Le recenti vicende dimostrano come la comunicazione sia sempre più cruciale. Ma, per quanto possibile, occorre informare in via preventiva. Perché agire di rimessa può essere controproducente

di Angelo De Mattia 

La linea dell’informazione e della comunicazione istituzionale, da parte di una banca centrale, si fa sempre più complessa. Rispetto all’epoca in cui vigeva il fuge rumores e nella quale, come diceva Luigi Einaudi, il governatore diventava il confessore dei banchieri, sembra quasi di trovarsi, per i profili comunicazionali, in un mondo completamente diverso, nel quale, per quel che attiene alla politica monetaria, i banchieri centrali ormai sostanzialmente concordano nel non confondere il mercato, nell’applicare, in dosi più o meno consistenti, la forward guidance e nell’indurre, a volte, movimenti nel mercato stesso attraverso le dichiarazioni che vengono rese anche non poco tempo prima delle effettive deliberazioni che così, quando sono assunte, risultano già scontate.

Da questo punto di vista, si può dire che informazione, nel senso più ampio del termine, e comunicazione sono diventate strumenti fondamentali, in specie di alcune principali funzioni di una banca centrale. A poco a poco l’impiego di questi strumenti si estende anche alla Vigilanza bancaria e finanziaria; ma qui il problema diventa più delicato, dovendosi combinare con il rispetto dei vincoli di segretezza che la legge impone all’esercizio di questa funzione. Il modo migliore per fare fronte a un bisogno di informazione, che sussiste anche in questo campo, è quello dell’ufficialità delle notizie, delle analisi, delle spiegazioni e dei progetti che sono prodotti dalla Vigilanza. Le audizioni parlamentari costituiscono una delle sedi idonee a tale scopo; idonee, altresì, sono le pubblicazioni dell’istituto e, soprattutto, la Relazione annuale, con le Considerazioni finali, nonché la Relazione al Parlamento. Vi sono, poi, scadenze importanti in cui il governatore esprime le proprie valutazioni e indica le linee di evoluzione anche della Vigilanza, quali la Giornata del risparmio, l’assemblea annuale dell’Abi, il convegno degli operatori finanziari (un tempo Forex).

Con l’introduzione della Vigilanza unica le pubblicazioni sono cresciute e gli interventi di membri del Supervisory Board cominciano ora ad aumentare. Soprattutto in quest’ultimo caso, ne conseguono dibattiti e discussioni tra esperti e sulla stampa anche non specializzata. Il bisogno di essere informati cresce ma, del pari, si sviluppa la mole dei documenti, dovendosi aggiungere alle occasioni ricordate anche i paper e le analisi prodotte da altri organismi, quali la Bri, lo Stability Board, il Fmi, l’Eba. Seguire e recepire tutta questa documentazione con le relative comunicazioni richiederebbe di dotarsi di una struttura organizzativa composta da personalità altamente specializzate. Del resto, se si riguarda questa materia dal lato non solo della comunicazione, ma delle specifiche normative che vengono prodotte da questi soggetti istituzionali, si può misurare l’onere complessivo che incombe agli istituti solo per seguirne l’evoluzione ai fini di una puntuale applicazione.

 

Insomma, la comunicazione e l’informazione ascendono al rango di una funzione, non più strumentale, ma di primario rilievo accanto a quelle tradizionali di una banca centrale e di un organo di vigilanza. Per la sua grande efficacia, la funzione dell’ informare e del comunicare deve avere un ruolo ampiamente preventivo. Se, poi, è costretta ad agire di rimessa, allora vuol dire che la funzione non ha svolto al meglio il ruolo che avrebbe potuto esercitare. Naturalmente, qui ci si riferisce a una funzione che sia alle dirette responsabilità del vertice di una banca centrale come lo è la politica monetaria o la Vigilanza (quando è prevista). La preventività ampia assicura anche che non si debba scendere nei casi singoli nei quali è più evidente il rischio di imbattersi nel segreto d’ufficio. È ovvio che la funzione in questione non può creare il fatto da comunicare né raddrizzarlo quando sia stato affrontato, sul terreno sostanziale, non adeguatamente. La migliore reazione, allorquando si è costretti, per la non comprensione adeguata delle vicende da parte del pubblico in genere o di categorie specifiche di risparmiatori e clienti di banche, ad agire sia pure in quel particolare modo che in questi giorni viene chiamato controffensiva e attribuito al vertice Bankitalia in relazione alla vicenda delle quattro banche dissestate e poi salvate, sarebbe quella da sviluppare nelle sedi istituzionali. Ricordo che quando, a cavallo del nuovo secolo deflagrò la vicenda del fallimento del fondo americano Ltcm nel quale aveva investito per una somma assai limitata l’allora Ufficio italiano dei cambi, che era in simbiosi istituzionale con la Banca d’Italia, molti attaccarono il suo vertice, non conoscendo peraltro nulla della vicenda. Allora, cogliendo l’occasione dell’audizione parlamentare sulla legge finanziaria, il governatore Antonio Fazio dedicò a quella vicenda una parte della propria relazione introduttiva dell’audizione. All’esposizione in Parlamento pochi replicarono e solo per avere qualche ulteriore informazione. Nel complesso l’informativa resa risultò esaustiva. Di lì a poco, la Fed intervenne per organizzare il salvataggio di Ltcm. Alla fine risultò assegnato all’Uic un rendimento del suo investimento superiore a quello di molte altre allocazioni delle disponibilità proprie. La Corte dei Conti che aveva seguito la vicenda chiuse il fascicolo con soddisfazione per l’esito conseguito. La sede parlamentare non è sempre data, ovviamente. Può accadere che, per una confusione sui fini, limiti, vincoli di una funzione, nel nostro caso della Vigilanza, sia opportuna, per le ripercussioni rilevanti che la confusione può esercitare e la non conoscenza di specifici dati e notizie corretti, una informazione tempestiva.

 

È quel che è accaduto, da ultimo, con l’intervento del governatore Ignazio Visco a Che tempo che fa di Fabio Fazio, prendendo spunto da un recente e apprezzato libro del governatore, ma intendendo immediatamente approdare alla vicenda delle quattro banche. Le risposte di Visco alle domanda di Fazio sono risultate appropriate. Tuttavia, in questi casi di esposizione al pubblico, contano anche altri fattori di carattere mediatico che, alla fine, possono pure avere la meglio su di una interlocuzione piana, non opaca, nel complesso efficace, a cominciare dallo stesso, pur obbligato se si vuole, dover agire di rimessa e, dunque, apparire in un ruolo difensivo. In ogni caso si deve pur rilevare che si tratta di scelte eccezionali. Continuità, organicità e istituzionalizzazione della comunicazione richiedono altro. Dunque, d’ora innanzi, a maggiore ragione per l’entrata in vigore della radicalmente nuova disciplina sulla gestione delle crisi bancarie, informazione – diretta della Vigilanza e imposta alle banche vigilate – e comunicazione devono adeguarsi organicamente al nuovo mondo. Strumenti, saperi, professionalità ed esperienze andranno mobilitati. Non può non cominciare una nuova periodizzazione. (riproduzione riservata)