Rimangono ancora al palo i consumi delle famiglie, frenano gli investimenti delle aziende e si congela la liquidità delle banche: crescono, così, di oltre 80 miliardi di euro le riserve, cioè il denaro lasciato nei depositi e nei conti correnti.
E’ quanto si apprende dall’analisi del Centro studi di Unimpresa, basato sui dati della Banca d’Italia, sull’andamento delle riserve italiane da giugno 2014 a giugno 2015 dal quale emerge che nell’ultimo anno i salvadanai delle aziende, dei cittadini, degli istituti di credito, delle onlus, delle assicurazioni e dei fondi pensione sono aumentati, complessivamente, da 1.477 miliardi a 1.558 miliardi in crescita di 80 miliardi (+5%). Per le famiglie l’incremento dei tesoretti e’ pari a 15 miliardi (+1,7%) e per le aziende a 14 miliardi (+7%), mentre le banche, che continuano a tenere serrati i rubinetti dei prestiti (in calo di 7 miliardi), la liquidità e’ cresciuta di quasi 52 miliardi (+16%).
“Anni di austerity e tasse, a cui bisogna porre fine, senza bluff e false promesse – ha dichiarato il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi – hanno prodotto anche questo assurdo risultato: le famiglie non spendono più e preferiscono lasciare i soldi in banca, magari per far fronte a nuove stangate fiscali o imprevedibili onde lunghe della recessione. E’ un effetto perverso del rigore: anche se i soldi ci sono non circolano, i consumi ristagnano e la ripresa fatica a crescere a doppia cifra”.