Di Marcello Bussi
La Bce ieri ha deluso i mercati. E la cosa non sorprende, visto che le aspettative di un super Qe erano aumentate a dismisura. «La nostra comunicazione non è stata sbagliata», ha detto il presidente Mario Draghi nel corso della conferenza stampa seguita al consiglio direttivo. Ma i mercati gli hanno dato torto e gli indici di borsa subito piombati in territorio negativo.
Piazza Affari ha chiuso in ribasso del 2,5% a 21.996 punti, Francoforte e Parigi hanno perso addirittura il 3,6%, mentre l’euro si è impennato del 2,8% fino a 1,0943 dollari dall’apertura a 1,0608.
Ecco le misure adottate dalla Bce. Prima di tutto ha tagliato di 10 punti base il tasso sui depositi che le banche parcheggiano nell’Eurotower, portandolo da -0,20 a -0,30%, lasciando il tasso di rifinanziamento principale invariato allo 0,05%, livello in vigore da settembre 2014. Già questo annuncio ha indispettito i mercati, perché molti investitori si aspettavano una riduzione più incisiva, a -0,40%. Quando poi, 45 minuti dopo il comunicato della Bce, è cominciata la conferenza stampa di Draghi, la delusione è stata ancora più grande. Il Qe non si è rivelato sufficientemente super. Il consiglio direttivo ha deciso di prolungare gli acquisti di bond di altri sei mesi, fino al marzo 2017 o anche oltre se nel frattempo non venisse raggiunto l’obiettivo di un’inflazione di poco inferiore al 2% (a novembre nella zona euro era dello 0,1%). Gli acquisti comprenderanno anche i bond degli enti locali (da notare che i principali emittenti sono i Land tedeschi), ma rimarranno pari a 60 miliardi di euro al mese. Ed è stato proprio il mancato incremento delle quantità acquistate la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Le attese erano infatti per un aumento a 70 o 80 miliardi. Delusione che non è stata alleviata dall’annuncio di un provvedimento in puro stile Federal Reserve: la Bce reinvestirà il capitale in scadenza dei bond acquistati e quindi li manterrà in bilancio oltre marzo 2017, data in cui è ora prevista la fine del Qe, il tutto per assicurare «favorevoli condizioni di liquidità». La Bce ha infine stabilito di proseguire sino alla fine del 2017 i finanziamenti settimanali e trimestrali alle banche a tasso fisso e per ammontare illimitato. Da notare che con il prolungamento di sei mesi del Qe il programma viene potenziato di altri 360 miliardi di euro, portando il totale a 1.500 miliardi. Per quanto riguarda i titoli di Stato italiani, l’ammontare previsto fino al settembre del 2016 è di 150 miliardi di euro, di cui 130 acquistati da Bankitalia e la parte restante dalla Bce. Con l’estensione del Qe l’ammontare totale sfiorerà i 200 miliardi di euro.
Nel corso della conferenza stampa Draghi è stato sulla difensiva. Le domande dei giornalisti sono infatti state insolitamente incalzanti. «Escludo che negli acquisti condotti dalla Banca d’Italia o dalla Banque de France ci sia un finanziamento monetario», cosa che violerebbe i trattati europei, perché, se così fosse, «dovrebbero comunicarlo alla Bce», ha detto Draghi rispondendo alla domanda di un giornalista tedesco. Sugli acquisti di bond le banche centrali sono autonome e addirittura «ci sono banche che non ci dicono niente sui titoli acquistati».
Draghi ha quindi ammesso che sull’adozione delle nuove misure di politica monetaria nel consiglio direttivo «non c’è stata unanimità, ma una maggioranza molto ampia». Facile immaginare che capofila dell’opposizione sia stata ancora una volta la Bundesbank. Viene quindi da chiedersi se Draghi non abbia schiacciato ancora di più l’acceleratore proprio per colpa del capo della banca centrale tedesca, Jens Weidmann, deludendo così i mercati. Infine gli economisti della Bce hanno rivisto al ribasso le stime sull’inflazione per il 2016 e il 2017, rispettivamente all’1 dall’1,1 e all’1,6 dall’1,7%. Le stime di crescita del prodotto interno lordo dell’Eurozona sono state invece confermate all’1,7% per l’anno prossimo e lievemente riviste al rialzo per il 2017 all’1,9 dall’1,8%. (riproduzione riservata)
Di Marcello Bussi
La Bce ieri ha deluso i mercati. E la cosa non sorprende, visto che le aspettative di un super Qe erano aumentate a dismisura. «La nostra comunicazione non è stata sbagliata», ha detto il presidente Mario Draghi nel corso della conferenza stampa seguita al consiglio direttivo. Ma i mercati gli hanno dato torto e gli indici di borsa subito piombati in territorio negativo.
