa: ulteriori elementi che da un lato riducono i premi disponibili per far fronte al fabbisogno, dall’altro aumentano il fabbisogno stesso (alla voce caricamenti per spese di gestione) senza che come corrispettivo ci si possa attendere altrettanti risparmi sul fronte dei sinistri (infatti ad essere controllati saranno automobilisti già identificati come “virtuosi”).
Intanto, secondo il ministro dello sviluppo economico Federica Guidi “Tutto può essere migliorato. Abbiamo davanti alcune settimane che possono essere usate proficuamente per rendere ancora più incisivo il testo, anche in considerazione della necessità di inserire armonicamente i provvedimenti in esame nel quadro del diritto europeo”.
Lo ha detto in commissione Industria del Senato sul Ddl concorrenza su cui mercoledì è iniziato l’esame, aggiungendo che “il Governo è aperto sia alla miglior definizione delle norme già previste, sia, eventualmente, a valutare l’introduzione di ulteriori misure che rendano il Ddl ancora più’ incisivo”. Il Ministro ha specificato che, in materia di Rc auto, l’adozione di tabelle per il risarcimento delle macrolesioni uniformi su tutto il territorio nazionale “è un intervento atteso da anni e particolarmente complesso: di conseguenza, qualunque intervento migliorativo da parte del Senato è benvenuto”. Analogamente, per quanto riguarda la scatola nera a bordo delle auto, “sulle modalità applicative della scontistica obbligatoria è forse opportuno un approfondimento”, anche con il contributo dell’Ivass.
Guidi ha ricordato che, “secondo le stime contenute nel Programma nazionale di riforma e condivise dalla Commissione Europea, l’approvazione del disegno di legge, come licenziato dal Governo, può rappresentare uno stimolo alla crescita quantificabile nello 0,4% del Pil nel breve termine e nell’1,2% nel lungo termine”. Inoltre, “il Ddl intende portare nuove opportunità di investimento, nuova occupazione, nuova libertà di scelta per i consumatori” e, ha sottolineato il ministro, “la forte resistenza di molte lobby certifica che abbiamo effettivamente messo in discussione alcune posizioni di rendita”. Guidi ha poi ricordato che questa legge è la prima di provvedimenti annuali che saranno adottati pro-concorrenza e questa, assieme agli altri provvedimenti del Governo, rappresenta la via italiana verso la crescita.