La Procura di Milano ha sequestrato nei giorni scorsi una lettera relativa a un presunto patto tra Salvatore Ligresti e Mediobanca per agevolare l’uscita dell’ingegnere di Paternò dal capitale di Premafin, ma ambienti vicini a piazzetta Cuccia fanno sapere che la merchant bank non ha mai stipulato accordi ne firme con la famiglia Ligresti.
Lo si apprende da alcune fonti a conoscenza della vicenda. L’accordo, secondo una fonte sarebbe stato sancito in una riunione a cui avrebbero partecipato, oltre a Salvatore Ligresti, anche la figlia Jonella, l’a.d. di Mediobanca, Alberto Nagel, e la segretaria del patto di sindacato di piazzetta Cuccia, Cristina Rossello. Quest’ultima, spiega la fonte, è stata sentita ieri dal Pm Luigi Orsi, titolare dell’inchiesta che vede indagato per aggiotaggio proprio Salvatore Ligresti.
L’ex patron di Fonsai avrebbe trattato una quota del valore corrispondente al 30% della capogruppo, pari a 45 mln, e altri accessori per uscire dalla vicenda. Sempre secondo la fonte il documento sequestrato nell’ufficio di Cristina Rossello non riporta alcuna firma mentre Ligresti avrebbe affermato di aver siglato il documento. Il documento recherebbe inoltre la data del 17 maggio scorso e che sarebbe quindi precedente al via libera di Consob all’operazione di venerdì scorso che ha portato Unipol a prendere il controllo di Premafin e a cascata delle controllate.
Per questo motivo l’ipotesi di reato che si configurerebbe sarebbe di ostacolo agli organismi di vigilanza. Reato per il quale Salvatore Ligresti risulta già indagato. La firma del documento sarebbe avvenuta nella sede di Compass, in Foro Buonaparte a Milano.