di Marcello Bussi
«L’Italia è finalmente e faticosamente uscita dalla recessione». Così il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha commentato ieri la revisione al rialzo delle stime di crescita del pil italiano annunciata sia dall’Istat sia dalla Commissione Ue. Quest’ultima nelle «Previsioni economiche di autunno» ha stimato un pil 2015 in aumento dello 0,9 e dell’1,5% nel 2016, mentre la stima precedente, che risaliva a sei mesi fa, era rispettivamente di +0,6 e +1,4%, leggermente inferiore rispetto a quella del governo italiano, secondo il quale il pil crescerà dell’1,6% nel 2016.
Secondo Bruxelles, inoltre, la disoccupazione in Italia scenderà sotto il 12% nel 2016, per esattezza all’11,8%. Quanto all’Istat, per il 2015 l’istituto prevede un aumento del pil dello 0,9%, mentre nel 2016 e 2017 l’incremento dovrebbe essere dell’1,4%. La ripresa economica, ha spiegato l’Istat, è trainata dall’aumento della domanda interna al netto delle scorte, che nel 2015 contribuirà alla crescita del pil per lo 0,7%. Il consolidamento della crescita del pil, atteso nel biennio 2016-2017, sarà caratterizzato dall’aumento dei consumi privati e finalmente gli investimenti quest’anno torneranno a salire (+1,1%) per decollare nel 2016 al +2,6 e al +3% nel 2017, «anche per effetto delle misure di politica fiscale a favore delle imprese» con gli incentivi del maxi-ammortamento per macchinari e attrezzature.
Nel 2016 e nel 2017 la domanda interna al netto delle scorte contribuirà alla crescita del pil per l’1,2%, in presenza di un limitato apporto della domanda estera netta (+0,1%) e delle scorte (+0,1%).
Segnali positivi anche sul fronte del lavoro: nel 2015 l’occupazione aumenterà dello 0,6% in termini di unità di lavoro, accompagnata da una riduzione del tasso di disoccupazione che si attesterà al 12,1%. Nel 2016 le unità di lavoro registreranno un aumento più significativo (+0,9%) mentre il tasso di disoccupazione segnerà un’ulteriore diminuzione all’11,5%. Salgono anche i consumi: quest’anno la spesa delle famiglie aumenterà dello 0,8% in termini reali in seguito al miglioramento delle condizioni sul mercato del lavoro e del reddito disponibile. Nel 2016 si prevede un rafforzamento dei consumi privati (+1,2%) che proseguirà nel 2017 (+1,1%). Secondo Andrea Goldstein, managing director di Nomisma, «le previsioni d’autunno della Commissione Europea confermano che il 2016 dovrebbe marcare il tanto atteso cambio di ritmo della crescita italiana. Certo: la ripresa, favorita da condizioni esterne favorevoli, come prezzi dell’energia in calo, politica monetaria accomodante e deprezzamento dell’euro, rimane inferiore alla media europea, ma alla sua dinamica positiva concorrono varie componenti, compresa la domanda interna». Le ombre identificate dalla Commissione, ha avvertito Goldstein, «sono però numerose. Il Jobs Act va nella direzione giusta, dice Bruxelles, ma per assistere a un vero miglioramento del mercato del lavoro (più assunzioni e salari maggiori e non solo aumento delle ore lavorate) sarà necessaria una ben più consistente ripresa degli investimenti. E qui i segnali non sono univoci, malgrado sia incoraggiante vedere una maggiore domanda di credito». Inoltre, rimane «l’incognita delle clausole di salvaguardia e degli auspicati sconti sulla flessibilità» dei conti pubblici.
Per quanto riguarda gli investimenti, un segnale positivo è arrivato dall’ultimo International Business Report della società di consulenza Grant Thornton, una ricerca condotta su un campione di oltre 2.500 dirigenti d’azienda in 36 differenti Paesi: il 40% degli imprenditori italiani esprime fiducia e ottimismo sul futuro dell’economia italiana nei prossimi 12 mesi. Inoltre il 30% si aspetta una crescita del fatturato di ben sette punti percentuali rispetto alla media del 2014 e uno su quattro (il 24%, +4% rispetto al 2014) valuta di poter assumere nel corso dei prossimi 12 mesi, mentre calano leggermente le attese dall’export: solo il 12% degli imprenditori pensa di crescere ulteriormente. Il 44% degli imprenditori (+7% sul 2014) dichiara di nutrire aspettative positive e di aver pianificato investimenti in stabilimenti e macchinari. «Il report», ha dichiarato Giuseppe Bernoni, managing partner di Bernoni Grant Thornton, «evidenzia i principali fattori che gli imprenditori citano come fondamentali per la crescita: quasi uno su due (il 46%) si focalizza sul lancio di nuovi prodotti o servizi, seguono gli investimenti in marketing e la pianificazione di crescita all’estero». (riproduzione riservata)