La gran parte delle regioni italiane gestisce ormai in autoassicurazione i rischi di responsabilità civile causati dal proprio personale sanitario.
Soltanto alle estreme province del nord, in Valle d’Aosta e in provincia di Bolzano, ancora ci si affida integralmente a un assicuratore per coprire la reponsabilità civile degli ospedali e strutture sanitarie.
Per il resto le regioni hanno deciso, appunto, di fare per proprio conto o di costruire sistemi misti in cui l’intervento di un assicuratore è richiesto soltanto per gestire i sinistri più gravi, normalmente da 250-500mila euro in su.
Ci sono poi ospedali di primo piano, come il Niguarda di Milano o l’Umberto I di Roma, privi di copertura. Sono i dati emersi dal dossier Ania «Malpractice, il grande caos», presentato giovedì scorso dall’Associazione che rappresenta le compagnie di assicurazione.
La “malpractice, secondo alcune stime potrebbe avere un costo sociale di 2 miliardi.
A fine 2012 (ultimo anno disponibile) la stima dei premi nelle coperture assicurative di ospedali e strutture sanitarie per la prima volta ha mostrato un decremento (-4,3% a 288 milioni) nonostante i presumibili significativi aumenti tariffari resi necessari per fronteggiare le continue perdite del ramo.
Includendo anche le polizze sottoscritte direttamente dai medici (255 milioni, +14%) nel 2012 sono stati incassati premi per complessivi 543 milioni (+3,6% rispetto all’anno precedente).
La stima dei sinistri denunciati alle imprese di assicurazione italiane nel 2012 è risultata pari a 31.200 (di cui 19.500 relativi a polizze stipulate dalle strutture sanitarie), con una lieve riduzione (0,7%) rispetto al 2011.
Il rapporto tra sinistri e premi (loss ratio) per le varie generazioni di sinistri si attesta al 173%: per ogni 100 euro di premi incassati, cioè, le compagnie ne hanno pagati (o stimano di pagarne) 173 sotto forma di risarcimenti. Tuttavia, mentre fino al 2005 il disavanzo tecnico aveva assunto valori particolarmente elevati, con un rapporto tra sinistri e premi superiore al 310%, negli ultimi anni lo squilibrio è risultato più contenuto. In particolare per il 2012, secondo le valutazioni preliminari, il loss ratio si è attestato al 122 per cento.
“Gli assicuratori italiani intendono tornare a svolgere pienamente il proprio ruolo nella copertura dei rischi medici, dando certezze ai pazienti vittime di eventi avversi e ai medici che svolgono la loro attività”, ha sottolineato il presidente dell’Ania, Aldo Minucci.
La difficoltà di reperire una copertura riguarda soprattutto le strutture sanitarie, mentre quelle individuali, relative ai medici, sono normalmente disponibili senza particolari problemi, anche se in alcuni casi i premi sono piuttosto costosi.
Inoltre, a partire dal prossimo 14 agosto i medici dovranno essere obbligatoriamente assicurati contro i rischi da responsabilità civile, secondo quanto previsto dalla legge 148 del 2011, anche se restano esonerati i dipendenti del servizio pubblico nazionale.
Per risolvere i problemi, l’Ania ritiene che andrebbe per esempio cambiato l’approccio dei tribunali italiani nel definire i casi di malasanità: oggi l’onere della prova è a carico dei sanitari con tempi di prescrizione di 10 anni, e se le cure non sortiscono l’effetto sperato il medico può essere chiamato a risponderne. Una situazione d’incertezza del diritto che fa aumentare il rischio e lievitare i costi delle polizze.
Il dossier è disponibile qui: http://www.ania.it/export/sites/default/it/pubblicazioni/Dossier/Dossier-ANIA-Malpractice-il-grande-caos.pdf