Convegno AIBA
L’obbligatorietà per i professionisti iscritti agli Ordini partirà il 13 agosto. La legge sulle catastrofi naturali viene perennemente rinviata. Meno del 10% delle aziende si assicura contro l’inquinamento e solo il 20% si tutela per i danni indiretti
Autore: Fausto Panzeri
ASSINEWS 242: maggio 2013
Negli anni ‘70, nel corso dei rari convegni che si tenevano sui problemi dell’assicurazione italiana e della sua “arretratezza” nei confronti delle nazioni economicamente più evolute, si parlava della sottoassicurazione che caratterizzava il mondo delle PMI, della sostanziale assenza di coperture dei rischi catastrofali per le abitazioni e per gran parte delle aziende e della scarsa diffusione dell’assicurazione della responsabilità civile dei professionisti. Iniziava al contempo un dibattito sulla necessità di assicurare il rischio di inquinamento, che assumeva caratteristiche sempre più pericolose per determinate attività industriali e per il trasporto di merci fortemente inquinanti. [memebrship-mensile]
Dopo circa quarant’anni l’AIBA (Associazione Italiana Brokers di Assicurazione e Riassicurazione) ha avvertito la necessità di organizzare, in Roma il 18 aprile, un convegno dal titolo “ Le nuove frontiere dell’assicurazione”, incentrato sulla copertura dei danni catastrofali, delle responsabilità professionali, dell’inquinamento e dei danni indiretti.
Il paradosso non consiste certo nella definizione di “nuove frontiere” relativamente a temi per certi versi arcinoti, ma nella loro indubbia attualità alla luce di quanto poco è stato realizzato in questo lungo arco temporale. Per carità qualcosa si è mosso, ma il gap nei confronti di altri paesi si è addirittura accentuato.
Per questo motivo, secondo Francesco Paparella, presidente di AIBA, sull’Italia grava una minaccia sino ad ora sottovalutata: “Il vero rischio del sistema produttivo si chiama sottoassi- curazione, in quanto meno del 20% delle aziende italiane, contro l’80% di quelle tedesche, ha sottoscritto una polizza danni indiretti che protegge dalle perdite economiche conseguenti a un fermo di produzione. Le aziende che hanno in essere una copertura RC inquinamento sono soltanto 4mila su un potenziale di 3 milioni. I professionisti che hanno sottoscritto una polizza RC professionale sono ancora una esigua minoranza. E anche il numero di abitazioni assicurate contro i danni delle catastrofi naturali è assolutamente marginale”.
Non vi è dubbio che l’Italia al pari di altri paesi europei sta attraversando una situazione economica e sociale assai drammatica e che la chiusura e i drastici cali del fatturato delle aziende, con l’aumento della disoccupazione e i tagli della spesa pubblica hanno accentuato determinando un sensibile aumento del senso di incertezza che stanno vivendo le aziende e le famiglie italiane.
“Siamo in una situazione di emergenza. La lunga durata della fase di recessione” – sottolinea Paparella – “ha ormai intaccato il patrimonio delle imprese e delle famiglie italiane e reso tutti più fragili di fronte alle conseguenze provocate da un evento dannoso. È vero ci mancano le risorse, ma proprio nelle difficoltà la tutela assicurativa diventa indispensabile per la sostenibilità del sistema produttivo e la tranquillità familiare. In questo contesto il broker assicurativo diventa una figura chiave: se nel passato era indentificato come l’interlocutore delle grandi aziende, oggi è riconosciuto come partner privilegiato delle piccole e medie imprese e dei professionisti”.
Giova altresì sottolineare che l’esistenza di un programma assicurativo adeguato produce indubbi benefici per le imprese. Non solo infatti per la necessaria tranquillità che consente loro di affrontare un futuro sempre più competitivo, ma perché può determinare un migliore accesso al sistema del credito. Una buona copertura assicurativa, infatti, riduce fortemente la probabilità che l’impresa diventi insolvente a fronte di un evento dannoso e favorisce un miglioramento del suo rating, consentendole un migliore accesso al credito e l’ottenimento di tassi meno onerosi.
Dall’analisi della diffusione dell’andamento della copertura danni indiretti sono emerse alcune considerazioni assai importanti. La prima sottolineata da Paparella è quella relativa al fatto che solo un quinto delle aziende italiane possiede questo tipo di copertura contro i quattro quinti delle aziende tedesche e un elevata presenza di questo tipo di copertura anche per quelle inglesi e francesi.
Uno studio realizzato dal Comitato Europeo degli Assicuratori (CEA) ha inoltre evidenziato che il danno indiretto è in media superiore di 2,5 volte il danno diretto. Ciò significa che l’80% delle aziende che assicura i danni causati ai propri fabbricati e macchinari non ha ritenuto di trasferire sugli assicuratori le conseguenze determinate da questi danni che si concretizzano sostanzialmente nella totale o parziale interruzione della produzione. Secondo una recente ricerca, il 40% delle imprese, che in conseguenza di un sinistro rimangono inattive per più di tre mesi, fallisce entro i due anni dalla ripresa dell’attività non riuscendo a compensare il dissesto finanziario. Dotarsi di una copertura assicurativa per i danni indiretti che garantisca il ripristino delle condizioni economiche e finanziarie dell’azienda può rappresentare quindi un autentico salvagente contro la situazione di crisi che andrebbe a determinarsi.
