Standard & Poor’s classifica come “moderato” il country ed industry risk per quanto riguarda il property/casualty in Italia.
La valutazione, che riguarda sia le linee personali che aziendali, tra cui il settore sanitario, riflette il punto di vista dell’agenzia di rating sui rischi affrontati dalle compagnie assicurative property/causalty operative in Italia.
Il giudizio è simile a quello attribuito ai settori assicurativi property/casualty in Spagna, Irlanda, Polonia, Slovenia e Portogallo.
Basandosi sulla visione aggiornata del quadro istituzionale italiano, che ora passa a intermedio da moderato, S&P ha modificato la valutazione dell’industry risk, che è passato da moderato ad intermedio.
Country Risk: moderato
La valutazione di “moderato” per quanto riguarda il country risk riflette in gran parte le previsioni sulle deboli prospettive di crescita economica, sia reale che nominale, in Italia, e comprende anche un alto system risk finanziario causato dalle difficili condizioni nelle quali opera il settore bancario italiano.
Il giudizio complessivo sul country risk è frutto di una combinazione di quattro fattori: rischio economico, rischio finanziario, rischio finanziario sistemico, la corruzione e il rule of low.
La maggior parte delle compagnie assicurative italiane investe nello Stato e nel settore finanziario. Di conseguenza sono altamente esposte al credit risk di sovranità nazionale e alla volatilità del mercato finanziario interno, che negli ultimi anni è stata più alta rispetto alla maggior parte degli altri paesi europei. In aggiunta, la crescita e le prospettive di guadagno del settore assicurativo sono collegate ai livelli di benessere, alla politica fiscale ed economica dell’Italia.
Il settore assicurativo italiano è supportato da un’economia ricca e diversificata, evidenziata dai tassi di risparmio del settore privato, tradizionalmente elevati in Italia. Tuttavia le prospettive di crescita economica rimangano deboli in termini reali e nominali. Dopo il calo del 2012 e del 2013, è prevista una crescita reale piatta del prodotto interno lordo nel 2014 e un recupero modesto dello 0,7% nel 2015.
Secondo S&P, le modeste prospettive di crescita dell’Italia riflettono l’unico progresso sperimentale avvenuto negli ultimi tre governi, nel tentativo di riformare i mercati interni del lavoro e dei prodotti, meno flessibili di quelli degli altri principali partner dell’eurozona (Unione Economica e Monetaria Europea). L’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche influenza le scelte di politica fiscale. Le compagnie assicurative italiane, in particolare, hanno subito l’aumento delle tasse. Nel 2013 un’imposta aggiuntiva sulle società ha ridotto più del 10% i profitti sul mercato interno delle compagnie assicurative italiane. S&P prevede che nel 2014 il debito pubblico lordo salirà vertiginosamente al 132% del prodotto interno lordo (escluse le garanzie dell’European Financial Stability Facility) per poi scendere gradualmente sotto al 130% del prodotto interno lordo entro il 2017. Date le recenti dichiarazioni e indicazioni ufficiali riguardanti la crescente incertezza delle prospettive reali e nominali del prodotto interno lordo, c’è il rischio che il debito pubblico lordo possa superare queste previsioni.
Le azioni della Banca Centrale Europea (BCE) hanno aiutato a ridurre le tensioni finanziarie a molti membri dell’Eurozona, inclusa l’Italia. I non residenti hanno iniziato a comprare di nuovo il debito pubblico italiano, in parte come conseguenza di quanto detto prima. S&P lo vede come un fatto positivo per le finanze del governo, perché il declino netto dei costi di interesse del governo aiuta a contenere il deficit.
In Italia c’è un alto rischio per la corruzione e il rule of low. L’opinione di S&P è supportata dai rilevamenti di Transparency International, che misura i livelli pervenuti della corruzione nel settore pubblico in 183 stati e classifica l’Italia 72 esima nel suo Corruption Perception Index. Ciò è confermato dagli indicatori istituzionali della Banca Mondiale. Per quanto riguarda il 2012, l’Italia è classificata ben al di sotto dei paesi dell’Europa Occidentale; era nella 52 esima percentile per il rule of law e nella 58 esima per il controllo della corruzione.
