Il governo cinese sta valutando una legge anti-terrorismo di vasta portata che richiederebbe ai colossi informatici di cedere le chiavi di crittografia e di installare backdoor di sicurezza, cosa che viene vista dalle aziende come l’aggravarsi dei costi per poter lavorare nella seconda economia del mondo.
Un organo parlamentare presenterà la seconda bozza della prima legge anti-terrorismo del paese e dovrebbe adottare la legislazione nelle prossime settimane o mesi.
La bozza iniziale, pubblicata alla fine dello scorso anno dall’Assemblea Nazionale del Popolo, richiede alle compagnie di tenere i server e i dati degli utenti all’interno della Cina e di fornire alle autorità di pubblica sicurezza le registrazioni delle comunicazioni e i contenuti internet censurati relativi al terrorismo.
Il suo campo d’azione va ben oltre la raccolta delle regolamentazioni del settore finanziario adottata di recente, che ha spinto le banche cinesi ad acquistare da fornitori di tecnologia nazionali.
Le potenziali implicazioni per le aziende di Silicon Valley, da Microsoft a Apple Inc., hanno spianato la strada per un ulteriore confronto sulla sicurezza cibernetica e la politica tecnologica, una questione critica nei rapporti tra Stati Uniti e Cina.
Si tratta di un grosso problema per le aziende del settore che lavorano in Cina, che non sono più autorizzate ad avere un VPN (virtual private network) sicuro, non possono più trasmettere i dati finanziari in modo protetto o avere qualsiasi segreto aziendale. Per legge nulla è più sicuro.
Anche se i provvedimenti anti-terrorismo si applicheranno sia alle tecnologie nazionali che straniere, gli ufficiali di Washington e le lobby industriali occidentali sostengono che la legge, unita alle nuove regole bancarie e ad una gran quantità di indagini anti-trust, sia una pressione normativa ingiusta volta a colpire le aziende straniere.
Secondo Reuters, a dicembre l’autorità di regolamentazione bancaria cinese avrebbe adottato nuove regole che stabiliscono i criteri di sicurezza che 68 categorie di prodotti tecnologici devono soddisfare in modo da essere considerati “sicuri e verificabili” per poter essere usati nel settore finanziario.
Per conseguire tale designazione, i codici sorgente dei sistemi operativi, i software dei database e dei middleware devono essere registrati dal governo se non sono sviluppati in territorio nazionale.
Il rappresentante di commercio statunitense, Michael Froman, giovedì ha criticato le regole bancarie stabilite dal governo cinese, affermando che esse “non siano state emanate ai fini della sicurezza ma per protezionismo e l’agevolazione delle compagnie locali.”
Una conseguenza di queste politiche anti-terrorismo estese sarà l’isolamento tecnologico della Cina dal resto del mondo e il risultato finale potrebbe essere quello di limitare l’accesso del paese alle tecnologie e alle innovazioni d’avanguardia.