All’indomani delle elezioni in Grecia, è prioritario risolvere il problema del debito (e evitare il default). Tuttavia questa volta ci sembrano essere più opzioni sul tavolo. Euler Hermes prevede innanzitutto un’estensione dell’attuale piano di salvataggio, poi una nuova linea di credito precauzionale per la fine del 2015, accompagnata da un ulteriore alleggerimento del debito mediante congelamento degli interessi sui prestiti UE e FMI per un periodo limitato di tempo e all’allungamento delle scadenze.
In questa fase, nonostante la prevista incertezza a breve temine, manteniamo invariato il nostro scenario cautamente ottimistico sulla Grecia: crescita del PIL a + 1,4% nel 2015 (+1,8% nel 2016); insolvenze fra le imprese in discesa del – 4% (- 8% nel 2016) e miglioramento delle condizioni finanziarie, partendo comunque da un valore molto basso, sulla scorta del miglioramento dei bilanci delle banche e delle conseguenze positive del Quantitative Easing della BCE. La Grecia è riuscita a riportarsi in crescita e deve mantenere lo slancio. Il prolungarsi delle incertezze e il pregiudizio per la competitività potrebbero limitare la crescita di quest’anno di almeno 0,5 punti percentuali.
L’Europa può permettersi di essere (più) paziente con la Grecia. Sebbene il valore a rischio della Grecia sia diminuito del 40% per le imprese e del 70% per i finanziatori, l’impatto di un Grexit(5% di probabilità nel nostro scenario) sarebbe comunque un caso sistemico senza precedenti.
1) La dimensione dell’economia greca (anche rispetto all’Eurozona) è diminuita notevolmente. Il PIL nominale è sceso di circa il 30% dal 2008 e il valore aggiunto è diminuito di oltre 60 miliardi di euro. L’economia interna ha sofferto in assoluto di più, con i consumi privati scesi di oltre il 20% (in termini nominali) e gli investimenti totali del 65%.
2) I mercati europei sono meno esposti nei confronti della Grecia. Sin dalla svalutazione del debito nel 2012, la quota d’indebitamento dello stato greco (titoli e obbligazioni) nelle mani dei privati è diminuita di oltre il 60% da 224 miliardi di euro nel 2012 a 80 miliardi di euro. Inoltre, il mercato dei CDS è molto più piccolo (1/3) e la correlazione fra i rendimenti in Grecia e negli altri paesi dell’Europa meridionale è molto diminuita.
3) L’esposizione delle banche europee è diminuita notevolmente. L’esposizione in termini di finanziamenti verso l’economia greca è crollata. Nel 2012 le banche europee, soprattutto francesi e tedesche, presentavano un’esposizione in termini di prestiti erogati intorno a 120 miliardi di euro, che si stima oggi essere scesa a 35 miliardi di euro.
4) Le imprese europee dipendono molto meno dagli scambi con la Grecia. Le importazioni totali greche sono diminuite addirittura del 30% dal 2008, l’equivalente di 25 miliardi di euro di minor interazione con il resto del mondo. Nel 2008 le importazioni greche valevano solo il 2% dell’export totale dell’Eurozona, mentre ora si attestano su appena l’1%. Se consideriamo i maggiori paesi dell’Eurozona, Germania, Francia, Italia e Spagna, le esportazioni totali verso la Grecia sono diminuite dal 2008 di oltre il 70%.