Di Anna Messia
I numeri di bilancio comunicati nel pomeriggio sono stati da record e superiori alle attese degli analisti di circa un 10%. Così ieri il titolo FinecoBank ha registrato a Piazza Affari un rialzo dell’1,15% raggiungendo quota 7,06 euro per azione. «In dieci mesi abbiamo superato la raccolta di tutto il 2014, che era già da record», ha dichiarato a MF-Milano Finanza l’amministratore delegato Alessandro Foti, «registrando il migliore trimestre in assoluto nella storia di Fineco».
Nei nove mesi l’utile netto è stato di 148,8 milioni, in crescita del 36,2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e i ricavi totali hanno raggiunto 407,4 milioni, con un incremento del 22,2% rispetto a settembre 2014. Mentre la raccolta da inizio anno a fine ottobre è stata di 4,088 miliardi, in aumento del 33% rispetto allo stesso periodo di un anno fa, e nel solo mese scorso è stata di 375,3 milioni, con un incremento del 26% rispetto a ottobre 2014. «Ci sono due trend strutturali che si stanno rafforzando mese dopo mese e che spiegano la crescita dei risultati della banca», aggiunge Foti. «Da una parte la sempre maggiore richiesta di consulenza da parte dei risparmiatori italiani perché i mercato sono più complessi, dall’altra il fatto che i clienti utilizzano sempre più i canali digitali. Si tratta di tendenze che vedono favorite la nostra società rispetto ad altri operatori».
Il modello della banca controllata da Unicreditprevede anche la presenza dell’attività di brokeraggio, i cui volumi aumentano al crescere della volatilità dei mercati, come avvenuto per esempio la scorsa estate. E anche per la fine dell’anno il trend resta positivo, con l’attesa di un buon dividendo. «Ottobre è stato un altro buon mese sul fronte della raccolta e ad oggi non c’è ragione per cui non prevedere un fine d’anno positivo a conferma del trend registrato finora», anche per quanto riguarda la cedola, ha aggiunto l’amministratore delegato. «L’anno scorso abbiamo pagato una cedola di 20 centesimi con un payout dell’81%, forse il più alto nell’ambito dell’industria finanziaria», ha sottolineato Foti. «E considerando la solidità finanziaria della banca (Cet1 ratio del 20,43%, ndr) continueremo a essere generosi anche con i nostri azionisti». Va avanti anche l’attività di reclutamento di nuovi promotori sul mercato, che pesano per circa un 15-20% sulla nuova raccolta della banca. «La nostra è soprattutto una crescita organica ma continuiamo a rafforzare la rete dei consulenti», spiega. «Da inizio anno abbiamo inserito circa 80 persone ed entro l’anno arriveremo ad un centinaio».
Quanto all’ipotesi, circolata nei giorni scorsim, secondo cui Unicredit potrebbe cedere una quota o addirittura il controllo di Fineco per rafforzare i propri requisiti patrimoniali, Foti smentisce qualunque piano di dismissione. «Sono voci che si alzano ogni volta che la banca deve comunicare bilanci», ha dichiarato. «Non c’è ragione per cuiUnicredit debba rinunciare anche solo a una parte di una società profittevole e preziosa». La quotazione, avvenuta a luglio 2014, è stata utile perché «Unicredit ha rinunciato a una fetta di risultati per far aumentare il valore dell’intera torta, rendendo Fineco un’azienda più visibile e in grado di accelerare il proprio processo di sviluppo, ma oggi non avrebbe alcun senso vendere ancora, neppure un’ulteriore quota». (riproduzione riservata)