Salva banche a prova di stabilità. L’ex decreto legge 183/2015, confluito poi in Finanziaria 2016 sotto forma di emendamento (ora comma 842), non lascia nulla al caso, preparandosi oggi all’approvazione definitiva in senato. Dopo l’impiego di circa 3,6 miliardi di euro per il salvataggio dei quattro istituti in amministrazione straordinaria (forniti dal Fondo di risoluzione, alimentato a sua volta da Intesa Sanpaolo, Ubi banca e UniCredit), è stata prevista la formazione di un Fondo di solidarietà da 100 milioni di euro che rimborsi gli obbligazionisti subordinati che nel risanamento hanno perso tutto. Per sostenere l’attività creditizia, il governo ha quindi varato alcune agevolazioni fiscali per gli istituti finanziari, quali la conversione delle Dta (Deferred tax assets) in credito d’imposta, la piena deducibilità degli interessi passivi (dal 96 al 100%) e l’introduzione di un’addizionale Ires del 3,5% dal 2017 per compensare la riduzione dell’aliquota al 24%.
Dal decreto all’emendamento. Il dl 183 ha previsto che, con effetto dal 23 novembre 2015, fossero costituite quattro nuove società in sede delle precedenti in crisi: Nuova CariFerrara spa, Nuova CariChieti spa, Nuova banca Marche spa e Nuova banca dell’Etruria e del Lazio spa. Le attività «cattive», pari a circa 8,5 miliardi di crediti in sofferenza, sono state svalutate fino a 1,5 miliardi e fatte confluire in una bad bank, in attesa d’esser collocate presso esperti del recupero crediti. Le azioni degli enti ponte, che hanno consentito di mantenere la continuità delle funzioni essenziali, sono state interamente sottoscritte dal Fondo nazionale di risoluzione, mentre il capitale di nuova emissione potrà essere sottoscritto da soggetti diversi. Al Fondo di risoluzione verranno conferiti gli eventuali ricavi della vendita qualora le quattro banche trovassero un acquirente disposto ad acquistarle. L’approvazione del decreto ha fatto sì che si riducessero i tempi entro i quali porre rimedio alla situazione critica degli enti, che, altrimenti, avrebbero portato ad iniziare il 2016 con quattro probabili bail in. I salvataggi interni avrebbero comportato, oltre al coinvolgimento di azionisti e obbligazionisti, anche l’intervento dei correntisti non garantiti, per un totale di perdite che avrebbe superato i 12 miliardi di euro e un rischio elevato di perdita di fiducia nel sistema finanziario italiano. Per ovviare a ciò, First Cisl, sindacato bancario, prevede il conferimento delle azioni delle quattro nuove banche ai clienti coinvolti nel risanamento.
Fondo di solidarietà. Convergendo in legge di Stabilità, al decreto salva banche sono state apportate alcune integrazioni, relative alla tutela della «parte debole» (gli obbligazionisti subordinati) coinvolta con l’azzeramento dei diritti patrimoniali nel risanamento. Il testo oggi all’esame del Senato per l’approvazione definitiva ha confermato che entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge dovranno essere specificate con uno o più decreti del Ministero dell’economia le modalità di gestione del Fondo di solidarietà, le condizioni di accesso allo stesso, i termini di presentazione delle istanze di erogazione, i criteri di quantificazione delle prestazioni e il complesso delle procedure da esperire, che potranno essere in tutto o in parte di natura arbitrale. L’accesso alle prestazioni sarà riservato a persone fisiche, imprenditori individuali, imprenditori agricoli o coltivatori diretti. Il Fondo sarà dotato di risorse pari sino a 100 milioni di euro, forniti dal Fondo interbancario di tutela dei depositi, che agirà nel rispetto delle disposizioni europee sugli aiuti di stato. Il Fitd sarà anche gestore del Fondo di solidarietà, che risarcirà nel limite dell’ammontare della prestazione corrisposta. Resta salvo, a proposito, il diritto al risarcimento del danno. Si affida inoltre a un Dpcm adottato sentite le commissioni competenti, la nomina degli arbitri cui affidare le procedure relative al fondo. Si ricorrerà ad arbitrato qualora emergessero responsabilità dovute alla violazione degli obblighi di informazione, correttezza e trasparenza da parte delle banche in default in fase di sottoscrizione e collocamento degli strumenti finanziari subordinati alla clientela. Infine, per assicurare la disponibilità delle somme eventualmente richieste dal sistema finanziario, il Mef ha disposto la creazione di un apposito fondo con dotazione iniziale di 2,5 miliardi di euro nel 2016, con contabilità speciale.
Ires e Dta. Sul fronte fiscale, le cosiddette Dta, attività fiscali differite degli istituti in risoluzione, potranno essere trasformate in crediti d’imposta. A proposito, con un’addizionale Ires del 3,5%, sarà sterilizzata per gli enti creditizi e finanziari la diminuzione dell’Ires, che passerà nel 2017 dal 27,5 al 24%. In tal modo non verrà ridotto il valore delle Dta, che nascono dai limiti alla deducibilità fiscale delle rettifiche di valore e concorrono in larga parte a formare il patrimonio di vigilanza: in caso, ad esempio di chiusura di bilancio negativa, le Dta possono divenire crediti d’imposta da scontare negli esercizi a venire.