Si è tenuta ieri a Roma, presso la sede dell’ANIA, la presentazione della ricerca realizzata da ANIA e American Chamber of Commerce in Italy dal titolo “La regolamentazione nel settore assicurativo: analisi costi e benefici”.

ANIA e American Chamber of Commerce in Italy (“AmCham”) hanno promosso, nel corso dei primi mesi del 2014, una riflessione su alcune delle numerose novità regolamentari che hanno interessato – con un’elevata frequenza – il mercato assicurativo italiano negli ultimi anni.

Il nuovo contesto normativo determinerà un impatto notevole sullo scenario competitivo e questo ha indotto la necessità di condurre un’analisi sui costi e i benefici relativi ad alcune importanti aree disciplinate dalla normativa attuale, anche per valutare la nuova regolamentazione. Nel 2004, l’ANIA aveva già condotto una simile analisi per stimare, dal punto di vista delle imprese associate, gli oneri che la regolamentazione aveva generato nell’attività di business.

Al fine di monitorare la reazione del sistema assicurativo italiano alla regolamentazione, ANIA e AmCham hanno così deciso di ripetere, arricchendola, la ricerca con l’obiettivo di raccogliere informazioni di tipo qualitativo e quantitativo, per rilevare gli effetti reali, e quelli anche solo percepiti, che la regolamentazione comporta sulle imprese di assicurazione.

L’indagine oggetto del presente rapporto è stata indirizzata a tutte le imprese di assicurazione e riassicurazione socie dell’ANIA alla data del 31 gennaio 2014.

Le imprese che hanno risposto al questionario sono state 59, ovvero il 25% in termini di numerosità rispetto al totale delle imprese operanti in Italia.

Le principali evidenze emerse dall’indagine condotta da ANIA-AmCham possono essere così sintetizzate:

– elevato carico regolamentare
– progressiva crescita della complessità normativa
– parziale applicazione del principio di proporzionalità
– insoddisfazione sul tema fiscale e sull’uso improprio della tassazione
– “opacità” nella determinazione del quantum delle sanzioni.

La prima evidenza che emerge dall’indagine è quella per la quale il 94% delle imprese partecipanti (82% in termini di quota di mercato) giudica da “notevole” ad “elevato” il carico regolamentare. Tale prima evidenza deve essere letta congiuntamente al fatto che il 66% delle imprese che hanno partecipato all’indagine (40% in termini di quota di mercato) ritiene il carico regolamentare da “superiore” a “estremamente superiore” rispetto al passato. Occorre, infatti, ricordare che i costi economici e sociali scaturiti dall’instabilità dell’industria finanziaria e dalla crisi globale sono stati enormi e la stabilità del sistema finanziario ha assunto un nuovo e più consistente valore; essa deve essere perseguita anche con apposite politiche macro prudenziali volte a contenere il rischio sistemico che presenta almeno due dimensioni: una temporale, dovuta all’accumulazione di squilibri macroeconomici ciclici e una settoriale, dovuta alla concentrazione di rischi specifici in singoli intermediari di rilevanza sistemica.

La risposta delle Autorità sia nazionali che internazionali al contenimento del rischio sistemico è stata, tra le altre, la definizione di un nuovo e più articolato impianto normativo basato anche su presidi efficaci e rigorosi all’assunzione e alla gestione dei rischi. Le nuove norme sono il frutto di un forte impegno a livello internazionale per ridurre le differenze nella regolamentazione e nelle sue modalità di applicazione tra le diverse giurisdizioni.

Il quadro normativo, pertanto, è in continua evoluzione muovendosi anche secondo gli indirizzi promossi dal G20 e dal Financial Stability Board (FSB) come risposta alla crisi internazionale. Si tratta di iniziative regolamentari che, avviate anche con l’obiettivo di incidere sui fenomeni che possono avere un impatto sistemico, prevedono la rivisitazione delle norme prudenziali, il rafforzamento della trasparenza e dei sistemi di governance, la ridefinizione della struttura degli incentivi degli intermediari. Non vanno, peraltro, dimenticati i progetti di aggiornamento della normativa in ambito di accounting con i progetti di sostituzione di alcuni importanti principi contabili internazionali (es: sostituzione di IAS 39 con IFRS 9 o di IFRS 4 con IFRS 4 Fase II).

Tuttavia l’operatività delle imprese risulta progressivamente rallentata e appesantita da eccessivi vincoli e adempimenti che incidono sui costi di gestione. È richiesto agli intermediari e alle imprese di operare conformemente alle norme ma è doveroso osservare che le regole sono molteplici e troppo complesse mentre sovente la giustizia si realizza in tempi non coerenti con le dinamiche del mercato; le norme ai diversi livelli dovrebbero essere facili da rispettare ed efficienti mentre il sistema giudiziario deve essere più reattivo.

Peraltro, occorre aggiungere che la giustizia lenta rende anche difficile un contrasto efficace delle frodi. Nel nostro Paese il fenomeno delle frodi ha raggiunto negli ultimi anni livelli allarmanti anche a seguito delle infiltrazioni della criminalità organizzata e per gli effetti della crisi economica che ha ulteriormente acuito il problema. In altri termini è necessaria una regolamentazione che sia efficiente e sostenibile con un giusto equilibrio tra costi e benefici.

