La Polonia ha deciso di nazionalizzare la previdenza privata per ridurre il debito pubblico di otto punti percentuali dall’attuale 52,7% del Pil nazionale.
Il premier polacco Donald Tusk ha infatti indicato di voler trasferire nelle casse dello Stato le obbligazioni detenute dai fondi pensione coperti da garanzia pubblica, in particolare obbligazioni sovrane, per un ammontare superiore ai 40 miliardi di euro.
In Polonia il sistema previdenziale è di tipo imbrido, con un veicolo pubblico (“Zus”) e uno privato. L’adesione alla previdenza complementare è volontaria da parte dei lavoratori che decidono di dedicarvi il 2,92% della retribuzione.
La mossa – secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore – comporterà in sostanza il dimezzamento del patrimonio di questi strumenti, visto che i titoli di Stato ammontano al 51,5% degli asset under management dei fondi pensione, riducendo in misura conseguente il ruolo della previdenza complementare nel sistema economico e finanziario della Polonia.
L’altra metà del portafoglio dei fondi pensione è investita per buona parte in titoli quotati alla Borsa di Varsavia.
Dura la reazione dell’associazione dei fondi pensione, che giudicano incostituzionale questa iniziativa, dato che l’annessione di asset non prevede alcuna forma di compensazione da parte dello Stato. Dure anche le dichiarazioni anche dei principali attori del sistema finanziario polacco: in particolare dalle società di gestione del risparmio, che amministrano i patrimonio affidati loro dai fondi pensione, da Ing ad Aviva, Axa, Generali e Allianz.
Il sistema della previdenza privata in Polonia pesa per quasi il 20% del Pil nazionale e la stesa Borsa di Varsavia vede i gestori di fondi pensione protagonisti degli scambi.
Una simile mossa è stata in precedenza fatta anche dall’Argentina nel 2008 e dall’Ungheria due anni fa.