Per quanto riguarda invece la RC professionale ricordiamo che la stessa doveva diventare obbligatoria dal 13 agosto 2012, ma è stata concessa una proroga di dodici mesi. Per il momento la nuova normativa è stata vissuta come un ulteriore obbligo per alcune categorie professionali e non è stata sufficientemente sottolineata l’importanza della tutela economica per il professionista e, aspetto ancor più rilevante, per i clienti che possono fruire di maggiori garanzie nell’ipotesi di eventuali errori professionali.
I professionisti soggetti all’obbligo sono circa due milioni, ma il bacino potenziale è sicuramente più ampio. Vi sono infatti numerose attività che non prevedono l’obbligo di una iscrizione a un ordine professionale, requisito determinante per l’obbligatorietà dell’assicurazione, ma che necessiterebbero comunque di adeguate coperture assicurative. Si ritiene, in effetti, che il totale dei professionisti ammonti a 3 milioni e mezzo, impiegati in più di 200 attività. Per fare un esempio basterebbe considerare gli amministratori di condominio, i tributaristi, i consulenti di investimento, i traduttori e gli interpreti nonché i professionisti dedicati ad attività più innovative quali pubblicitari, grafici, consulenti informatici e consulenti aziendali.
Per quanto riguarda le professioni tecniche, la scelta di copertura per gli ingegneri, architetti e geometri è sicuramente varia, diventa tuttavia meno vasta per periti industriali e agrari, chimici, agronomi, spedizionieri doganali e attuari. È tuttora molto difficile trovare una copertura assicurativa per molte delle attività non soggette a una regolamentazione pubblicistica: sono poche ad esempio le compagnie che prevedono soluzioni assicurative per interpreti e traduttori, agenti immobiliari, consulenti informatici e aziendali. Accanto all’offerta delle compagnie generaliste è presente quelle delle compagnie specializzate, soprattutto di matrice anglosassone, ma iniziano ad essere presenti sul mercato anche le offerte delle Poste e di alcune banche.
In alternativa alla polizza individuale il professionista può spesso scegliere di aderire a una convenzione stipulata con gli ordini di rappresentanza della categoria a livello nazionale o a livello locale. Le coperture assicurative offerte dalla convenzioni peraltro sono molto differenziate tra di loro: alcuni ordini professionali hanno infatti scelto di offrire coperture essenziali e quindi mirate al maggior numero possibile di adesioni, dando peraltro la possibilità di integrare individualmente la copertura assicurativa. Altri ordini invece hanno scelto soluzioni più complete. Permane quindi assai importante il ruolo del broker, che possa aiutare ciascun assicurato a verificare l’adeguatezza della soluzione proposta rispetto alle sue caratteristiche professionali.
Per quanto riguarda i danni da inquinamento, le cifre sottolineate all’inizio fanno chiaramente comprendere come oltre il 90% delle aziende italiane sia sprovvista di copertura assicurativa. Bisogna tuttavia ricordare che la disciplina normativa sancisce il principio di “chi inquina paga”, chiamando i responsabili dei danni provocati a risarcire le spese sostenute per gli interventi di bonifica, messa in sicurezza e ripristino delle matrici ambientali che possono assumere valori economici molto ingenti. Pur essendo sicuramente interessato all’argomento il sistema produttivo italiano non effettua però una corretta valutazione dei rischi potenziali e tende a trascurare la copertura assicurativa. In questo contesto il broker si presenta come un consulente idoneo per definire le aree di rischio e individuare i processi aziendali che possano condurre a una loro eliminazione o mitigazione.
Veniamo infine all’ultimo tema trattato che è quello delle catastrofi naturali. Da diversi anni sono state avanzate delle proposte legislative per rendere obbligatorio questo tipo di copertura. Per ben tre volte tuttavia questa legge non è stata promulgata. Resta il fatto che l’Italia è il paese europeo maggiormente esposto agli eventi catastrofali quali terremoti, alluvioni e inondazioni. L’82% dei comuni italiani è a rischio di dissesto idrogeologico con 6 milioni di persone che vivono in zone considerate ad alto rischio e 22 milioni che risiedono in aree a rischio medio. Il 6,1% del territorio è esposto a frane e smottamenti e il 67% dei comuni si trova in zona sismica. Malgrado ciò, e a differenza di altri paesi sviluppati, l’Italia non si è dotata di un sistema assicurativo diffuso.
“L’importanza della copertura assicurativa per il settore industriale, ma anche per le civili abitazioni” – sottolinea Paparella – “rappresenta una scelta previdenziale e di ragionevolezza che ancora sfugge agli italiani. Gli interventi normativi sulla materia hanno sempre avuto un iter complicato e tortuoso senza raggiungere l’obiettivo di un obbligo di legge. Ma se si prendesse consapevolezza del rischio di mancato risarcimento da parte dello Stato, sempre più spesso incapace di affrontare le emergenze economiche, apparirebbe in tutta la sua evidenza l’esigenza di protezione da eventi che possono significare la perdita parziale o totale di proprietà fondamentali”.
Ancora una volta il convegno di AIBA, organizzato in maniera impeccabile, ha affrontato temi di sicura attualità e interesse che sono stati affrontati con serietà e competenza dai relatori e seguiti con interesse e partecipazione dai professionisti presenti. [/membership-mensile]