Non va dimenticato che l’innovazione normativa suscita anche dubbi interpretativi e applicativi con il rischio di introdurre margini di discrezionalità da parte degli Stati nelle fasi di recepimento e di implementazione della normativa. La complessità e l’incertezza regolamentare sono inoltre minacce alla salute finanziaria degli intermediari, così come lo sono per la loro operatività. Nati dall’idea della regolamentazione basata su principi, i nuovi framework di vigilanza hanno ad esempio raggiunto diverse centinaia di pagine di norme; tale complessità rende difficoltoso e costoso sia il processo di vigilanza che la conformità.

Non è la quantità di regole, né lo stratificarsi di correzioni regolamentari a seguito di eventi passati, che può prevenire nuove crisi. La de-burocratizzazione e la semplificazione del quadro normativo sono condizioni necessarie, insieme allo snellimento del contenzioso civile e dei relativi procedimenti, per il buon funzionamento del nostro sistema economico.

Va aggiunto che, stante la crescente complessità regolamentare, si rende necessaria la corretta applicazione del principio di proporzionalità per tenere conto della natura specifica delle imprese di assicurazione, della loro portata e della complessità della loro attività. A tale riguardo, la quasi totalità del campione ritiene che il principio di proporzionalità non sia del tutto declinato nella regolamentazione: il 27% dei rispondenti (4% in termini di quota di mercato) ritiene che non sia assolutamente declinato mentre il 47% di essi (46% in termini di quota di mercato) ritiene che non lo sia abbastanza.

L’indagine mostra nelle risposte una assoluta polarizzazione delle imprese verso un uso improprio della tassazione, che crea uno svantaggio competitivo per il sistema e che rende anti-competitive le imprese operanti in Italia, con una tassazione eccessiva – anche quale strumento di finanziamento del debito pubblico – ad es. attraverso la tassazione delle riserve tecniche.

Ulteriore evidenza che emerge dall’indagine è relativa al sistema sanzionatorio associato a quello regolamentare. A fronte, infatti, di un sistema regolamentare progressivamente più complesso e articolato e in assenza di una corretta declinazione del principio di proporzionalità, le imprese partecipanti all’indagine ritengono non chiare le regole di determinazione del quantum delle sanzioni: nessuna delle imprese reputa chiare e trasparenti le regole di determinazione del quantum delle sanzioni da parte delle Autorità di Vigilanza mentre l’introduzione di una sanzione autonoma che contempli l’ipotesi di più fattispecie sanzionabili reiterate e ricorrenti viene giudicata più o meno necessaria da oltre l’85% delle compagnie (69% in termini di quota di mercato).

Vogliamo, infine, aggiungere che, con riferimento alle evidenze emerse dall’indagine e sopra descritte, la presenza di percentuali in termini di numero di imprese partecipanti all’indagine più elevate rispetto a quelle in termini di quota di mercato può essere indicatrice del fatto che la complessità del sistema regolamentare è particolarmente avvertita dalle imprese di piccole e medie dimensioni rispetto a quelle di grandi dimensioni.

D’altro canto, le imprese di piccole e medie dimensioni sono indispensabili per l’innovazione e per una concorrenza sana e un’offerta diversificata sul mercato assicurativo.

La regolamentazione rischia, tuttavia, di eliminare questa fascia di imprese dal mercato italiano.

L’esigenza di semplificazione è sentita dalle imprese, come evidenzia l’indagine svolta, ma è anche riconosciuta ormai sia dall’autorità politica che da quella regolamentare. Rischia però di essere uno sforzo vano se il flusso di nuove norme continuerà in maniera indistinta a gravare sul sistema delle imprese.

Se è dunque vero che esistono alcuni “filoni” regolamentari improrogabili e necessari, ma al contempo molto impegnativi, è comunque fondamentale concentrare le risorse per introdurre adeguatamente tali processi innovativi.

L’implementazione di Solvency 2 è paradigmatica a tal proposito: rappresenta uno sforzo olistico e massivo, coinvolge tutta l’organizzazione, e impegnerà certamente l’attività delle aziende per i prossimi anni sino al 2016 incluso, primo anno di applicazione effettiva.

Esistono poi altri interventi di matrice “europea”, in primis IMD2, i cui tempi di implementazione nei diversi ordinamenti sono ancora incerti ma il cui impatto sarà a suo tempo presumibilmente importante.

La proposta è, sulla base delle evidenze emerse dalla survey e dell’oggettivo impegno richiesto, di definire una politica che contempli “linee guida di moratoria sull’emanazione di nuove normative”.

Questa può essere così espressa:

– le novità regolamentari dei prossimi due anni saranno principalmente normative connesse a provvedimenti “Solvency 2 – related

– tutte le eventuali altre direttive europee cogenti saranno implementate, ovviamente nei tempi e nei modi necessari

– negli altri settori di regolamentazione, saranno emesse solo normative di riconosciuta emergenza ovvero di semplificazione derivanti dall’esperienza pratica riscontrata nella loro applicazione.

I benefici di questo approccio appaiono molteplici, consentendo di:

– concentrarsi al meglio su Solvency 2

– metabolizzare le normative emanate negli ultimi anni e di prossima emanazione, e di calarle quindi effettivamente nella vita delle imprese (embeddedness)

– osservare gli impatti concreti delle regolamentazioni già fatte.

Si sta ovviamente immaginando dunque una linea guida, una sorta di riconosciuta autoregolamentazione, non un vincolo formale, che potrà essere applicata con flessibilità dal regolatore.

La ricerca è disponibile in allegato.