La crisi dei mercati borsistici cinesi potrebbe, peggiorando, causare problemi ai bilanci di assicuratori e riassicuratori secondo Ernst & Young.
In una recente intervista rilasciata a L’Argus de l’assurance Pierre Planchon, responsabile del settore di EY ne ha spiegato i motivi.
Planchon ha spiegato che sebbene il comparto riassicurativo sia normalmente non collegato direttamente alla situazione ecoomica generale, la qualità dei risultati tecnici delle compagnie è invece influenzata dai grandi eventi catastrofici e dai rischi emergenti.
Nel caso avvengano l’offerta riassicurativa diminuisce, i prezzi rincarano e migliorano i risultati tecnici. Quando questa redditività attira nuovi investitori e nuove capacità i prezzi cominciano a calare.
Nel contesto della crisi cinese, il rallentamento annunciato dell’economia cinese da diversi trimestri non ha impatto diretto sui risultati tecnici delle compagnie.
L’esposizione delle compagnie sui mercati asiatici potrebbe comunque intaccarne i bilanci?
Sulla parte finanziaria i riassicuratori applicano in relazioni ai loro obblighi normativi e a regole di buona gestione, un principio di congruenza tra i loro investimenti e i loro impegni in una zona economica. Quindi gli asset asiatici non copriranno gli impegni presi negli USA o in Europa o viceversa.
La Cina , nonostante la crescita vertiginosa degli ultimi anni, rappresenta una piccola percentuale dei premi di assicurazione e riassicurazione, cosa che non può mettere in discussione i rendimenti attesi nei bilanci mondiali 2015.
Inoltre gli investimenti in azioni cinesi dei riassicuratori restano marginali. Inoltre per essere contabilizzate nei risultati le perdite registrate devono essere a lunga durata e non è questo il caso.
Corre il pericolo di un “contagio” sugli altri paesi emergenti?
Secondo EY è solo sul volume d’affari dei riassicuratori che la crisi cinese può avere un effetto di contagio sugli altri paesi emergenti, in particolare nei rami danni, che sono i più colpiti dalla crisi economica, tanto è vero che i gruppi internazionali hanno la tendenza ad investire nei rami danni in altri paesi, come Africa e America del sud.