La situazione delle imprese assicurative italiane si è confermata anche nel 2013 “complessivamente positiva”, tuttavia “persistono nel complesso elementi di debolezza strutturale, quali la perdurante sottoassicurazione del sistema, particolarmente acuta nel settore danni e – nel settore vita – la concentrazione delle polizze nei prodotti a sostanziale finalità di investimento a medio termine, con una scarsa diffusione dei prodotti a contenuto previdenziale”.
Lo ha detto il Presidente dell’Ivass, Salvatore Rossi, durante un’audizione informale sul settore assicurativo al Senato, aggiungendo che “dal punto di vista patrimoniale i dati sono incoraggianti. L’indice di solvibilità medio di gruppo si dovrebbe attestare a fine 2013 a 1,59 con una variazione tra 1,30 e 2,14. Si tratta di valori tutti significativamente superiori ai livelli regolamentari. Inoltre, il saldo tra plus e minusvalenze latenti nel portafoglio ha superato i 21 miliardi alla fine di ottobre, in forte incremento rispetto ai 13 di settembre”.
“L’Ivass ha chiesto alle compagnie operanti nel settore vita di valutare l’impatto di una perdurante situazione di bassi tassi di interesse sulla loro capacità di adempiere agli impegni assunti sui contratti di tipo rivalutabile. L’esercizio ha dato esito positivo”.
Rossi si è soffermato anche sulla recente posizione di S&P riguardo a Generali, dicendo che il criterio di giudizio adottato da S&P sulle compagnie di assicurazione, che ha portato ad un credit watch negativo per Generali, ‘suscita perplessità’.
“Se il passivo, gli impegni, in Italia sono circa al 30%, allora – ha detto Rossi al temine dell’audizione – l’attivo in Italia deve essere di importo corrispondente. Non si può chiedere uno sbilanciamento forte, altrimenti si chiede ad una compagnia di non essere prudente”.
Attualmente Generali investe circa il 24% del suo attivo in titoli di emittenti italiani. Questo criterio “sembra ignorare il fatto che una compagnia assicurativa ben gestita deve garantirsi un adeguato bilanciamento fra attivo e passivo” e “l’attivo deve essere investito in strumenti che consentano di far fronte agli impegni assunti senza incorrere in perdite”.
Quindi le politiche di investimento delle assicurazioni italiane – ha rimarcato il presidente dell’Ivass – risultano complessivamente coerenti. Perplessità suscita anche, ha spiegato Rossi, la scelta dei tempi. Per Rossi Standard&Poor’s è in controtendenza e controtempo rispetto al mercato.
Sul timing, “sorprende che la decisione di S&P di porre in credit watch negativo Generali venga annunciata proprio nel momento in cui si manifestano nel Paese primi, seppur timidi, segnali di ripresa e i saldi di finanza pubblica appaiono sotto controllo; e che l’annuncio cada in una fase di costante e significativo miglioramento della valutazione espressa dai mercati sull’affidabilità’ dei primari gruppi nazionali”. “L’opinione del mercato sulle compagnie assicurative italiane, e in particolare su Generali – ha rilevato ancora Rossi – andava in senso opposto, con un apprezzamento della solidità e dell’equilibrio patrimoniale”. Nel corso dell’audizione il presidente dell’Ivass ha ricordato il criterio di S&P: se una compagnia insediata in un dato Paese investe in titoli emessi da soggetti di quel medesimo Paese valori prossimi o superiori al 25% dei suoi asset, allora dovrà essere effettuato uno stress test che, se non superato, porterà all’assegnazione di un rating non superiore a quello del Paese (Generali investe circa il 24% del suo attivo in titoli di emittenti italiani). Rossi ha ricordato che questo criterio “sembrerebbe avere in Europa un impatto significativo per due soli gruppi, Generali e la spagnola Mapfre”. Dopo aver ricordato che le agenzie di rating sono state individuate dall’opinione pubblica mondiale ‘come uno dei problemi’ della crisi finanziaria, Rossi ha concluso affermando che la riflessione nelle sedi internazionali su come risolvere i problemi posti dalla agenzie di rating è ancora in corso.