Lo stato problematico in cui versano oggi le strutture sanitarie, il trend in crescita dei sinistri, il progressivo ritiro delle compagnie e lo scompiglio tra i chirurghi, poco informati sulla questione e preoccupati di subire una denuncia. Un quadro complesso ed allarmante quello descritto dal Libro Bianco CineasOspedali e assicurazioni: come tutelare il paziente, il personale ospedaliero e lo Stato” e dal Sondaggio “Rischio clinico ed rc professionale”, realizzato sempre da Cineas in collaborazione con ACOI (Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani) sui medici appartenenti alla categoria. I documenti, presentati giovedì 12 ed illustrati dai vertici delle due organizzazioni, arrivano a ridosso dall’introduzione dell’obbligo di polizze per l’rc professionale in campo sanitario, stabilito dal decreto legge 158 del 2012 (cd. “Decreto Balduzzi”), convertito con la legge 189 del 2012, entrata in vigore a metà agosto. Una normativa che, a giudicare dal pool di esperti che si è occupato della redazione del Libro Bianco (medici, avvocati, consulenti), si configura poco esaustiva e scricchiolante: da un lato infatti non vi è alcun obbligo in capo alle compagnie assicurative di sottoscrivere il rischio sanitario, dall’altro non è prevista alcuna sanzione per il mancato adempimento all’obbligo di dotarsi di idonea copertura assicurativa per le strutture.

  1. LIBRO BIANCO e ATTIVITA’ CINEAS:

“In questo quadro si inserisce un andamento del rapporto sinistri/premi (cd. loss ratio, rapporto tra cumulo dei premi netti incassati in un esercizio ed il cumulo dei sinistri liquidati e riservati nello stesso periodo) – afferma il Direttore di Cineas Carlo Ortolani– che comporta risultati disastrosi per le compagnie di assicurazione”. L’ultima versione della tabella ANIA (Associazione Nazionale Imprese Assicuratrici)- illustrata dal Presidente di Cineas Adolfo Bertani– indica un trend che cresce in modo rilevante: ad esempio per i sinistri di generazione 2002 si è passati dal 149% al 296% (circa il doppio). Al di là dei tempi per agire in giudizio (10 anni, ridotti a 5 dalla recente sentenza del Tribunale di Milano n.9693), tradotto significa che per ogni 100 euro incassati di premio, le compagnie ne dovrebbero pagare circa il doppio come risarcimento. “Usiamo il condizionale – ha proseguito Ortolani- perché, di fronte a questi dati, le compagnie nazionali ed internazionali stanno abbandonando il mercato sanitario: ciò comporta il ricorso a compagnie straniere e l’insorgere della gestione diretta dei sinistri, impropriamente detta “autoassicurazione”. “Le poche compagnie estere rimaste sul mercato – ha proseguito Paola Luraschi, coordinatrice del Gruppo di Lavoro del Libro Bianco – chiedono dei premi elevatissimi e, pur trattandosi nella quasi totalità di compagnie serie ed affidabili, non sono soggette alle regole previste per quelle italiane: sotto questo profilo le sanzioni dell’IVASS possono arrivare fino al divieto di operare nel nostro paese”. Nel frattempo la spesa sanitaria continua a crescere: dai 140 miliardi di euro (pari al 7% del PIL) del 2012 (con un incremento di 50 miliardi rispetto al 2000), le stime della Ragioneria Generale dello Stato prevedono un aumento nel 2060 dal 7 all’8,7% del PIL, con politiche di contenimento dei costi, e addirittura fino al 12,6% senza contenimento. “Per capire il preoccupante contesto economico nazionale, si rifletta anche sul fatto – ha affermato Ortolani – che nel 2012 ben 9 milioni di italiani non hanno avuto accesso a prestazioni sanitarie  

