Anche se la famosa conferenza United Nations Climate Change, COP21 o CMP11, si terrà solo a dicembre, sembrano circolare sempre più notizie sul tema del cambiamento climatico.
Oltre ai titoli di testate giornalistiche che attirano l’attenzione del pubblico e al sempre più crescente numero di personaggi famosi che si interessano alla questione, di recente sembrano essere aumentate le pubblicazioni di report e di studi riguardanti il cambiamento climatico.
Lo scorso mese la londinese Lloyd’s ha pubblicato un report, “Food System Shock: The Insurance Impacts of Acute Disruption to Global Food Supply,”, che tratta di una questione difficile, ossia il potenziale impatto del cambiamento climatico sulla produzione e fornitura di prodotti alimentari.
Il report afferma che uno shock in qualsiasi punto della catena di rifornimento alimentare di scala globale potrebbe innescare un aumento significativo delle richieste di risarcimento in molteplici segmenti assicurativi, tra cui terrorismo e violenza politica, rischio politico, interruzione dell’attività, marina e aeronautica, agricoltura, e responsabilità per danno da prodotto.
Sebbene il report abbia evidenziato altri fattori che potrebbero contribuire a causare uno shock nel sistema alimentare globale, il cambiamento climatico rappresenta ancora una gran incognita e una potenziale minaccia.
“Nonostante ci sia molta incertezza riguardo all’esatto impatto del cambiamento climatico sulla produzione di generi alimentari a livello mondiale per i prossimi decenni, c’è un consenso generale sul fatto che nel complesso gli effetti saranno negativi,” ha affermato il report. “Un aumento dell’intensità e della frequenza di eventi climatici estremi, come alluvioni, siccità e incendi boschivi, associato ad un incremento delle condizioni che contribuiscono alla diffusione e alla persistenza di parassiti e di malattie agricole, potrebbe avere un effetto destabilizzante sulla produzione di cibo a livello mondiale.
Questo fatto è ulteriormente aggravato dal crescente problema della carenza idrica, che sta aumentando ad un ritmo tale che entro il 2025 due terzi della popolazione mondiale potrebbe vivere in condizioni di stress idrico.”
Anche Swiss Re ha pubblicato numerosi report sul cambiamento climatico. Uno degli ultimi, “Natural catastrophes and man-made disasters in 2014: convective and winter storms generate most losses,” pone l’attenzione sulle 189 catastrofi naturali che si sono verificate durante il 2014 e rileva che, nonostante il record di catastrofi naturali registrate in un solo anno, il totale annuale delle vittime causate dai disastri naturali è stato uno dei più bassi mai registrati finora.
Il report ha attribuito il basso numero di vittime complessive all’attuazione di efficaci misure di resilienza e ai miglioramenti realizzati nei sistemi di allerta precoce e nella preparazione alle emergenze.
“In futuro i progressi raggiunti nel rafforzamento della resilienza, a livello della prevenzione locale e delle misure di mitigazione, sarà una variabile fondamentale per il calcolo del numero totale delle potenziali vittime causate dalle catastrofi naturali, in particolar modo se il cambiamento climatico porterà a sempre più frequenti eventi climatici estremi,” dichiara il report.
Della questione del cambiamento climatico hanno trattato, oltre ai report di carattere assicurativo, anche numerosi documenti, pubblicazioni e autorità.
Una recente pubblicazione, “The Longest Conflict: Australia’s Climate Security Challenge,” riguarda la strategia di difesa del territorio australiano ed evidenzia le conseguenze della pressione umana sull’ambiente, che rappresenta un rischio di sicurezza significativo per il paese.
Il report elenca le conseguenze del cambiamento climatico, degli eventi climatici estremi e della pressione umana sull’ambiente e considera tutti questi tre fattori un grave rischio per la sicurezza ambientale australiana, inferiore solo al rischio di terrorismo.
Un report del Nippon Foundation, “Predicting Future Oceans: Climate Change, Oceans & Fisheries,” rileva che in futuro il rifornimento globale di prodotti ittici subirà “notevoli alterazioni” a causa del cambiamento climatico, del depauperamento delle risorse ittiche e della distruzione dell’habitat, se nel frattempo non verrà intrapresa alcuna azione preventiva.
La United States Environmental Protection Agency ha pubblicato un report che quantifica i benefici apportati all’economia, alla salute e all’ambiente della riduzione dell’inquinamento globale da carbonio.
“Climate Change in the United States:Benefits of Global Action,” offre due prospettive per il futuro: la prima prevede “un intervento globale significativo nei confronti del cambiamento climatico,” e l’altra no.
Il report mostra che nello scenario raffigurato dalla prima ipotesi, entro il 2100 negli Stati Uniti si potrebbe raggiungere un risparmio superiore a 7 miliardi di dollari all’anno solo con una buona manutenzione delle infrastrutture. In un futuro che non prevede la riduzione dei gas ad effetto serra, invece, i danni stimati dall’aumento del livello dei mari e dalle ondate di tempesta sulle proprietà costiere negli Stati Uniti continentali entro il 2100 potrebbero raggiungere i 5 trilioni di dollari stimati.
La maggior parte dei report contenevano notizie preoccupanti -questo espediente permette sia di rendere la lettura più scorrevole sia di aiutare a rafforzare l’opinione dell’autore, qualunque essa sia- ma, di recente, una delle previsioni più spaventose è stata fornita da uno studioso di sicurezza internazionale, Nafeez Ahmed, che ha annunciato la possibilità che entro il 2040 l’intera civiltà possa collassare.
Fonte: Insurance Journal