Questi indicatori comprendono, tra gli altri fattori, la fiducia nella qualità e nella tempestività dei tribunali e dell’adempimento forzoso dei contratti, e i costi transazionali che questi impongono sulle imprese e sugli investitori.
Industry Risk Property&Casualty: intermedio
La valutazione è basata su una stima di cinque sottofattori relativi al settore; redditività neutra, product risk negativo, barriere all’entrata positive, prospettive di crescita di mercato neutre, e quadro istituzionale intermedio.
Redditività (neutra)
S&P considera la redditività del mercato assicurativo italiano property/casualty come neutra. Tale visione riflette i seguenti sviluppi positivi avvenuti negli ultimi anni:
– Il mercato ha aumentato la propria disciplina di sottoscrizione, notabile attraverso il pricing estensivo in base al rischio;
– La frequenza delle richieste di risarcimento del settore RC auto è diminuita bruscamente;
– la legislazione introdotta nel 2012 ha ristretto gli oneri della prova per quanto riguarda le lievi lesioni personali.
Nello stesso tempo, crediamo che la redditività del settore property/casualty sia crollata nel 2013 e probabilmente si deteriorerà modestamente, spinta dai seguenti trend:
– Tariffe in calo nel segmento RC auto dominante, a causa della crescente competizione nell’attuale livello molto alto di redditività tecnica;
– Difficoltà a migliorare in modo tangibile la redditività del business non RC auto dato il ristagno della domanda;
– Aumento continuo del costo delle richieste di risarcimento, in particolare per quanto riguarda richieste di risarcimento non saldate negli anni precedenti;
– forte calo dei rendimenti dei titoli del governo italiano, che probabilmente smorzerà i redditi degli investimenti.
S&P prevede che il combined ratio medio del ramo property/casualty si deteriorerà modestamente, raggiungendo il 94%-96% nel 2014 e nel 2015 dal 93,5% registrato nel 2013.
La stima si basa sull’aspettativa che le compagnie assicurative mantengano la disciplina di sottoscrizione, presupponendo l’assenza di qualsiasi grande evento catastrofico. Pensiamo che l’ultima grande catastrofe naturale, il terremoto in Emilia-Romagna nel maggio 2012, abbia indebolito il combined ratio di circa il 2%.
Una dimostrazione dell’aumentata disciplina di sottoscrizione delle compagnie assicurative è stata la maggior segmentazione dei premi del settore RC auto in base ai tipi di guidatore e di area di rischio, con differenze significative tra grandi città e zone rurali, e tra nord e sud Italia. Questo fatto sta portando ad un crescente uso delle cosiddette scatole nere nei veicoli nelle aree ad alto rischio, che ha contribuito a diminuire la frequenza delle richieste di risarcimento.
Il crollo netto del 30% del numero delle richieste di risarcimento del settore RC auto tra il 2009 e il 2012 è stato uno dei maggiori fattori che hanno portato ai miglioramento del combined ratio del settore. Il calo della frequenza delle richieste di risarcimento è causato principalmente dalla recessione e dai cambiamenti delle abitudini dei clienti, che hanno ridotto l’entrata disponibile e l’utilizzo del veicolo.
La frequenza degli incidenti automobilistici in Italia è al 6,2% dei veicoli assicurati alla fine dell’anno 2013, alla pari con quella di altri grandi mercati europei. La frequenza è diminuita marginalmente nel 2014, e S&P si aspetta una stabilizzazione nei prossimi anni, mentre l’economia rimane lenta.
La redditività nel mercato property/casualty italiano dipendente maggiormente dal settore RC auto rispetto agli altri paesi dell’Unione Europea. Ciò comporta metriche di redditività potenzialmente più volatili poiché il segmento RC auto è più sensibile e soggetto alla concorrenza sempre più in aumento.
Il mercato non RC auto rappresenta ancora solo il 45% dei premi, e il combined ratio rimane vicino al 100%. In aggiunta, le linee commerciali non RC auto hanno sofferto una debole domanda perché le bancarotte aziendali italiane sono aumentate con la crisi.
