Di Riccardo Tacconi
Un giudice federale del Nord California ha rifiutato di cassare due class action ( Koller et al v. Deoleo USA, Inc. and Med Foods, Inc. (‘Koller’) and Kumar et al v. Salov et al (‘Kumar’) contro il distributore USA dell’olio extravergine Carapelli e Bertolli.
Il motivo del reclamo sta nel fatto che l’etichetta principale dell’olio indica l’olio come extra vergine prodotto in Italia.
Il reclamante sostiene che
– che l’olio è venduto come importato dall’Italia, facendo pensare che le olive sono state prodotte e pressate in Italia; è vero che l’etichetta sul retro segnala che si tratta di olive provenienti da Paesi terzi, ma l’etichetta principale trae in inganno gli acquirenti (motivo sufficiente per ammettere la class action)
– che in realtà l’olio contiene anche olio non extra vergine
– che le bottiglie non sono scure come dovrebbero e che l’imballaggio non è adeguato e che manca un’adeguata protezione contro il calore. Pertanto non è assicurata la protezione dell’olio contro il degrado dovuto all’esposizione alla luce o al calore per cui, anche ammettendo che l’olio sia effettivamente extra vergine, degradandosi non lo è più.
Il reclamante dovrà provare quanto sostiene, ma le class action possono partire.
Se avrà successo, chi esporta olio in USA dovrà modificare il sistema delle etichette e la tipologia delle bottiglie e degli imballaggi.
A proposito di etichette, da tenere presente che da noi si può definire Biologico un vino che contiene solfiti , negli Stati Uniti no (salvo che siano quelli prodotti naturalmente dal vino stesso). In tal caso bisogna dire che si tratta di vino da uve biologiche, trattato con solfiti.
Fonti: