Si è concluso senza sorprese il 1° Congresso Nazionale di Konsumer Italia con la rielezione di Fabrizio Premuti alla carica di Presidente.
La due giorni romana si è aperta venerdì scorso con il rinnovo delle cariche dirigenziali di Konsumer, dove tutte le fasi elettorali sono state monitorate da osservatori di ACU e MDC, due delle associazioni dei consumatori invitate al Congresso. ACU, MDC, Codacons, Codici, IConsumatori e Konsumer nella giornata di sabato hanno dato vita alla Tavola Rotonda Il Rinascimento del consumerismo italiano, limiti del presente, gli auspici per il futuro.
Diversi gli argomenti trattati a partire da una necessaria autocritica come leva per far ripartire il movimento consumerista.
“Manca la comunanza di interessi collettivi”, ha detto il presidente di Codici, Luigi Gabriele, mentre Antonio Longo, presidente di Mdc, ha sottolineato l’importanza di “stringere collaborazioni e alleanze per superare le forti carenze organizzative e risolvere i problemi reali dei consumatori: abbiamo bisogno di allargare la platea con energie nuove come Konsumer”. Gianluca Di Ascenzo, presidente di Codacons ha allargato gli orizzonti guardando all’Europa ricordando come l’UE abbia richiamato l’Italia “perché non offre ai consumatori una sufficiente consapevolezza dei propri diritti, l’Europa ci considera al livello della Croazia dal punto di vista consumeristico. Dobbiamo modificare il nostro modo di lavorare: l’ingresso di Konsumer in questo mondo litigioso può stimolarci per raggiungere maggiori risultati”.
Il Presidente della Fondazione Consumo Sostenibile Paolo Landi ha aggiunto che “I consumatori italiani devono essere più presenti al livello europeo, purtroppo i loro diritti oggi sono subordinati al mercato anche in Europa; ma è lì che bisogna lavorare”.
Secondo Carlo Pileri, portavoce de IConsumatori, siamo in pieno Medioevo del consumatore: “Manca una politica per il consumerismo. Dal 1998 – anno della legge n. 281 che ha stabilito nuove regole per il consumo e ha istituito il CNCU – al 2008 circa c’è stato uno slancio del movimento dei consumatori che poi ha subito una compressione; rafforziamone il ruolo in modo che diventi una lobby talmente forte da riuscire a farsi sentire con una sola e unica posizione”, mentre Gianni Cavinato, presidente ACU ha posto in evidenza la “mancanza di progettualità e il consumerismo troppo mediatico”
Come se ne esce? “Per uscire da una crisi di sistema bisogna cambiare il paradigma del sistema stesso – ha sostenuto Cavinato − abbiamo il diritto-dovere di sapere cosa consumiamo, dall’energia che utilizziamo all’acqua che beviamo”.
Per rilanciare il movimento consumerista la ricetta di Fabrizio Premuti porta a una presa di responsabilità delle associazioni di consumatori che “devono fare indirizzo, scegliendo e premiando le aziende sane che eccellono. Dobbiamo stabilire alleanze strettissime con il mondo universitario, utilizzarlo per il controllo sugli standard di qualità; creare sinergie è la risposta. Siamo consapevoli delle nostre debolezze, stiamo sul territorio, con la gente, con le imprese etiche. È necessario che il cittadino abbia consapevolezza che sono le sue scelte a realizzare un consumo critico; solo così andrà a crearsi un circuito che valorizzi alcuni e isoli gli altri”.