Nonostante le linee di vendita al dettaglio non RC auto siano redditizie e cresciute più in fretta del mercato, esse partono da una base piuttosto bassa e ci vorrà del tempo prima che esse possano influenzare notevolmente il mercato.
In aggiunta alla pressione prevista sui premi del settore RC auto, osserviamo che il costo delle richieste di risarcimento del settore continua a crescere più veloce dell’inflazione. Tra il 2009 e il 2013, il costo medio delle richieste di risarcimento è aumentato del 22%. Ci aspettiamo che continui a crescere nel 2014 e nel 2015, e il probabile aumento non sarà più compensato da un crollo della frequenza delle richieste di risarcimento.
Product risk (negativo)
S&P considera che i product risk abbiano il potenziale di aumentare la volatilità dei guadagni, che è negativa secondo la nostra valutazione dell’industry risk.
A detta nostra, i product risk del settore property/casualty in Italia derivano da risoluzioni di richieste di risarcimento relativamente imprevedibili, in particolare quelle del ramo RC auto relative alla responsabilità generale e di terze parti, che nel 2013 ammontavano rispettivamente al 50% e all’8% dei premi totali property/casualty. La difficoltà per le compagnie assicurative italiane di valutare con precisione il costo finale delle richieste di risarcimento in casi che comprendono il ricorso ai tribunali sia civili che penali, risulta in una rivalutazione frequente delle riserve delle richieste di risarcimento riguardanti gli anni precedenti. Dato il sistema giudiziario generalmente molto lento in Italia, le riserve possono essere aggiustate anche per anni superiori ai 15, aumentando il rischio di coda per le compagnie assicurative italiane.
In aggiunta, per quanto riguarda le lesioni fisiche in Italia, mancano ancora tabelle nazionali e dettagliate approvate dalla legge. La risoluzione delle richieste di risarcimento relative a lesioni fisiche attualmente contano sull’autorità dei tribunali, che devono interpretare caso per caso. Il sistema di giustizia civile nella storia ha premiato le richieste di risarcimento per lesioni fisiche relativamente gravi, dando quindi ai detentori di polizza un incentivo per avanzare le proprie richieste di risarcimento in tribunale.
Il settore assicurativo RC auto in Italia soffre di un alto livello di frode, in particolare nelle grandi aree urbane nel sud Italia. Le compagnie assicurative hanno adottato alcune misure ad hoc per combatterla, e queste mosse dovrebbero riuscire a ridurre la frode.
S&P considera intermedia l’esposizione del ramo property/casualty italiano alle catastrofi naturali. Gli eventi catastrofici, come le frane, accadono frequentemente in Italia. Il Paese è anche esposto agli eventi che accadono con minor frequenza ma che sono molto più gravi, come le eruzioni vulcaniche e i terremoti. La copertura da questi tipi di rischi è solo una piccola parte delle complessive esposizioni al rischio delle compagnie assicurative. Tale copertura rimane generalmente sottosviluppata in Italia. Il governo dovrebbe generalmente coprire questi rischi, ma non ha un approccio formale e strutturato per farlo.
Barriere all’entrata (positive)
La valutazione incorpora due fattori principali: quello legale e normativo, e quello delle barriere operative.
Secondo S&P, sono basse le barriere legali e normative. I processi e le procedure per ottenere autorizzazione ad operare sono estensive e rigorose ma non sono più severe di quelle negli altri Paesi. Grazie alla normativa europea Freedom Of Service, le compagnie assicurative europee possono aprire una filiale in Italia e operarvi.
S&P ritiene che le barriere operative siano alte per la struttura del mercato, che è relativamente concentrato, e i principali cinque gruppi assicurativi ammontano a due terzi del mercato. La distribuzione dei prodotti assicurativi avviene principalmente attraverso agenti, che nel 2013 hanno contribuito per l’80% dei premi property/casualty totali. Il telefono e internet potrebbero essere i canali di distribuzione a più rapida crescita, ma hanno rappresentato ancora meno del 5% del mercato totale nel 2013.
