La crisi non accenna a mollare la presa e continua a farsi sentire in maniera pesante, ma le famiglie italiane rispondono meglio rispetto a quelle francesi e tedesche. Tra contrazione del Pil (-1,8% a fine 2013), disoccupazione a livelli record (12,5% secondo gli ultimi dati FMI) e calo dei redditi (-1,7% nei primi sei mesi secondo l’Istat) che deprime ulteriormente il potere di acquisto, il quadro del nostro Paese non è certo dei più rosei. Tuttavia, anche in questo scenario di difficoltà, non mancano i segnali positivi.

 

Secondo la quarta edizione del Global Wealth Report – lo studio del Gruppo Allianz che fotografa la situazione patrimoniale delle famiglie di oltre 50 Paesi del mondo – la ricchezza finanziaria media delle famiglie italiane è di 45.770 Euro, inferiore a quella del Regno Unito (58. 905 Euro), ma superiore a quella di Francia (44.310 Euro) e Germania (41.950 Euro). Insomma, grazie alla tradizionale propensione al risparmio, al basso livello di indebitamento e alla ricchezza accumulata nel passato, le famiglie italiane sono mediamente più povere di quelle inglesi ma più ricche delle famiglie francesi e di quelle tedesche.

Nel 2012 la ricchezza finanziaria complessiva (pre-tax) delle famiglie di tutto il mondo è cresciuta dell’8,1%, raggiungendo il livello record di 111.00 miliardi di Euro. Si tratta dell’incremento più consistente degli ultimi sei anni, ben al di sopra della media di lungo periodo pari al 4,6% annuo (al netto delle rettifiche per gli effetti dei tassi di cambio calcolati per il periodo 2001-2012). Un risultato dovuto principalmente all’andamento positivo dei mercati azionari che ha ridato fiducia al sistema finanziario (il valore degli investimenti in equity è cresciuto del 10,4%) e alla crescita contenuta del debito (2,9% a quattro anni dal fallimento di Lehman Brothers).

L’indice di indebitamento globale (passività espresse in percentuale del PIL) è diminuito al 65,9%, rispetto al 71,6% del 2009. Di conseguenza, la ricchezza finanziaria netta mondiale (ricchezza finanziaria lorda meno passività) ha registrato una crescita a doppia cifra (+10,4%), di cui hanno beneficiato tutte le regioni. Anche nell’Eurozona, che paga il prezzo più caro alla crisi, la ricchezza finanziaria netta è cresciuta del 7,2% a fine del 2012, tornando per la prima volta sui livelli pre-crisi. Tuttavia, l’andamento positivo dello scorso anno non è bastato a nascondere la fragilità dei conti delle famiglie e neanche ad accorciare la forbice esistente tra i diversi Paesi. Anzi, il divario di ricchezza si va ampliando sempre di più. Attualmente in Grecia la ricchezza finanziaria netta si attesta al 28% della media dell’Eurozona, mentre era ancora ben al di sopra la soglia del 50% nell’anno precedente l’esplosione della crisi. Stessa dinamica per la Spagna, scivolata dal 61% al 44% dello scorso anno. “Il crescente divario di ricchezza all’interno dell’Eurozona desta preoccupazione”, ha affermato Michael Heise, Chief Economist di Allianz. “Alla lunga, le forze centrifughe della crisi potrebbero minare la coesione europea. L’Europa deve trovare al più presto una via d’uscita dall’attuale situazione e offrire a tutti i suoi cittadini una nuova e chiara prospettiva di crescita e benessere in cui tornare a sperare. Ciò richiederà una ulteriore accelerazione verso l’integrazione”.

 

Italia al 14° posto nella classifica mondiale per ricchezza finanziaria netta pro capite

L’andamento della ricchezza in Italia è stato estremamente positivo nel 2012. Secondo lo studio di Allianz la ricchezza finanziaria (pre-tax) delle famiglie ha registrato un incremento del 4,5% che ha permesso loro di compensare le perdite subite nel 2011. In forte rallentamento, dall’inizio della crisi, la crescita del debito che a fine 2012 risultava in leggera flessione. Grazie a questo andamento positivo, la ricchezza finanziaria netta è aumentata del 6,3%, un livello che non si vedeva dal 2005.

Osservando le dinamiche su un orizzonte di lungo periodo le prospettive dell’Italia cambiano decisamente tonalità: tra il 2001 e il 2012, la ricchezza finanziaria netta pro capite ha infatti generato una crescita pari a zero e, rispetto ai massimi pre-crisi, le famiglie italiane hanno perso quasi il 13%. 

Nella classifica mondiale dei paesi più ricchi l’Italia, con una ricchezza finanziaria netta media pro capite pari a 45.770 Euro si conferma al 14° posto (v. tabella), ma nell’ultimo anno è notevolmente aumentato il gap che ci separa da Belgio (73.520 Euro) e Paesi Bassi (68.760 Euro), gli unici due paesi dell’Unione monetaria che superano l’Italia. Da sottolineare come dal 2000 l’Italia ha perso sette posizioni nella classifica mondiale.

