L’Italia è il quarto maggiore paese europeo, sia in termini di produzione economica che di popolazione. Attualmente, il Paese si trova di fronte a sfide di grande portata. In campo economico, la produttività ristagna oramai da 15 anni e l’economia è stata in recessione per tre anni consecutivi.

In aggiunta, l’intero territorio è esposto ad una serie di rischi naturali, tra cui terremoti, eruzioni vulcaniche, tsunami, esondazioni, inondazioni, frane e colate di fango.

“Recenti terremoti e disastri idrogeologici hanno causato vittime e notevoli perdite economiche, ancora più rilevanti se si includono i danni ai tesori artistici e culturali, di cui l’Italia è ricchissima”, dice Carlo Coletta, CEO di Swiss Re Italia. “La gran parte del patrimonio abitativo non è resistente all’attività sismica e si è continuato a costruire case in aree ad alto rischio d’inondazione”.

L’assicurazione viene riconosciuta oggi come parte integrante del sistema di gestione del rischio di calamità naturali. L’Italia ha una lunga tradizione assicurativa: il primo contratto assicurativo conosciuto al mondo venne rinvenuto a Genova, nel 1347. Tuttavia, questo spirito pioneristico non ha ancora trovato piena applicazione.

Nonostante un’alta esposizione al rischio, la penetrazione assicurativa contro il rischio di calamità naturali in Italia e tra le più basse tra i paesi industrializzati.

 

Storicamente, la gran parte delle perdite provocate dalle calamità naturali è stata coperta dal governo italiano, tramite finanziamenti ex post, spesso rendendo necessari aumenti delle tasse o riallocazione di fondi da altri programmi statali. La recente crisi finanziaria e il prolungato ristagno economico hanno ridotto la capacità del governo di agire come “assicuratore di ultima istanza”. Al diminuire della capacità di spesa dello stato, i privati e le imprese si trovano sempre di più a gestire autonomamente la loro esposizione al rischio.

L’Italia oggi affronta un significativo deficit di protezione (“protection gap”) del rischio catastrofale, particolarmente per il patrimonio abitativo. A tale fine, il governo è chiamato a fare di più per aumentare la resilienza e promuovere tra la popolazione una cultura di preparazione al rischio, mentre gli assicuratori sono a loro volta chiamati a giocare un ruolo maggiore nello sviluppo di un’efficiente strategia di finanziamento del rischio naturale.

Le compagnie assicurative devono sviluppare prodotti che i privati possano comprendere e conseguentemente essere incentivati a comprare, per gestire la loro esposizione ai pericoli naturali.