Come da richiesta del Cda, l’assemblea dei soci Premafin, che ieri mattina avrebbe dovuto deliberare sull’aumento di capitale fino a 400 mln euro e sull’approvazione del bilancio dell’esercizio 2011, ha rinviato le decisioni al prossimo 12 giugno, data che il notaio dell’assemblea, l’ex Presidente di Rcs Piergaetano Marchetti, ha corretto rispetto a quella del 15 giugno che era stata comunicata in precedenza.
Secondo una nota rilasciata al termine dei lavoro, la proposta di posticipare di un mese l’assemblea e’ stata dettata dall’esigenza di lasciare il maggior tempo possibile agli azionisti “per consentire loro di assumere in modo maggiormente informato e consapevole le proprie determinazioni di voto”.
“Abbiamo riaggiornato l’assemblea a una data per la quale riteniamo ragionevolmente prevedibile che tutte le condizioni per il progetto di integrazione” con Unipol “possano essere avverate”, ha fatto inoltre sapere il presidente della holding, Giulia Ligresti, in una breve nota diffusa da un portavoce al termine dell’incontro.
Durante l’assemblea, che si è comunque riunita per trattare come unico punto in discussione la ratifica di nuovi consiglieri in sostituzione di alcuni dimissionari, sono arrivati due duri attacchi nei confronti della società da parte di due piccoli azionisti, Fragapane e Gola. “Si legge dai giornali che c’è il rischio di commissariamento”, ha detto il primo. “Ebbene, mi auguro che questo commissariamento ci sia. Qui dentro ci vorrebbero persone come il quasi ministro Enrico Bondi, di cui abbiamo sotto gli occhi l’esempio di come ha ristrutturato la Parmalat”. Sulla stessa linea d’onda anche l’intervento del socio Gola, secondo cui “e’ giusto che la società venga commissariata, a guidicare dai pesanti passivi accumulati da Premafin, Milano Ass. e FonSai. Voterò pertanto contro ogni iniziativa che consenta la prosecuzione” dell’attuale Cda.
Il nuovo stallo di questa mattina era tutto sommato prevedibile: perché l’operazione di ricapitalizzazione possa essere approvata occorre infatti l’ok del pool delle banche finanziatrici del progetto di fusione Unipol/FonSai. Un ok che stenta ad arrivare perché le banche creditrici della holding, a loro volta, concederanno la rinegoziazione del finanziamento solo dopo l’intesa sui concambi con Unipol, che ancora stenta ad essere trovata.
Unipol punta infatti a controllare il 66,7% dell’agglomerato assicurativo che nascerà dalla fuisone a quattro con Premafin, Milano Ass. e FonSai. Condizione ritenuta eccessivamente stringente dal gruppo Ligresti, che vorrebbe contenere Bologna intorno al 61%. Per questo motivo, FonSai ha proposto una ripartizione delle quote che dovrebbe portare Milano Ass. al 10,7%, FonSai al 27,45% e Premafin allo 0,85%. Mentre nel caso delle prime due il valore proposto rientra pienamente nella forchetta indicata dai rispettivi advisor, la stessa cosa non si può dire per la holding, per la quale la forchetta in vista dei concambi era stata definita in 0,98%-1,66%. E’ anche per questo motivo che al momento Premafin non si è espressa, congelando di fatto la partita.
Di certo le ultime evoluzioni di questa lunga telenovela che è il tentativo di salvataggio di FonSai hanno fatto emergere alcune criticita’ che allo stato non sembrano facilmente superabili. Se anche, infatti, i cda di Premafin, FonSai e Milano Ass., dovessero alla fine mettere a punto una proposta unitaria in grado di convincere Unipol a non alzarsi dal tavolo, sul buon esito dell’operazione rimarrebbe la spada di Damocle rappresentata dall’imminente decisione della Consob sulla richiesta dei bolognesi di essere esentati dall’Opa sulle tre società del gruppo Ligresti coinvolte nella fusione.
E’ pressoché scontata l’esenzione dall’Opa per Premafin e FonSai (in quanto operazioni equiparate a veri e propri salvataggi, ndr), resta incerto il giudizio che la Commissione di Vigilanza, guidata da Giuseppe Vegas, fornirà sulla Milano, la cui situazione finanziaria e’ decisamente migliore delle due consorelle.
Fonte: Dow Jones Newswires