L’andamento registrato l’anno scorso a livello mondiale non deve far pensare che il livello estremamente basso dei tassi d’interesse non produca alcun impatto sulle dinamiche di ricchezza. È vero esattamente il contrario, come dimostra l’analisi dei comportamenti di risparmio degli USA e dell’Eurozona. Negli ultimi anni, i risparmiatori hanno mostrato una spiccata preferenza per la liquidità: l’incidenza dei depositi bancari sull’accumulo di ricchezza è cresciuta in misura significativa durante la crisi. Negli ultimi cinque anni le banche hanno raccolto, in media, oltre il 50% del “nuovo” risparmio dell’Eurozona, mentre negli Stati Uniti il dato è pari a circa due terzi. La tendenza ad abbandonare gli investimenti a lungo termine non fa che aggravare l’incidenza del basso livello dei tassi d’interesse sull’accumulo di ricchezza. L’espansione della ricchezza assume connotati simili a quanto avvenuto in Giappone: dopo il fallimento di Lehman Brothers, la crescita della ricchezza finanziaria lorda pro capite è stata nulla in Giappone (0%), quasi nulla negli Stati Uniti (+0,1%) molto ridotta in Europa (+1,1%); per contro, nel periodo pre-crisi questa forbice andava dall’1,6% giapponese al 10,3% statunitense.

Anche la distribuzione della ricchezza finanziaria risulta penalizzata dalla crisi e dai bassi tassi d’interesse. Secondo i dati del Global Wealth Report di Allianz negli USA e nell’Eurozona il numero di soggetti appartenenti alla classe “a elevata ricchezza” è diminuito in termini sia assoluti sia relativi (in rapporto alla popolazione totale), mentre è rimasto stabile in Giappone.

Dall’altro lato la popolazione “a bassa ricchezza” è aumentata in tutte tre le aree, arrivando al 30% negli Stati Uniti e nell’Eurozona e a circa il 10% in Giappone. Le forti disparità di ricchezza in Europa e negli Stati Uniti fanno temere per la tenuta del tessuto sociale. “Solo in futuro riusciremo a capire chi sarà a pagare il prezzo più salato della politica dei bassi tassi d’interesse”, ha commentato Heise.

Se la crisi ha comportato un incremento della popolazione entrata in povertà nelle economie avanzate, nei paesi più poveri è invece cresciuta la classe media: nel solo 2012 si è registrato un aumento di quasi 140 milioni di persone (grazie soprattutto alla Cina). Ciò significa che a fine 2012, circa 860 milioni di persone vivevano con un patrimonio di medie dimensioni. Negli ultimi dodici anni (2001-2012) i progressi delle economie emergenti sono stati sorprendenti: la quota di popolazione rientrante nella classe media è infatti raddoppiata in Europa Orientale e in America Latina, ed è quasi decuplicata in Asia (con esclusione del Giappone).

Secondo le analisi di Allianz, se dodici anni fa circa il 60% degli appartenenti alla classe media viveva in Nord America o nell’Europa Occidentale, oggi la percentuale è scesa sotto la soglia del 30%, mentre una persona su due vive oggi in un paese asiatico.

Nonostante il forte rallentamento registrato dal 2007, l’Europa orientale continua a vantare l’espansione più consistente in un’ottica di lungo periodo, con una crescita media annua del 14,7% nel periodo compreso tra il 2001 e il 2012. Seguono l’Asia (Giappone escluso) e l’America Latina. Tuttavia c’è un però: ed è legato all’aumento dell’indebitamento privato, che è stato ancor più rapido della crescita di ricchezza. Negli ultimi dodici anni, le passività delle famiglie dell’Europa Orientale hanno evidenziato un rialzo medio del 25,4% all’anno. Una tendenza all’indebitamento che ha subito un rallentamento dall’inizio della crisi finanziaria.

Il Global Wealth Report non registra segnali simili nelle altre economie emergenti.

In America Latina, l’indebitamento medio delle famiglie si è mantenuto costante (circa 17%) prima e dopo l’esplosione della crisi; in Asia (sempre con l’esclusione del Giappone) si è passati dal 12,3% del periodo 2003-2007, al 15,8% del periodo 2008-2012. “Benché l’indebitamento privato si collochi ancora su livelli contenuti nella maggior parte di questi paesi, dobbiamo seguire molto attentamente il ritmo di crescita del debito. Queste economie non devono commettere gli stessi errori degli europei e degli americani: una crescita sostenuta dal debito non è mai sostenibile”, ha concluso Heise.

 

Ricchezza finanziaria netta pro capite, 2012, top 20:

 

 

in EUR

y-o-y in %

Svizzera

141,895

6.3

USA

100,710

10.3

Giappone

83,610

4.5

Belgio

73,520

7.4

Paesi Bassi

68,760

12.1

Canada

66,550

8.6

Singapore

66,400

7.9

Taiwan

65,080

6.9

Regno Unito

58,905

7.7

Australia

57,400

25.3

Svezia

54,065

13.6

Danimarca

53,370

18.1

Israele

49,390

7.8

Italia

45,770

6.0

Francia

44,310

6.1

Austria

41,985

4.7

Germania

41,950

6.7

Irlanda

29,980

15.3

Portogallo

20,930

6.2

Sud Corea

19,180

10.3

Lo studio è disponibile nel nostro sito Internet

https://www.allianz.com/en/economic_research , all’interno della sezione “Publications/Specials”.