I tre figli di Salvatore Ligresti non rinunceranno alle manleve concesse da Ugf alla famiglia nella side letter di fine gennaio. Lo hanno comunicato in una lettera diffusa venerdì mattina Jonella e Paolo Ligresti, in qualità di azionisti della holding del gruppo. “Jonella Francesca e Gioacchino Paolo Ligresti”, si legge infatti nella nota, hanno inviato a Premafin e a Unipol una comunicazione in merito alla loro decisione irrevocabile di non rinunciare agli impegni di manleva, concessi dalla compagnia bolognese con side letter del 29 gennaio 2012″.
I due fratelli Ligresti hanno inoltre comunicato che “le società Hike Security e Limbo Invest non intendono assumere alcun impegno in merito all’esercizio del diritto di recesso conseguente alla fusione di Premafin in FonSai”. Indizi che allontanano sempre di più le nozze, apparse da subito travagliate, tra il gruppo Unipol e FonSai. La mancata rinuncia delle manleve da parte anche di un solo membro della famiglia Ligresti, secondo quanto aveva comunicato Consob qualche giorno fa, avrebbe infatti comportato l’obbligo da parte di Unipol a lanciare un’Opa su Premafin, rendendo pertanto particolarmente gravosa l’operazione che – attraverso una fusione a 4 che comprenderebbe anche Milano Assicurazioni e FonSai – porterebbe alla nascita di un grande campione nazionale, leader assoluto sul fronte dell’Rc auto.
“Tale decisione – si legge ancora nella nota – è stata presa considerando particolarmente le continue modifiche e le crescenti problematiche intervenute nell’Operazione di Integrazione tra Unipol, Premafin e FonSai, quali ad esempio, le criticità evidenziate da advisor indipendenti riguardo alla situazione patrimoniale di Unipol, allo stato non chiarite né risolte, e il fatto che, con lettera del 6 giugno 2012 inviata a Premafin, a FonSai e a Milano Ass.”, la compagnia bolognese “abbia nuovamente rilanciato in tema di concambi, pretendendone una sostanziale modifica”.
“Tutto ciò al fine della considerazione di soluzioni alternative”, scrive in maniera sibillina la lettera vergata da Paolo e Jonella Ligresti. E puntuale l’offerta alternativa si è materializzata. Si tratta dell’ennesima offerta pervenuta da Sator (Matteo Arpe) e Palladio (Roberto Meneguzzo) e via via modificata nel tempo.
Come la volta scorsa, Sator e Palladio hanno presentato la loro offerta al Cda di FonSai. La proposta riguarda una nuova offerta per la ripatrimonializzazione della compagnia dei Ligresti che prevede un aumento di capitale non inferiore a 800 mln.

Schema che consentirebbe a FonSai di realizzare, in tempi compatibili con “la situazione di oggettiva criticità in cui versa”, la ricapitalizzazione necessaria “al suo urgente rafforzamento patrimoniale”, come peraltro anche richiesto dall’Isvap.

Una prima tranche da 400 mln sarebbe riservata a Sator e Palladio, con un prezzo di emissione compreso tra 2 e 2,5 euro; ulteriori 400 mln verrebbero inoltre offerti in opzione a tutti gli azionisti FonSai (quindi anche agli stessi due fondi, soci della compagnia con l’8% della partecipazioni), per un prezzo non superiore alla metà di quello determinato per l’aumento di capitale riservato. Quest’ultimo sarà sottoscritto da una newco che verrà capitalizzata esclusivamente mediante mezzi propri e il suo capitale sarà detenuto, pariteticamente, da Sator e Palladio.

La quota parte dell’aumento di capitale in opzione sarà anch’esso coperto da mezzi propri sia da parte di Sator e Palladio sia eventualmente di terzi investitori che hanno manifestato l’interesse all’operazione. Tale operazione garantirebbe a portare il solvency ratio di FonSai in acque più tranquille, migliorandolo di circa 36 punti, sempre stando alle stime rese note dai due azionisti.
Arpe e Meneguzzo lanciano anche un messaggio chiaro alle banche del pool e ai due grandi creditori, Mediobanca e Unicredit, con l’a.d. di quest’ultima, Federico Ghizzoni, che proprio giovedì scorso aveva dichiarato di essere pronto ad escutere il pegno (ossia la quota di FonSai detenuta da Premafin) se i Ligresti non avessero chiuso l’operazione entro il prossimo 11 giugno. Secondo Sator e Palladio, infatti, “l’operazione potrebbe consentire alla holding di avere un valore del proprio attivo in linea con il suo indebitamento netto e sostenere un piano di ristrutturazione del debito che preveda il semplice riscadenziamento dell’attuale posizione debitoria agli stessi termini e condizioni del primo finanziamento senior previsto nel piano di risanamento di Premafin attualmente in corso di approvazione.
Fonsai ha confermato di aver ricevuto la nuova proposta Sator/Palladio “che sarà esaminata dal consiglio di amministrazione” convocato per oggi per esaminare l’offerta di Unipol. La compagnia assicurativa ha inoltre reso noto di aver avviato “valutazioni ed analisi circa le eventuali conseguenze che la dichiarazione” di Jonella e Paolo Ligresti “comporti rispetto alla proposta di Unipol” e al progetto di integrazione.

Ma intanto Unipol conferma la propria “disponibilità a procedere nella fusione” con Premafin, FonSai e Milano Ass. ai “termini e alle condizioni indicate nel paragrafo 5 della comunicazione del 6 giugno 2012” aggiungendo di rinviare “ad una successiva valutazione” e “al conseguente confronto con le autorità di vigilanza ogni determinazione concernente le modalità con cui dare attuazione alle richieste contenute nel provvedimento Consob” del 24 maggio.
Dal canto suo l’a.d. di Fonsai, Emanuele Erbetta, ha affermato che “sia con Fonsai che con la Milano stiamo andando avanti nella valutazione della proposta Unipol in base alla tabella di marcia predisposta”.

Secondo la stampa l’ultimo azzardo dei Ligresti si baserebbe sul fatto che, alla fine, le banche creditrici di Premafin (per circa 370 miliardi) per non perdere i loro soldi eviteranno di far fallire la holding di Fonsai, e accetteranno di esaminare il piano alternativo di Sator e Palladio, più favorevole alla famiglia. I creditori tuttavia hanno ribadito anche sabato di voler chiudere definitivamente i conti. 
Se i cda delle società interessate daranno il via libera al progetto con Bologna, le banche firmeranno la ristrutturazione dei debiti di Premafin condizionandola al successivo via libera degli azionisti. Un “no” dei Ligresti invece porterebbe ad un altro percorso: senza ristrutturazione dei debiti l’assemblea non potrà approvare il bilancio per mancanza del requisito di continuità aziendale. La parola spetterà a quel punto al tribunale che dovrà decretare  l’insolvenza e seguirebbe l’escussione dei pegni sulle azioni Fonsai poste a garanzia dei crediti. Le banche, divenute azioniste del gruppo assicurativo potrebbero riformulare su basi nuove il progetto di integrazione con Unipol.