Il numero delle insolvenze d’impresa a fine ottobre, nel corso dei 12 mesi precedenti, è di 63.002 casi, in calo dello 0,9% rispetto allo stesso periodo del 2013. È dal 2010 che ad ottobre – mese storicamente critico – non si registrava un livello così basso. La resistenza dei consumi delle famiglie e la ristrutturazione di alcuni settori sostengono questo miglioramento, in un contesto ancora fragile. Si evidenzia comunque un certo mutamento nella tipologia di imprese insolventi. È prevista una nuova diminuzione del numero
di insolvenze francesi nel 2015, peraltro modesta.
Il minor numero di insolvenze d’impresa registrato da agosto 2013
Questa leggera riduzione è dovuta a vari fattori. I consumi privati hanno resistito negli ultimi mesi: nonostante il continuo aumento della disoccupazione, mostrano un incremento di 0,6% nel 3° trimestre 2014 a/a. Anche la concessione di credito alle imprese non finanziarie è in lieve accelerazione (+0,8% su base annua a fine ottobre) e i volumi delle esportazioni di beni e servizi si sono stabilizzati (+2% nel 3 trimestre).
Si sottolinea che il numero esiguo di nuove imprese registrate fino alla fine del 2012 contribuisce a limitare il numero di possibili insolvenze (si stima che il rischio di insolvenza di un’impresa sia più elevato fra uno e tre anni di vita). Infine, alcuni settori sono stati ristrutturati, soprattutto tramite processi di concentrazione, limitando il numero di imprese vulnerabili. È il caso dei settori auto e trasporti.
Differenze fra settori, con tendenza alla fragilità
Le insolvenze d’impresa nell’edilizia diminuiscono dello 0,8% (a fine ottobre 2014). Questo miglioramento nasconde il considerevole aumento dei costi corrispondenti (accumulo dei debiti verso fornitori delle imprese insolventi) del 51%. Questo settore risente della contrazione della spesa delle famiglie per opere “secondarie” e della forte cautela negli investimenti.
Il settore agroalimentare registra un preoccupante incremento delle insolvenze.
«L’intensificarsi della concorrenza fra distributori spinge questi ultimi a ridurre i prezzi. I produttori devono quindi ridurre i propri margini per sopravvivere, e sono le imprese a monte della catena del valore a risentirne maggiormente. Così le insolvenze dell’agroalimentare sono aumentate di +2,7% a ottobre, su base annua», commenta Guillaume Baqué, economista di Coface.
La forte cautela che caratterizza la spesa delle famiglie incide sullo stato di salute delle imprese di servizi a privati: le insolvenze del settore a fine ottobre 2014 aumentano dell’1,1%.
Per contro, la chimica beneficia del crollo dei corsi petroliferi di questi ultimi mesi, con la riduzione più consistente (-9,2%).
Nuove caratteristiche relative alle imprese insolventi
Coface osserva che la vita media delle imprese insolventi è in aumento dall’inizio del 2009: la media si attesta su 8 anni e 7 mesi a ottobre 2014, contro 7 anni al suo livello più basso a fine 2008.
Guillaume Baqué spiega: «Le crisi economiche e finanziarie rivelano la vulnerabilità delle imprese mature. Per le imprese di più vecchia costituzione, la crescita dell’economia ad una velocità di crociera normale può indurre un comportamento di rendita. In tali condizioni, alcune imprese non hanno incentivi ad innovare, a sviluppare la propria attività o a ridurre la concentrazione del loro portafoglio clienti. Di fatto si dimostrano fragili al sopravvenire di una crisi ».
Inoltre, sebbene le microimprese rappresentino ancora più del 92% delle insolvenze registrate, anche le medie e grandi imprese risultano significativamente colpite.
«Negli ultimi 12 mesi, 28 imprese di medie e grandi dimensioni rientrano fra le 100 maggiori insolvenze del 2014, contro le 12 osservate nello stesso periodo del 2013», precisa Guillaume Baqué.
Una congiuntura moderata per il 2014 e il 2015
Coface stima una crescita del PIL dello 0,4% in Francia nel 2014. Migliora il credito alle imprese non finanziarie, così come il contesto imprenditoriale negli ultimi due mesi. Inoltre, il moderato tasso di creazione di nuove imprese fra il 2012 e il 2013 porta Coface a prevedere una riduzione del numero di insolvenze a 62.800 per l’intero 2014, cioè un calo di -1,2% rispetto al 2013.
La congiuntura economica sarà probabilmente più favorevole nel 2015, con una crescita del PIL dello 0,8%. Tuttavia, l’elevato numero di nuove imprese quest’anno e la tendenza negativa degli indicatori congiunturali del settore immobiliare (32,5% del totale delle insolvenze) spinge Coface a prevedere 62.500 insolvenze nel 2015, ossia una lieve contrazione di -0,5% rispetto al 2014.