Le principali banche e compagnie assicurative del mondo sono state costrette a rivedere i propri modelli di business, come conseguenza delle rapide incursioni da parte di start-up “fintech” molto intelligenti, che stanno rimodellando ciò che i clienti e le aziende si aspettano dai servizi finanziari.
Il report del World Economic Forum, fondazione senza fini di lucro con sede in Svizzera che organizza il summit tra esponenti di primo piano della politica e economia internazionale a Davos ogni gennaio, rileva che maggiori perturbazioni sono in serbo per molte aziende che un tempo vantavano servizi finanziari altamente redditizi.
Lo studio, che si basa su 15 mesi di interviste e laboratori che hanno coinvolto dirigenti appartenenti sia alle istituzioni finanziarie che alle start-up fintech, concorda con molti altri report rilasciati di recente sul fatto che la tecnologia si stia facendo un varco nel settore dei servizi finanziari, come ha già fatto in segmenti come viaggi e intrattenimento un decennio fa.
Per esempio, nella gestione degli investimenti, i cosiddetti “robo-advisors” hanno iniziato ad automatizzare le funzioni di consulenza sanitaria, introducendo relazioni face-to-face e canali di distribuzione brevettati.
Un esempio di questa recente tendenza è l’assegnazione da parte delle autorità di regolamentazione del Regno Unito della licenza bancaria ad Atom, un’istituzione “senza filiali, senza titoli di credito” alla quale i clienti possono accedere solo tramite dispositivi cellulari o tablet.
Nel frattempo anche Amazon.com sta espandendo un piccolo programma di prestiti in Cina, India e Europa.
“Le compagnie che si occupano di tecnologia finanziaria stanno lanciando piattaforme online, hanno una piccola base di capitale e fanno un uso strategico dei dati per attirare velocemente clienti e rendimenti,” ha affermato R. Jesse McWaters, principale autore del report.
Secondo il report, gli investimenti crescenti nelle start-up fintech a livello globale rappresentano una sfida crescente per gli attori del mercato già consolidati: lo scorso anno sono stati investiti nel settore fintech 12.2 miliardi di dollari, più del triplo del totale raggiunto nel 2013.
I banchieri, che un tempo pensavano che la regolamentazione finanziaria rappresentasse una barriera all’ingresso di nuovi attori nel mercato, stanno assistendo al crescente inserimento delle rivali compagnie fintech nelle zone più redditizie del business, evitando i mercati soggetti a regolamentazione, ha affermato Huw van Steenis, capo dell’unità European Bank Research a Morgan Stanley, che ha contribuito al report.
Nel frattempo la sovrabbondanza di piattaforme di prestito presenti sul mercato probabilmente renderà più difficile alle banche e alle compagnie di credit scoring ottenere una prospettiva accurata dell’affidabilità creditizia degli individui.
Secondo quanto rilevato dal report, nonostante le sfide al settore bancario siano sempre più imminenti, le compagnie assicurative potrebbero dover affrontare peggiori minacce nel lungo termine, in quanto la gran quantità di dati inseriti online introducono nuovi tipi personalizzati di assicurazione sanitaria, sulla vita ed RC auto, che mirano a sostituire il modello di rischio finanziario mutualizzato che è sempre stato un perno del settore.
Il report, intitolato “The Future of Financial Services: How disruptive innovations are reshaping the way financial services are structured, provisioned and consumed” si può trovare sul sito http://bit.ly/1KkEXj0.