Le banche europee hanno prestato più di 3400 mld di dollari ai mercati emergenti, più di quattro volte rispetto a quanto hanno fatto i prestatori statunitensi, esponendosi così ad un rischio maggiore nel caso in cui le turbolenze del mercato finanziario si intensifichino in paesi come Turchia, Brasile, India e Sud Africa.
Secondo gli analisti, il rischio è più acuto per sei banche europee: BBVA, Erste bank, HSBC, Santander, Standard Chartered, e Unicredit.
Ma l’esposizione potrebbe essere un problema per l’intero settore, in quanto esso è sottoposto ad un rigoroso check up da parte della Banca Centrale Europea, che punta ad esporre i punti deboli e a ripristinare la fiducia degli investitori dopo la crisi finanziaria del 2008.
Gli analisti della Deutsche Bank hanno affermato che le sei banche più esposte hanno più di 1700 mld di dollari di esposizione nei mercati in via di sviluppo.
Nelle ultime settimane, le valute dei mercati emergenti sono state e nel tentativo di proteggere le valute, i tassi d’interesse sono aumentati in Turchia e altrove.
L’esposizione delle banche europee varia da paese a paese. BBVA e UniCredit hanno una grande esposizione in Turchia, Santander è molto esposta in Brasile, mentre Standard Chartered e HSBC sarebbero colpite dai problemi in India e Indonesia. Barclays, nel frattempo, sarebbe più esposta ai problemi del Sud Africa, hanno affermato gli analisti.
Tuttavia, hanno anche affermato che l’impatto di quelli che apparentemente sono problemi individuali, come l’inflazione in Venezuela o una crescita più bassa in India, potrebbe velocemente costituire una preoccupazione più ampia tra le compagnie assicurative, e nelle ultime due settimane ha già contribuito ad un crollo del 7% dell’indice della Banca Europea.
Il maggiore rischio è che un aumento dei tassi d’interesse potrebbe provocare inadempienze sui prestiti, hanno aggiunto gli analisti. Spesso un trauma nel credito segue o ripristina un trauma nella valuta, come è successo in Argentina nel 1999-2002.
Dalla crisi finanziaria del 2008, le banche europee hanno tagliato i prestiti esteri e hanno aumentato sostanzialmente l’ammontare di capitale detenuto, il che significa che, rispetto al passato, hanno un cuscino migliore per assorbire i danni.
Ma hanno ancora il 12% dei loro beni nei mercati emergenti, e circa un quarto dei loro guadagni proviene dalla regione in quanto spesso le aziende lì sono “insolitamente redditizie”.
In Europa, le banche britanniche avevano un’esposizione di 518 miliardi di dollari nella regione dell’Asia Pacifica, le banche spagnole avevano concesso prestiti per un valore di 475 miliardi di dollari in America Latina, e sia le banche in Francia che quelle in Italia avevano 200 miliardi di dollari di esposizione nelle economie in via di sviluppo.
Tra le banche più esposte, Standard Chartered ottiene più del 90% dei suoi guadagni dall’Asia, dall’Africa e dal Medio Oriente, e ha avvertito in dicembre che la sua registrazione decennale della crescita dei guadagni probabilmente finirà.
BBVA aveva 41 miliardi di euro (55 miliardi di dollari) di esposizione in Messico, che lo scorso anno ha contribuito per più dell’80% dei profitti del gruppo, e 52 miliardi di euro di prestiti nel Sud America.
Santander aveva concesso 132 miliardi di euro di prestiti in America Latina alla fine dello scorso anno, metà dei quali verso il Brasile. Il Brasile ha contribuito per il 23% ai guadagni del gruppo lo scorso anno, e il resto dell’America Latina ha contribuito per un altro 24%.
Gli analisti hanno affermato che la turbolenza dei mercati emergenti potrebbe anche avere un impatto più esteso e indiretto sui rendimenti dell’investment banking e della gestione patrimoniale.