Prospettive di crescita del mercato (neutre)
In Italia i trend di crescita e di penetrazione assicurativa del ramo danni sono neutrali. I premi italiani sono scesi di circa il 5% nel 2013, e nel 2014 ci si attende in media un’ulteriore contrazione di circa il 2%. Tuttavia, con i premi assicurativi property/casualty al 2,1% del prodotto interno lordo nominale nel 2013, l’Italia è solo leggermente sotto alla media europea. A lungo termine, S&P ritiene che i premi mostrino tassi di crescita in linea con il prodotto interno lordo nominale.
La capacità del settore assicurativo RC auto dovrebbe calare di circa il 6% nel 2014 e questo fatto peserà sulla crescita del settore property/casualty.
Secondo le stime dell’agenzia, tuttavia, il mercato è caratterizzato da una bassa penetrazione nel settore non RC auto, che segnala forti prospettive di crescita.
Gli italiani stanno anche acquistando sempre di più coperture personali per salute e responsabilità civile per compensare i crescenti costi della pubblica sanità ed il ridotto coinvolgimento del governo. L’ampliamento del campo di applicazione riguardante l’assicurazione obbligatoria di responsabilità civile professionale (per legali, architetti, e consulenti fiscali) potrebbe anche sostenere la crescita.
Quadro istituzionale (intermedio)
S&P giudica intermedio il quadro istituzionale assicurativo italiano. L’opinione è basata sulla valutazione del quadro normativo (intermedio) e su un track record normativo ancora debole. S&P vede in modo positivo il progresso delle compagnie assicurative italiane nel miglioramento delle loro pratiche di governance, al fine di portarle in linea con gli altri stati europei. Questo progresso è stato ottenuto dal consolidamento interno nel settore e dall’integrazione nel più ampio mercato e regolamenti aziendali europei.
Quadro normativo: S&P giudica la supervisione normativa come intermedia.
Secondo il Financial Sector Assessment Program dell’International Monetary Fund, il quadro normativo assicurativo italiano beneficia dal forte risk management e dalla protezione dei clienti. I requisiti di solvibilità normativa sono ancora basati sulle regole di Solvency I e sono più rigidi rispetto a quelli di altri stati, in quanto gli investimenti sono considerati al minimo del loro costo di acquisizione e valore di mercato. Alcune misure di tolleranza sono state introdotte alla fine del 2011, alla luce del crollo significativo del valore dei bond governativi italiani all’epoca.
Track record normativo
S&P ritiene debole il track record normativo dato il passaggio relativamente recente dal quadro di vigilanza ISVAP a quello IVASS. La valutazione del track record normativo è anche basata sul singolo, ma tuttavia molto famoso, caso di Fondiaria-SAI, che ha evidenziato le insufficienze nella supervisione tempestiva e rigida delle richieste di risarcimento, riservando pratiche e transazioni delle relative parti di ISVAP. Nonostante la “vigilanza sull’adeguatezza di riserva delle compagnie assicurative” di IVASS, supportata da controlli estensivi sul luogo, sia più forte di quella dell’ISVAP, la robustezza delle riserve del settore assicurativo non è stata testata ancora per un ciclo completo, secondo S&P.
Governabilità e trasparenza
Secondo S&P, le compagnie assicurative italiane avrebbero ridotto significativamente i conflitti d’interesse che hanno ostacolato in passato le compagnie assicurative italiane.
Le maggiori compagnie assicurative italiane hanno generalmente cancellato i patti parasociali che limitavano la loro flessibilità nella gestione delle partecipazioni. IVASS, a parere di S&P, sta agendo con crescente enfasi nella responsabilità esplicita del consiglio dei direttori per stabilire la propensione al rischio delle compagnie assicurative, che è un incentivo per un buona governabilità.
S&P ritiene anche che l’arrivo del nuovo quadro Solvency aumenti la trasparenza, notevole attraverso il report ORSA (requisito Pillar II) e i principi contabili comparabili (Pillar III).