necessarie per motivi economici e che la cosiddetta “medicina difensiva” (ad esempio indagini diagnostiche non indispensabili), vale oggi 13 miliardi di euro, pari al 10% della spesa sanitaria”. “Per invertire questa spirale viziosa – ha affermato Bertani- che si riflette su tutti gli “attori” in gioco (Stato, strutture sanitarie, compagnie e soprattutto pazienti) e che potrebbe avere ripercussioni sociali ed economiche drammatiche, bisogna subito ridurre la sinistrosità”. Per far questo occorre ricorrere a robusti modelli di risk management, attraverso la creazione di competenze specialistiche multidisciplinari: il cosiddetto “hospital risk manager”, figura resa obbligatoria dal D. lgs. 81/2008, (Testo unico in materia di salute e sicurezza sul lavoro) che sappia valutare e gestire tutti i rischi che sono una minaccia per l’assistito e per il patrimonio ospedaliero. “In questo modo – ha concluso Paola Luraschi – si riuscirebbe a conoscere meglio il fenomeno e creare una base statistica per quantificare un premio equo da parte delle compagnie, alle quali si potrebbe ragionevolmente imporre l’obbligo di stipula”. La riduzione del rischio ridurrebbe l’onere dei sinistri e l’ammontare del premio assicurativo”. Oltre alla fase preventiva, secondo quanto contenuto nel Libro Bianco, le strutture devono adottare una gestione manageriale a tutto tondo del rischio, non potendo prescindere da un supporto/intervento statale. Il Consorzio Cineas da diversi anni opera in questo settore, attraverso l’istituzione del Master in “Hospital risk management” (136 diplomati in 12 anni) e con la creazione nel 2013 del Tavolo Assicurazione e Sanità di cui fanno parte assicurazioni, associazioni mediche, università e broker con l’obiettivo di “fare sistema”, facendo interagire i vari attori coinvolti. Oltre al Libro Bianco, il Tavolo ha già prodotto nel settembre del 2013 il “Vademecum per la stipula del contratto di assicurazione della responsabilità civile professionale per gli operatori sanitari”, contenente raccomandazioni per i medici per facilitare il loro approccio alla polizza assicurativa.

  1. SONDAGGIO CINEAS-ACOI:

Ad occuparsi dell’illustrazione dei dati contenuti nel Sondaggio sono stati il Presidente di ACOI Diego Piazza, Direttore Dipartimento Emergenza Urgenza e Direttore U.O.C.I Chirurgia Az. O.U “Policlinico- Vittorio Emanuele” di Catania e il Vice Presidente di Cineas (settore Sanità), Mauro Longoni, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Generale presso l’Ospedale Edoardo Bassini di Cinisello Balsamo (MI) e Consigliere Nazionale SIC (Società Italiana di Chirurgia). L’indagine, intitolata “Rischio clinico ed rc professionale”, è stata condotta nella primavera del 2014 sui soci ACOI attraverso 729 interviste complete. In base alla Riforma delle Professioni (Dpr 137/2012) in cui è contenuto l’obbligo a “stipulare idonea assicurazione per i danni derivanti al cliente dall’esercizio dell’attività professionale” ed in previsione dell’entrata in vigore del Decreto Balduzzi, il sondaggio ha avuto l’obiettivo di verificare la conoscenza delle norme che disciplinano la responsabilità professionale, il livello di preoccupazione e di informazione della categoria circa le condizioni ed i costi della RC professionale ed i desiderata in termini di aggiornamento professionale sul tema del rischio clinico. I dati più allarmanti sono contenuti nella sezione dedicata alle preoccupazioni professionali: l’80% degli intervistati dichiara di aver subìto una denuncia/esposto per eventi avversi, mentre l’86% afferma che il rischio di subire una denuncia da parte dei pazienti risulta tra i fattori di maggiore preoccupazione professionale, seguito dal rischio di perdere il proprio patrimonio personale (83%) e la propria reputazione (77%). Proprio per non correre il rischio di denuncia, il 54% dichiara di aver prescritto più esami strumentali di quelli che riteneva sufficienti, il 48% ha prescritto più esami di laboratorio e il 42% più visite specialistiche. Inoltre “l’esclusione o il non trattamento di pazienti a rischio, oltre le normali regole di prudenza” è una strategia di coping abituale per l’86% del campione, mentre il 92% ritiene che le norme che disciplinano la responsabilità civile medica abbiano ripercussioni sullo svolgimento del rapporto medico/paziente. Quanto alla Responsabilità civile professionale, La quota dei medici che si ritiene informato riguardo a quanto previsto dal Dpr 137/2012 (Riforma delle Professioni) in tema di RC professionale è abbastanza contenuta: l’8% si dichiara “molto informato”, il 57% si definisce “poco o per niente informato” sulle condizioni delle polizze ed il 52% si definisce “poco o per niente informato” sui costi delle polizze. Quanto all’aggiornamento professionale, i chirurghi ACOI esprimono una netta preferenza sulla “gestione dell’evento avverso” (57%), “gestione del rischio” (52%) e concetto di “responsabilità civile” (46%).