Piazza Affari ha chiuso in ribasso del 2,5% a 21.996 punti, Francoforte e Parigi hanno perso addirittura il 3,6%, mentre l’euro si è impennato del 2,8% fino a 1,0943 dollari dall’apertura a 1,0608.
Ecco le misure adottate dalla Bce. Prima di tutto ha tagliato di 10 punti base il tasso sui depositi che le banche parcheggiano nell’Eurotower, portandolo da -0,20 a -0,30%, lasciando il tasso di rifinanziamento principale invariato allo 0,05%, livello in vigore da settembre 2014. Già questo annuncio ha indispettito i mercati, perché molti investitori si aspettavano una riduzione più incisiva, a -0,40%. Quando poi, 45 minuti dopo il comunicato della Bce, è cominciata la conferenza stampa di Draghi, la delusione è stata ancora più grande. Il Qe non si è rivelato sufficientemente super. Il consiglio direttivo ha deciso di prolungare gli acquisti di bond di altri sei mesi, fino al marzo 2017 o anche oltre se nel frattempo non venisse raggiunto l’obiettivo di un’inflazione di poco inferiore al 2% (a novembre nella zona euro era dello 0,1%). Gli acquisti comprenderanno anche i bond degli enti locali (da notare che i principali emittenti sono i Land tedeschi), ma rimarranno pari a 60 miliardi di euro al mese. Ed è stato proprio il mancato incremento delle quantità acquistate la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Le attese erano infatti per un aumento a 70 o 80 miliardi. Delusione che non è stata alleviata dall’annuncio di un provvedimento in puro stile Federal Reserve: la Bce reinvestirà il capitale in scadenza dei bond acquistati e quindi li manterrà in bilancio oltre marzo 2017, data in cui è ora prevista la fine del Qe, il tutto per assicurare «favorevoli condizioni di liquidità». La Bce ha infine stabilito di proseguire sino alla fine del 2017 i finanziamenti settimanali e trimestrali alle banche a tasso fisso e per ammontare illimitato. Da notare che con il prolungamento di sei mesi del Qe il programma viene potenziato di altri 360 miliardi di euro, portando il totale a 1.500 miliardi. Per quanto riguarda i titoli di Stato italiani, l’ammontare previsto fino al settembre del 2016 è di 150 miliardi di euro, di cui 130 acquistati da Bankitalia e la parte restante dalla Bce. Con l’estensione del Qe l’ammontare totale sfiorerà i 200 miliardi di euro.
Nel corso della conferenza stampa Draghi è stato sulla difensiva. Le domande dei giornalisti sono infatti state insolitamente incalzanti. «Escludo che negli acquisti condotti dalla Banca d’Italia o dalla Banque de France ci sia un finanziamento monetario», cosa che violerebbe i trattati europei, perché, se così fosse, «dovrebbero comunicarlo alla Bce», ha detto Draghi rispondendo alla domanda di un giornalista tedesco. Sugli acquisti di bond le banche centrali sono autonome e addirittura «ci sono banche che non ci dicono niente sui titoli acquistati».
Draghi ha quindi ammesso che sull’adozione delle nuove misure di politica monetaria nel consiglio direttivo «non c’è stata unanimità, ma una maggioranza molto ampia». Facile immaginare che capofila dell’opposizione sia stata ancora una volta la Bundesbank. Viene quindi da chiedersi se Draghi non abbia schiacciato ancora di più l’acceleratore proprio per colpa del capo della banca centrale tedesca, Jens Weidmann, deludendo così i mercati. Infine gli economisti della Bce hanno rivisto al ribasso le stime sull’inflazione per il 2016 e il 2017, rispettivamente all’1 dall’1,1 e all’1,6 dall’1,7%. Le stime di crescita del prodotto interno lordo dell’Eurozona sono state invece confermate all’1,7% per l’anno prossimo e lievemente riviste al rialzo per il 2017 all’1,9 dall’1,8%. (riproduzione riservata)